Nacque a Napoli nel 1678 circa, da Pietro Giacomo (1654 circa – dopo 1709) e Anna Caterina Druè (1662 circa -1698) (Prota-Giurleo, 1999). Tuttavia il contratto di ammissione in conservatorio indica Pietro Giacomo come lo «zio» di Giovanni Antonio (Olivieri, Aggiunte, II, 737).
Fece parte di una famiglia di musicisti: Pietro Giacomo, trasferitosi a Napoli da Bologna nel 1674, era impiegato a corte come «trombetta reale». Un fratello, Carlo Tommaso (1685 circa – 25 maggio 1760), fu violinista alla corte di Massimiliano Emanuele II di Baviera a Parigi e in seguito nella cappella imperiale di Vienna. Altri tre fratelli (o cugini), Bartolomeo Francesco (5 ag. 1684 – 1 luglio 1748), Girolamo (3 ott. 1703 – 8 ott. 1756) e Gennaro (30 marzo 1709 – 26 ott. 1781) furono attivi a Napoli come cantanti e strumentisti a fiato.
Entrato al conservatorio della Pietà dei Turchini il 15 luglio 1691, Giovanni Antonio vi rimase per 8 anni, studiando violino sotto la guida di Nicola Vinciprova e Giovanni Carlo Cailò. Null’altro si conosce della sua permanenza a Napoli. La prima testimonianza dell’attività violinistica risale al 1705 e si trova nella seconda parte della Comparaison di Jean-Louis Le Cerf de la Viéville (Le Cerf, Comparaison, 2, p. 118). Qui, Piani, chiamato con il nome naturalizzato francese di Desplanes, viene indicato, insieme a Giovanni Antonio Guido, come uno dei «virtuosi italiani» che si sono trasferiti a Parigi e che «si vantano delle loro selvagge e futili abilità». Nel 1712 Piani entrò al servizio di Luigi Alessandro di Borbone, conte di Tolosa. Il conte, che aveva ricevuto lezioni da François Couperin, faceva parte di un gruppo di sostenitori della musica italiana a Parigi, che includeva aristocratici quali il Duca d’Orléans, la principessa di Conti, il duca di Borgogna, e il conte d’Ayen. Nei primi anni del Settecento, il conte di Tolosa chiamò al suo servizio un gruppo di eccellenti musicisti, quali Nicolas Couperin, Marc-Antoine Missoly, Jean-Gaspar de Selle, Henry Desmarets, Jean-Baptiste Matho, e Giovanni Antonio Piani.
Il 29 maggio del 1712 Piani ottenne un Privilège decennale per la pubblicazione di «vari lavori di musica vocale e strumentale di sua composizione»; tuttavia non sembra che abbia composto alcuna opera vocale. Nello stesso anno vennero stampate da Foucault le Sonate a violino solo e violoncello col cimbalo op. 1, dedicate al conte di Tolosa. Una seconda edizione in due volumi venne pubblicata nel 1716 ad Amsterdam da Etienne Roger & Le Cene; le sei sonate raccolte nel primo volume di questa edizione possono essere eseguite anche con il flauto.
Una citazione ne Le Parnasse françois di Évrard Titon du Tillet (1677-1762), lo ricorda come uno dei virtuosi più importanti per l’introduzione della musica italiana in Francia: «Il piacere che i francesi ricavarono dalla musica italiana verso l’inizio del 18.mo secolo incoraggiò molti musicisti di talento, che eccellevano nel suonare il violino, a spostarsi dall’Italia a Parigi; tra gli altri, Antonio [Guido], che fu al servizio del Duca d’Orleans, e Desplanes, che fu al servizio del Conte di Tolosa» (Le Parnasse française, p. 756).
Secondo il periodico Mercure de France (giugno 1738), Piani ebbe come allievo Jean-Baptiste Senaillé (1688-1730).
Nel 1721 Piani lasciò Parigi per raggiungere il fratello Carlo Tommaso a Vienna. Furono probabilmente l’eccezionale fama di virtuoso e la pubblicazione della collezione di sonate a Parigi a consentirgli di entrare nell’orchestra imperiale come Kayserliche Konzertmeister e Direttore della musica strumentale dell’imperatore Carlo VI di Asburgo. Il 28 agosto 1723, in occasione delle celebrazioni per l’incoronazione di Carlo VI a Re di Boemia, Giovanni Antonio fu chiamato a dirigere come primo violino un’orchestra che includeva i migliori virtuosi dell’epoca, fra cui Johann Joachim Quantz, Silvius Leopold Weiss, Carl Heinrich Graun, Jan Dismas Zelenka, accorsi a Praga per partecipare alla rappresentazione dell’opera Costanza e Fortezza, composta da Johann Joseph Fux per l’incoronazione.
