binomi irreversibili
I binomi irreversibili sono locuzioni composte da due parole appartenenti alla medesima categoria e unite da una congiunzione, che presentano solitamente un ordine fisso (equo e solidale, gratta e vinci) o almeno preferenziale (anima e corpo, sale e pepe). Più raramente si hanno tre elementi, nel qual caso si parla di trinomi (tizio, caio e sempronio).
L’espressione binomio irreversibile qui usata risale a Malkiel (1959: «irreversible binomials»), che descrive questa costruzione proprio dal punto di vista interlinguistico. I binomi irreversibili sono infatti attestati in molte lingue sia moderne (cfr. il tedesco Mann und Frau «moglie e marito», il russo plot i krov’ «carne e sangue», l’inglese first and foremost «soprattutto») sia classiche (si pensi alle forme latine o tardo-latine del tipo panem et circenses e ora et labora).
In italiano si riscontrano diversi tipi di binomi irreversibili, tutti riconducibili a una struttura generale del tipo in (1), in cui i due membri del binomio sono rappresentati da A e B (appartenenti a una medesima categoria lessicale X), mentre C sta per l’elemento di congiunzione (che può comparire anche in forma discontinua) e Y rappresenta la categoria in uscita:
(1) [(C)[A]X C [B]X ]Y
Nella parte che segue si descriveranno, dal punto di vista strutturale, i binomi irreversibili dell’italiano a partire da queste variabili.
Si possono innanzitutto distinguere tre relazioni strutturali tra A e B: diversità, uguaglianza e quasi-uguaglianza. Il primo caso è quello decisamente più comune (bianco e nero, acqua e sapone, presto o tardi). Il secondo caso è esemplificato da espressioni reduplicative del tipo giorni e giorni o fra sé e sé (➔ raddoppiamento espressivo). L’ultima categoria, invece, comprende casi in cui B sia una variante morfologica (di tipo derivazionale in italiano) di A (gira e rigira, unto e bisunto).
In secondo luogo, si possono descrivere e classificare i binomi irreversibili in base al tipo di congiunzione che compare all’interno della struttura. Possono figurare la congiunzione copulativa e (armi e bagagli, gratta e vinci), che è in assoluto la più frequente; la disgiuntiva o (vivo o morto, di riffa o di raffa); le correlative o ... o (o bere o affogare, o la borsa o la vita) e né ... né (né carne né pesce, né cotto né crudo); l’avversativa ma (pochi ma buoni), seppur raramente. In alcuni casi, le espressioni unite da congiunzione sono precedute da una preposizione iniziale, tipicamente tra o fra correlativa a e (tra uscio e muro) oppure a con e (a uso e consumo). Inoltre, in alcuni casi si ha una doppia preposizione, di fronte sia ad A sia a B, come nei casi di senza ... senza (senza se e senza ma) e di senza ... né (senza arte né parte). Va tuttavia notato che questa varietà di congiunzioni e preposizioni è propria dei binomi in cui A è diverso da B, mentre gli altri tipi presentano prevalentemente la congiunzione coordinativa e.
A questo elenco si potrebbero aggiungere altre due costruzioni che sono state talvolta annoverate tra i binomi (ad es., nel già citato articolo di Malkiel), ma che differiscono dalle strutture sopra menzionate per via dell’assenza di una congiunzione e vanno pertanto distinte dai binomi veri e propri. Una di queste è esemplificata da strutture del tipo giorno dopo giorno o porta a porta, in cui A e B coincidono e sono uniti da una preposizione. L’altra costruzione è quella asindetica, quindi con congiunzione nulla, che però sconfina chiaramente in due altri domini: da un lato, nel caso in cui A sia diverso da B, nel dominio della composizione di natura coordinativa (attore-regista); dall’altro, nel caso in cui invece A e B coincidano o quasi, in quello della reduplicazione (piano piano, fuggi fuggi), anche di natura espressiva (zig-zag).
Le ultime variabili da prendere in considerazione sono X e Y, ovvero le categorie lessicali che possono prendere parte alla formazione dei binomi.
La categoria in uscita più rappresentata è senz’altro quella dei nomi, che sono formati nella stragrande maggioranza dei casi da nomi. I nomi in entrata sono per lo più senza determinante (armi e bagagli, arti e mestieri), ma ci sono anche casi con il determinante, definito o indefinito (il diavolo e l’acquasanta, una coppia e un paio). Binomi nominali sono infine formati anche a partire da due temi verbali uniti dalla congiunzione e (mangia e bevi).
