SABINO, Ippolito
Dizionario Biografico degli Italiani, Volume 89 (2017), 2023
Nacque a Lanciano (in provincia di Chieti) attorno al 1540.
I Sabino sono spesso citati come «famiglia antichissima e civile» (Renzetti, 1887, pp. 150-152). In realtà le notizie sulla sua famiglia sono scarse e quelle su di lui molto lacunose. Il primo dei Sabino noti in Abruzzo pare fosse tal Napoleone (Regesti Marciani¸ 1987, p. 72) padre del sacerdote Camillo e di Dario (morto nel 1547). Quest’ultimo si ritiene avesse avuto tre figli: Francesco Paolo, organaro e cappellano della chiesa di S. Biagio di Lanciano nel 1549, Camillo, celeberrimo organaro nato presumibilmente nel 1525, e Ippolito. L’indicazione «Hippolito Sabino musico anxianensi» più volte utilizzata nei frontespizi delle sue composizioni sacre sottolinea lo stretto legame con la città di Lanciano e probabilmente anche i suoi natali. La sua formazione musicale è da ricollegare alla prestigiosa cappella musicale della Santa Casa del Ponte di Lanciano, fondata nel 1543, a cui la famiglia era legata. Raffaele Casimiri riferisce di una presenza dell’organaro Camillo Sabino presso la basilica di S. Giovanni in Laterano nel 1550 e, accanto ad esso, cita tal «Hipolitus» organista, indicazione che se fosse riferita al nostro compositore farebbe retrodatare la nascita al 1530 circa. Ippolito sposò Cornelia Di Spetio da cui ebbe dieci figli: Laura (2 ottobre 1563), Giovanni Carlo Francesco (21 settembre 1565), Giovanni Antonio (16 gennaio 1568), Giovanni Paolo (6 marzo 1570), Giovanni Gioseppo (1 giugno 1572), Urania (1 ottobre 1574), Laura (12 dicembre 1576), Giovanni Carlo (25 ottobre 1578), Horatio (31 maggio 1580) e Francesca (1586). La primogenita Laura ebbe come padrino di battesimo Aurelio Della Faya, illustre compositore fiammingo allora maestro di cappella della Santa Casa del Ponte di Lanciano. Quindici volumi di musica stampati tra il 1570 e il 1599, di cui nove libri di madrigali, e una trentina di sue composizioni pubblicate in raccolte italiane ed europee anche dopo la sua morte rivelano immediatamente lo spessore di Sabino e la fama di cui godette anche dopo la sua scomparsa. Nel 1566 Ippolito esordì come compositore: due suoi madrigali Pietosi miei lamenti e Io piango et ella il volto, probabilmente circolanti a Venezia in forma manoscritta, videro la luce nel Quinto libro di madrigali di Cipriano de Rore insieme a composizioni di Adrian Willaert e Orlando di Lasso. Tra il 1567 e l’anno successivo Ippolito frequentò assiduamente la corte degli Acquaviva d’Aragona ad Atri. Datato 1570 è il Primo libro di madrigali, pubblicato a Venezia da Antonio Gardano. La silloge è dedicata ad Alberto Acquaviva d’Aragona, figlio primogenito di Giovan Girolamo, duca d’Atri e grande mecenate. Una scelta inusuale ma legata alla divisione dei propri possedimenti effettuata da Giovan Girolamo che affidava proprio al primogenito Alberto il controllo dei territori abruzzesi. Sabino nella silloge diede subito prova delle sue qualità: attento ai gusti dei suoi mecenati e alla realtà della letteratura poetica coeva, musicò componimenti di Francesco Petrarca e di altri illustri petrarchisti quali Pietro Bembo, Giovanni Guidiccioni, Giovanni Vincenzo Belprato e Giovanni Muzzarelli dimostrando di avere tra le mani alcune delle antologie poetiche stampate in quegli anni dal veneziano Gabriel Giolito de’ Ferrari. Anche l’ordinamento in microaree del Primo libro di madrigali accomunate dallo stesso tema, tratteggia lo spessore del giovane compositore: esordio incentrato tutto su una canzone di Petrarca seguito da un gruppo di madrigali avente per tema il sacco di Roma e la rovina della città eterna; abbandono delle tematiche storiche e introduzione di due nuove tematiche: quella pastorale, con le tipiche figure di Aminta, Amarilli, la ninfa