MICCOLIS, Stefano
Dizionario Biografico degli Italiani, Vol. 74 (2023)
Nacque a Corato (Bari) il 10 novembre 1945, da Leandro (medico e ufficiale durante la Seconda guerra mondiale, rientrato in Italia dopo un periodo di prigionia in Dalmazia) e Adelina Fanelli. Pur mantenendo numerosi rapporti con i luoghi d'origine (nell'ambiente, dirà poi, «fortemente conservatore della media borghesia pugliese»), la sua vita professionale e intellettuale si svolse quasi interamente a Perugia, dove si era trasferito a soli 17 anni dopo aver terminato gli studi liceali, per iscriversi all'Università.
Si laureò precocemente e col massimo dei voti, nel novembre 1967, discutendo una tesi su "Il pensiero crociano e la genesi del liberalismo", della quale fu relatore Enrico Berti. Della tesi, M., che aveva letto le opere principali di Croce già alle superiori, non fu particolarmente soddisfatto, né i docenti che l'avevano seguito, culturalmente estranei e poco interessati all'argomento da lui scelto, lo incoraggiarono a proseguire gli studi. Sposatosi nel 1969 con Marina Casalino, che conosceva dai tempi del liceo, insegnò a Città di Castello e a Gubbio, conseguì l'abilitazione a Firenze con Francesco Adorno nel 1970 e ottenne un posto di ruolo quattro anni più tardi presso un istituto tecnico di Perugia, dove rimase come docente di italiano e storia per un trentennio. Dai primi anni Settanta lavorò anche all'Accademia perugina di Belle arti, come insegnante di estetica.
Formatosi sui testi di Croce e di Gobetti, quando era ancora iscritto alla Gioventù Liberale, M. si definiva tra il 1966 e il 1967, in una lettera a Mario Pannunzio, un «crociano fazioso». A Valentino Gerratana, nel 1978, ricordò di essere stato prevenuto verso il comunismo, non pregiudizialmente, ma a causa della sua «forma storica di realizzazione», il socialismo reale, negatrice della libertà. La sua vicenda personale, come per molti di quella generazione, ebbe una svolta col Sessantotto, ed eventi estremi, come la strage di piazza Fontana e l'assassinio di Giuseppe Pinelli, misero in crisi le sue convinzioni politiche. Abbandonato il PLI, aveva guardato allora «con favore» (come scrisse a Mario Coda nel 1983) alla sinistra extraparlamentare, ma rimase presto deluso dalle «facili illusioni rivoluzionarie» e dalla deriva della lotta armata, che riteneva una «stupida follia». Preso atto nel contempo del processo di distacco dal socialismo reale, si iscrisse al PCI: sempre considerandosi un «comunista liberale» e individuando in quel partito l'unica alternativa praticabile, nell'ottica della costruzione di un movimento della sinistra democratica europea. Non si nascondeva tuttavia le difficoltà, le remore e le contraddizioni del processo in atto, tra le quali la «doppiezza paralizzante» tra una «pratica 'socialdemocratica'» e i «brandelli del vetero-leninismo». Per alcuni anni fu membro della commissione regionale di controllo, responsabile per la cultura e la scuola del comitato umbro del PCI e consigliere comunale a Perugia dal 1976: tra il 1977 e il 1978, per frizioni sorte con la direzione locale del partito, diede le dimissioni da questi incarichi, pur rimanendo intellettualmente legato a quell’indirizzo politico. Nel 1991-92 fu consigliere del Presidente del Consiglio regionale dell’Umbria, Claudio Spinelli, già sindacalista repubblicano, che aveva conosciuto negli anni Settanta.
La rinuncia all'attività pratico-politica coincise con una scelta di vita, il ritorno alla ricerca storica che l'aveva sempre attratto e che da allora costituì l'orizzonte della sua operosità, convinto com'era, scrisse ad Armando Saitta nel 1980, che «pensare la storia» fosse «l'unico modo non vano di esercitare l'intelletto». Si dedicò inizialmente a indagini che miravano al reperimento di fonti, documenti e carteggi nelle aree a lui più familiari, tra Umbria e Puglie, relativi a personaggi della cultura otto-novecentesca (Croce, Fedele Albanese, Donato Jaja, Guglielmo Schiralli, Igino Petrone ecc.), collaborando a vari periodici, fra cui la Rivista di studi crociani e il Corriere nuovo di Galatina. Con un impegno crescente, praticato al di fuori di istituzioni accademiche e condotto nei ristretti margini di tempo e di movimento concessigli dagli obblighi professionali, prese contatto con Gerratana, Saitta, Eugenio Garin e Salvatore Valitutti, che ne incoraggiarono gli studi e gli offrirono la possibilità di pubblicare su riviste prestigiose (il Giornale critico della filosofia italiana, Nuovi studi politici e Critica storica).
L'oggetto principale della sua attenzione divenne ben presto Antonio Labriola. Per l'influsso su Croce, il ruolo avuto nelle origini del socialismo italiano e l'originale lettura del marxismo, Labriola, come M. ebbe modo di ripetere spesso, gli parve una figura chiave per la comprensione della storia civile e culturale dell'Italia unita, delle sue contraddizioni, e del suo rapporto con le vicende europee. In una prima fase di lavoro, negli anni Ottanta, attraverso una sistematica ricerca documentaria, pubblicò una serie di frammenti del carteggio di Labriola e identificò numerosi scritti politici giovanili apparsi tra il 1871 e il 1874 su quotidiani e periodici. Queste ricerche, oltre a studi su altre figure dell'epoca e sullo stesso Croce, continuarono anche nel decennio seguente, quando M. si rese conto che le nuove acquisizioni alla bibliografia e al carteggio postulavano l'esigenza di una integrazione e di un aggiornamento degli strumenti allora disponibili, come gli Scritti politici, editi da Gerratana nel 1970, e l'Epistolario pubblicato nel 1983. Già recensendo quest'ultima opera, aveva impostato chiaramente il progetto di una edizione più completa e riveduta del carteggio di Labriola, cui avrebbe lavorato negli anni successivi.