I binomi aggettivali e avverbiali sono meno frequenti di quelli nominali, ma pur sempre attestati.
La maggior parte dei binomi aggettivali è formata da aggettivi (morto e sepolto, felici e contenti, cornuto e mazziato). Non sono tuttavia rari i casi in cui siano due nomi in entrata a formare un binomio aggettivale, sia da soli (casa e chiesa), sia accompagnati da elementi preposizionali (senza infamia e senza lode). Infine, come per i nomi, anche in questo caso si possono avere due temi verbali uniti da una congiunzione coordinativa (apri e chiudi).
I binomi avverbiali vengono formati da due strutture principali: l’unione di due avverbi (avanti e indietro, su e giù) e l’unione di due nomi. In quest’ultimo caso, la struttura più frequente prevede la presenza di una o due preposizioni (tra capo e collo, per filo e per segno), sebbene si trovino anche casi di nomi senza preposizione e senza determinante (anima e corpo, notte e dì).
Contrariamente ai nomi, che hanno evidentemente un ruolo predominante nella formazione dei binomi in italiano, i verbi sono poco rappresentati come categoria in uscita e sono formati nella totalità dei casi da verbi (andare e venire, leggere e scrivere). Tuttavia, come già detto, i verbi hanno un ruolo maggiore come categoria in entrata, poiché contribuiscono a formare i binomi nominali e aggettivali del tipo gratta e vinci e usa e getta.
Infine, in misura minore sono coinvolti anche altri tipi di elementi, ad es. i fonosimbolismi (piffete e paffete), gli elementi pronominali (niente e nessuno), i complementatori (se e quando), le interiezioni (punto e basta) e le preposizioni (entro e non oltre).
I binomi irreversibili presentano una serie di caratteristiche formali e semantiche che verranno brevemente discusse di seguito. Dal punto di vista formale, la proprietà principale dei binomi irreversibili è, ovviamente, l’ordine fisso dei due elementi coordinati. Tuttavia, va notato che non tutte le strutture binomiali di natura lessicale hanno un ordine necessariamente fisso. I binomi sembrano infatti collocarsi su una scala con quattro gradi principali di reversibilità:
(a) binomi completamente irreversibili, ovvero costruzioni che, se invertite, danno luogo a stringhe non intelligibili (calma e gesso ~ * gesso e calma);
(b) binomi relativamente irreversibili, ovvero binomi che, se invertiti, producono stringhe intelligibili ma che presentano differenze di tipo o semantico-referenziale (caffè e latte ~ latte e caffè) o diafasico-diastratico (nome e cognome ~ cognome e nome);
(c) binomi reversibili ma con un ordine preferito, in cui la preferenza per un ordine è riconducibile a fattori di frequenza (sale e pepe ~ pepe e sale);
(d) binomi completamente reversibili (grosso e grasso ~ grasso e grosso).
Al di là dell’irreversibilità, più o meno marcata, i binomi presentano anche altre proprietà formali che testimoniano della loro coesione strutturale e della loro natura lessicale, quali l’invariabilità e la non modificabilità interna (e di conseguenza la non interrompibilità). Innanzitutto, i binomi tendono ad essere invariabili dal punto di vista della flessione, sebbene anche in questo caso si riscontri un certo grado di variazione. Botta e risposta, ad es., è tendenzialmente invariabile, ma nell’uso si può trovare pluralizzato in diversi modi, come testimoniato dagli esempi che seguono, entrambi tratti dal corpus di italiano giornalistico «La Repubblica»:
(2) un’ora serrata di botte e risposte e poi i saluti
(3) e così a botte e risposta fino alla fine.
Nell’esempio (2), entrambi i nomi costituenti sono stati pluralizzati, mentre in (3) solo il primo compare al plurale. In effetti, alcuni binomi presentano il plurale solo sul primo elemento (contrariamente al plurale solo sul secondo elemento, che non sembra invece occorrere), come, ad es., punto e virgola ~ punti e virgola. L’altra eccezione all’invariabilità flessiva è costituita dai binomi aggettivali formati da due aggettivi, che, salvo pochissimi casi in cui gli aggettivi compaiono quasi unicamente al plurale (tali e tanti), presentano regolarmente la marca di plurale su entrambi gli elementi (servito/i/a/e e riverito/i/a/e).