Eco e Apollo, e quella amorosa dedicata alle pene d’amore. Nel 1575, a Venezia, presso Gardano, diede alle stampe la sua prima raccolta sacra: Misse sex Hippoliti Sabini anxianensis que vulgo pari voci dicuntur dedicata a Giovanni Agustino de Santis, canonico e vicario di Ortona a Mare. La particolare struttura delle messe, per sole voci pari e il mottetto conclusivo Quia vidisti me Thoma credidisti, che rimanda al culto di s. Tommaso, patrono della città e titolare della cattedrale di Ortona, permettono di ipotizzare che in quel periodo Sabino fosse al servizio della cappella musicale della cattedrale. Notizie certe di questa istituzione si hanno solo dal 1584 anche se già dal IX secolo è attestata l’attività di una schola cantorum. Frutto delle sue frequentazioni atriane e forse proprio di un soggiorno più prolungato sono i Madrigali a sei voci, libro primo stampati a Venezia da Angelo Gardano e dedicati al duca d’Atri, Giovan Girolamo Acquaviva. Questa volta non un testo di Petrarca ad aprire la silloge ma una sestina del cosentino Francesco Cristiani Ecco oscurat’i chiari raggi al sole tratta dalla collettanea Rime in vita e in morte di Livia Colonna e dedicata alla nobildonna uccisa nel 1554 da Pompeo Colonna. Petrarca è comunque musicato in dieci dei ventiquattro madrigali anche se posto decisamente in secondo piano accanto a testi del più moderno Ludovico Ariosto e del nobile poeta toscano Girolamo Troiano. Tra il 1580 e il 1582 furono stampati tre sillogi di madrigali: i Madrigali a cinque libro secondo (1580), il Secondo libro dei madrigali a sei voci (1581) e il Terzo libro di madrigali a cinque e sei voci (1582). Se la dedica del Secondo libro dei madrigali a sei voci al cardinale Innico d’Avalos d’Aragona, firmata dal suo allievo Oratio Crisci di Vasto, ci informa che in quel periodo Sabino dimorò a Vasto («[…] dimorando nel Vasto M. Hippolito Sabino mio maestro, et musico per quello, che ne sentono gli altri professori di quella scienza Eccellente tra gli Eccellenti […]»), ancor più interessante è quella del Terzo libro. Datata Venezia 15 settembre 1582, scritta durante un soggiorno veneziano forse necessario per la correzione delle bozze del suo libro di madrigali, la dedicatoria è indirizzata al granduca di Toscana Francesco de' Medici e alla sua consorte Bianca Cappello e permette di ipotizzare un contatto con la corte fiorentina e forse la volontà di entrare nelle grazie del granduca. Nella scelta dei testi poetici, Sabino continuò a seguire la moda del tempo e i gusti dei suoi mecenati. La silloge del 1580 si apre con l’intonazione musicale di due stanze della canzone Amor se vuoi che torni al giogo antico di Luigi Tansillo, eminente petrarchista meridionale, seguita da ben ventitré madrigali su testo di Petrarca. Miscellanea poetica è quella dei imadrigali a sei voc (1581) dove accanto a Petrarca musicò Iacopo Sannazaro, Ludovico Dolce, Silvio Pontevico e Bernardo Tasso. Diversamente fece per la raccolta indirizzata al granduca di Toscana in cui, sebbene perlopiù anonimi, i testi poetici risultano essere encomiastici sia della terra di Toscana che della casata (Coppia felice cui concesse il cielo, Orni il bel Arno la sua lucida urna, Al gran padre Tirreno). Dopo una parentesi di sette anni, nel 1582 Sabino tornò a pubblicare le sue composizioni sacre. Videro la luce a Venezia per i tipi di Angelo Gardano gli Hymni per totum annum cum vocibus quatour paribus seguiti dal Canticum divae Mariae chorum primum cum quatour vocibus (Venezia, 1583) e dal Liber secundus missarum quatour vocibus (Venezia, 1583). Dopo quattro anni dal Secondo libro di messe¸ Sabino pubblicherà la sua ultima opera sacra: un interessantissimo ciclo di Magnificat su ogni tono, a quattro voci, dedicato ai canonici e al capitolo della chiesa metropolitana di Lanciano, seguiti