Si sposò il 1 luglio 1745 nella cattedrale di S. Stefano.
Nella cappella imperiale Piani fu lo strumentista meglio pagato, con uno stipendio di 1800 fiorini, privilegio che mantenne fino alla sua morte avvenuta intorno al 1757.
Piani fu tra i virtuosi che ebbero un ruolo cruciale nella introduzione e diffusione della sonata italiana in Francia. Le sue dodici Sonate a violino solo e violoncello col cimbalo op. 1 seguono lo schema regolare della sonata da camera: divise in quattro o cinque movimenti, sono costituite da una suite di danze precedute da un preludio, di solito il movimento più ricco di abbellimenti e a carattere improvvisativo e spesso recante l’indicazione di tempo «Affettuoso». Pur nel carattere generalmente virtuosistico, tipicamente italiano, queste sonate presentano alcune concessioni al gusto francese, visibili nella scelta di ritmi e ornamentazioni galanti.
La raccolta è particolarmente notevole in quanto contiene nell’iniziale Avertissement preziose indicazioni sulla prassi esecutiva. In queste brevi note, rivolte «a coloro che non conoscono l’uso» perché possano eseguire le sonate «seguendo l’intenzione dell’autore», Piani fornisce spiegazioni su colpi d’arco, articolazione e diteggiatura. Piani, tra l’altro, mostra un passaggio interamente in seconda posizione e sottolinea come, specie nei movimenti veloci e nella giga, sia la «varietà dei colpi d’arco che dona brillantezza all’esecuzione». La corrente dell’undicesima sonata presenta uno spettacolare staccato di dodici note in una singola arcata.
Di grande interesse è anche la presenza, forse per la prima volta, di segni dinamici per indicare il crescendo e descrescendo. La paternità di questi simboli venne, in realtà, messa in dubbio pochi anni dopo da Michel Pignolet de Montéclair (1667-1737) che nel suo Principes des musique (1736, p. 88) dichiarò di aver suggerito lui stesso questa soluzione a « Mr de Planes» che poi la utilizzò con grande successo (Anthony, 1978, pp. 546-547).
Considerata la rarità di informazioni del genere, è evidente che l’introduzione – scritta in francese – intendeva divulgare tecniche strumentali e espressive che, pur essendo parte dell’esperienza dei virtuosi italiani, erano poco familiari ai violinisti francesi.
Altre due sonate per violino e basso, probabilmente risalenti al 1716, sono conservate presso la Martin-Luther-Universität, Universitäts - und Landesbibliothek Sachsen-Anhalt (D-Hau:12 C 61).
J.-L. Le Cerf de la Viéville, Comparaison de la musique italienne et de la musique françoise, 2 vols. Brussels, 1704-1706, ristampa, Genève 1972; É. Titon Du Tillet, Le Parnasse françois dedié au Roi…, Paris 1732 (supplement 1743), p. 756; L. von Köchel, Die Kaiserliche Hof-Musikkapelle in Wien von 1543 bis 1867, Vienna 1869, ristampa, Hildesheim-New York 1976; M. Brenet, La Librairie musicale en France de 1653 à 1790, d'aprés les Registres de privilèges, in Sammelbände der Internationalen Musikgesellschaft, 8, Leipzig 1906-1907, pp. 401-466, 423; J. J. Quantz, Herrn J. J. Quantzens Lebenslauf von ihm selbst entworfen, in Willi Kahl, Selbstbiographien deutscher Musiker des 18. Jahrhunderts, Cologne 1948, pp. 104-157; Giovanni Antonio Piani, Sonatas for violin solo and violoncello with cembalo . . . Opera Prima, a cura di B. Garvey Jackson, in Recent Researches in the Music of the Baroque Era, 20, Madison (Wis.) 1975; G. Olivieri, ’Si suona a Napoli!’ I rapporti fra Napoli e Parigi e i primordi della Sonata in Francia, in Studi Musicali, XXV (1996), nn. 1-2, pp. 409-428; J. R. Anthony, French Baroque Music, New York 1978, nuova ed. Portland (Oreg.) 1997, pp. 546-547; G. Olivieri, Aggiunte a “La scuola musicale di Napoli” di F. Florimo: i contratti dei figlioli della Pietà dei Turchini nei protocolli notarili (1677-1713), in Francesco Florimo e l'Ottocento musicale, II, a cura di R. Cafiero - M. Marino, Reggio Calabria 1999, pp. 717-752; U. Prota-Giurleo, Piana in Dizionario Enciclopedico Universale della Musica e dei Musicisti, a cura di A. Basso, V, Torino 1999, s. v.; G. Olivieri, 'Le sonate spuntano qui a ogni passo'. Due nuove sonate per violino e basso del virtuoso Giovanni Antonio Piani, in Fonti Musicali Italiane, 26 (2021), pp. 7-28.