Dalla fine degli anni Ottanta, in un momento di declino dell'attenzione degli storici per Labriola, interrotto solo parzialmente dalle iniziative per le ricorrenze centenarie (1993 e 2004), M. aveva continuato a pubblicare fonti e documenti e andò pensando anche a comporne una biografia, che non poté mai portare a compimento, ma di cui scrisse efficaci sintesi (la voce del Dizionario biografico degli italiani, 2004, e l'anno seguente il testo su Belfagor, rivista alla quale aveva cominciato a collaborare nel 1994). Premesse di questi lavori erano stati vari saggi editi a partire dal 1987, in cui erano affrontati nodi decisivi: il rapporto di Labriola con la tradizione hegeliana di Napoli, la destra storica e il liberalismo risorgimentale, la sua interpretazione del marxismo, come «comunismo critico» e storicismo concreto, e infine la visione «palesemente riformista» degli ultimi anni, priva di chiusure dottrinarie e attenta alla concretezza politica del presente, aspetti trattati anche nel bilancio su Eugenio Garin interprete di Labriola (Rivista di storia della filosofia, 2008, pp. 101-104). I risultati più importanti di queste ricerche furono la pubblicazione delle Lettere inedite 1862-1903 (Roma, 1988) e, su incarico della Società napoletana di storia patria che aveva acquisito i fondi manoscritti del filosofo, del Carteggio di Antonio Labriola conservato nel fondo Dal Pane (in Arch.stor. per le provincie napoletane, CVIII-CIX, 1990-91, pp. 1-409). Un decennio più tardi le due raccolte confluirono nell'edizione del Carteggio, promossa dall'Istituto italiano per gli studi filosofici e dall'Università Orientale di Napoli e realizzata da M. nel 2000-2006. Un'acquisizione, metodologicamente esemplare, di una delle fonti più importanti della cultura postunitaria: raddoppiato il numero delle lettere note attraverso la consultazione di archivi privati e pubblici di tutta Europa, eliminata una gran quantità di inesattezze, zone d'ombra ed errori accumulatisi nelle precedenti edizioni, l'opera riscrisse in maniera attendibile, anche attraverso l'identificazione di corrispondenti e la messa a punto di contesti specifici e della cronologia, la biografia e il percorso di Labriola.
La riconosciuta acribia filologica, la sicurezza raggiunta nella complessa decifrazione degli inediti, le ristampe di testi, come L'università e la libertà della scienza (2007), nonché la collaborazione redazionale all'Edizione nazionale delle opere di Croce, permisero a M. di svolgere un ruolo di primo piano nella progettazione e nella definizione del piano editoriale e dei criteri dell'Edizione nazionale labrioliana varata nel 2004. In essa furono integrati i cinque volumi del Carteggio, e si deve a M. anche la cura del primo volume della collana, apparso poi nel 2012, ove sono riproposti, integrati con ampi frammenti del lascito manoscritto, i testi dell'ultimo Labriola (Da un secolo all’altro). Non fece in tempo invece ad allestire il volume degli Scritti politici: vi stava lavorando quando la sua attività fu interrotta dalla morte improvvisa, avvenuta il 1° dicembre 2009, a Corato.
Saggi e raccolte di lavori di M., oltre a quelli sopra citati: Frammenti politici di Antonio Labriola con una postilla bibliografica, in Giornale critico della filosofia italiana, LXXII [LXXIV] (1993), pp.473-488; Antonio Labriola. Saggi per una biografia politica, cit.; Gli scritti politici di Antonio Labriola editi da Stefano Miccolis, a cura di A. Savorelli e Stefania Miccolis, Napoli 2010. Principali edizioni di opere di A. Labriola curate da M.: La politica italiana nel 1871-1872. Corrispondenze alle "Basler Nachrichten", Napoli 1998; Carteggio, 1881-1904, 5 voll., Napoli 2000-2006; L'università e la libertà della scienza, Torino 2007; Giordano Bruno. Scritti editi ed inediti (1888-1900), a cura di S. Miccolis e A. Savorelli, Napoli 2008; A. Labriola, Da un secolo all’altro 1897-1903, a cura di S. Miccolis e A. Savorelli, Napoli 2012.
Per la bibliografia cfr. Stefania Miccolis, Bibliografia degli scritti di Stefano Miccolis (1979-2010), in S. Miccolis, Antonio Labriola. Saggi per una biografia politica, a cura di A. Savorelli e Stefania Miccolis, Milano 2010, pp. 175-188; le carte di Miccolis si trovano al momento presso gli eredi a Perugia (le lettere citate sono conservate presso la Fondazione Gramsci e gli archivi privati di vari corrispondenti); cfr. inoltre: La biblioteca labrioliana di Stefano Miccolis, a cura di Stefania Miccolis. Studi: A. Savorelli, Stefano Miccolis, in Rivista di storia della filosofia, LXV (2010), pp. 355-359; A. Meschiari, Stefano Miccolis studioso di Antonio Labriola, ivi, LXVI (2011), pp. 285-289.