In secondo luogo, i binomi non possono essere soggetti a modificazione interna. Si vedano gli esempi che seguono, sempre tratti dal corpus «La Repubblica»:
(4) in effetti, ero un po’ acqua e sapone
(5) * in effetti, ero acqua e un po’ sapone
(6) l’immaginario collettivo può dunque essere così cinico e baro
(7) * l’immaginario collettivo può dunque essere cinico e così baro
(8) un destino cinico e probabilmente baro
Mentre le sequenze nel loro insieme appaiono modificabili, come mostrato da (4) e (6), i singoli elementi costitutivi non lo sono (si vedano gli esempi 5 e 7), sebbene si possano trovare, nell’uso, casi di modificazione (e quindi interruzione) interna come quello in (8).
Dal punto di vista semantico, si può identificare una condizione ottimale per la formazione di binomi. Questa condizione è definita da Wälchli (2005) ‒ nel suo studio sui composti coordinati («co-compounds»), che sono per molti aspetti simili ai binomi ‒ coordinazione naturale («natural coordination»). La coordinazione naturale, diversamente da quella accidentale («accidental coordination»), prevede che le parti coinvolte esprimano concetti semanticamente associati. In effetti, i costituenti dei binomi sono spesso legati tra loro da relazioni semantico-lessicali. Si possono infatti avere: (quasi-)sinonimi (fulmini e saette); co-meronimi, ovvero parole che denotano concetti uniti tra loro dal fatto di fare parte di un tutto (arco e frecce); co-iponimi, ovvero tipi particolari di una categoria sovraordinata (coltello e forchetta); antonimi di vario genere (vero o falso, gioie e dolori, ecc.). Oppure, A e B possono essere collegati da un rapporto di causa-effetto, per cui i due concetti sono percepiti come sequenziali, come in toccata e fuga. Naturalmente si possono riscontrare casi lessicalizzati e per questo non motivati, in cui A e B sono irrelati tra loro (nudo e crudo).
A livello semantico, si possono identificare delle regolarità anche per quanto riguarda il rapporto tra le parti e il tutto. Per quanto riguarda questo tipo di relazione, i binomi dell’italiano si conformano in gran parte alla classificazione proposta da Wälchli (2005) per i composti coordinati. In italiano infatti si possono identificare nove delle dieci classi proposte da Wälchli, ovvero:
(a) binomi additivi, che corrispondono alla somma di A e B (frutta e verdura);
(b) binomi generalizzanti, che equivalgono a un quantificatore universale (a destra e a manca nel significato di «ovunque»);
(c) binomi collettivi, formati da due rappresentanti tipici di una data categoria, espressa dal binomio stesso (sali e tabacchi);
(d) binomi alternativi, in cui il tutto coincide con la disgiunzione delle parti (soddisfatti o rimborsati);
(e) binomi approssimativi, in cui il tutto coincide con un qualche valore tra A e B (poco o niente);
(f) binomi sinonimici, in cui il tutto coincide con A o con B o con entrambi, come in d’amore e d’accordo (a questa classe si possono ricondurre anche i binomi cosiddetti rafforzativi, esemplificati dai casi in cui A è identico o morfologicamente simile a B: giorni e giorni, fritto e rifritto);
(g) binomi ornamentali, in cui il tutto coincide con A, mentre B non apporta significato aggiunto (calma e gesso);
(h) binomi imitativi, in cui B è una parola senza significato foneticamente simile ad A (di riffe o di raffe, ninnoli e nannoli);
(i) binomi figurativi, ovvero binomi che hanno un significato figurato (in chicchere e piattini).
La maggior parte dei binomi dell’italiano si colloca nelle prime cinque classi (che sono quelle fondamentali, secondo Wälchli), sebbene si possano trovare anche un certo numero di binomi sinonimici e figurativi.
La Repubblica corpus: http://sslmit.unibo.it/repubblica.
Malkiel, Yakov (1959), Studies in irreversible binomials, «Lingua» 8, 2, pp. 113-160.
Wälchli, Bernhard (2005), Co-compounds and natural coordination, Oxford - New York, Oxford University Press.