da tre madrigali di Giovan Francesco Sabino, suo secondogenito. Nel 1585 Ippolito riprese la pubblicazione dei madrigali dando alle stampe ben quattro libri in quattro anni (Il quarto libro dei madrigali a 5, 6, 7, 8 voci; Il quinto libro dei madrigali a 5 voci; Il sesto libro dei madrigali a 5 e 6 voci; Il settimo libro dei madrigali a 5 e 6 voci) di cui il Sesto ristampato nel 1589. All’apice della notorietà, dedicò le raccolte al barone di Roccascalegna Giovan Gironimo Carrara (1585), al conte di Castro Alessandro Gattinara Lignana (1586), ad Ascanio di Capua (1587), marito della marchesa Silvia Ceva Grimaldi, feudatario di Montorio dei Frentani, e a don Ferrante Gonzaga principe di Molfetta confermandosi compositore proiettato ben oltre la cappella musicale della Santa Casa del Ponte di Lanciano e la città frentana. Anche nell’ultima produzione madrigalistica Sabino si rivelò fine esegeta musicale sempre attento ai nuovi gusti poetici. Abbandonati ormai i testi di Petrarca musicò quelli di Sannazaro, Battista Guarini, Torquato Tasso, Tansillo e dei meno noti Giuliano Goselini, Lisabetta Ajutamicristo, Giovan Battista Strozzi il Vecchio, Bonifacio Dragonetti, Cesare Simonetti, Angelo Grillo. Nel 1582, sette anni dopo la sua prima pubblicazione nel Primo libro di madrigali, Piangi cor mio apparve intavolato per liuto nella raccolta Novae tabulae musicae testudinariae hexachordae et heptacordae, edizione curata dal liutista padovano Giulio Cesare Barbetta e pubblicata a Strasburgo da Bernhart Jobin. Fu solo la prima delle circa trenta composizioni inserite in raccolte miscellanee stampate in Italia e all’estero dal 1582 al 1619, anno in cui apparve a O dir hoch Edle Musica traduzione tedesca di Dove sorge spontanea nella raccolta Triumphi de Dorothea. Qui Martin Rickart rielaborò per lo stampatore Köber di Lipsia la raccolta Il trionfo di Dori (Venezia, Gardano 1592) ponendo al centro dell’opera il potere della musica, tema caro alla teologia luterana. Postumi furono stampati a Venezia nel 1599 i Duo composti sopra il canto delli madrigali di Cipriano de Rore a 4, accomodati per cantar a voci pari, volume che, se si fosse conservato, avrebbe svelato anche il volto di Sabino didatta. Altre due importanti sillogi madrigalesche sono andate perdute; si tratta dell’Ottavo libro di madrigali a 5 voci, stampato a Venezia da Giacomo Vincenti tra il 1589 e il 1591, riportato nell’inventario redatto dallo stesso editore nel 1591 (Mischiati, p. 95) e il Nono libro di madrigali a cinque voci, stampato tra il 1591 ed il 1604. Quest’ultimo, come pure il precedente, è segnalato nell’inventario Giunta del 1604 (Mischiati, p. 120). La mancata citazione del Nono libro nell’inventario Vincenti permette quindi di fissare il 1591 come terminus ante quem per l’ultimo libro di madrigali di Sabino.
Morì a Lanciano il 25 agosto 1593.
Musica sacra: Misse sex Hippoliti Sabini anxianiensis que vulgo pari voce dicintur, Venetijs apud Angelum Gardanum, 1575; Hymni per totum annum cum vocibus qua tour pari bus Hippolito Sabino musico anxianensi auctore nunc denuo in lucem æditi, Venetiis apud Angelum Gardanum, MDLXXXII; Liber Secundus Missarum qua tour vocum Hippoliti Sabini musici anxianensis nunc primum in lucem editus, Venetis apud Iacobum Vincentium & Riciardum Amadinum, socios, MDLXXXIII; Canticum divae Mariae chorum primum cum quatour vocibus, Hippolitus Sabinus musicus anxianensis in lucem dedit. Liber secundus, Venetiis, apud Iacobum Vincentium, & Riciardum Amadinum socios, MDLXXXIII; Magnificat omnitonum quinque paribus vocibus Hypoliti Sabini musici Lancianen nunc primum in lucem editis. Liber Primus, Venetijs, Apud Iacobum Vincentium. MDLXXXVII
Musica profana: Il Primo Libro dei Madrigali a cinque voci novamente da lui composti e dati in luce, Venezia, figli di Antonio Gardano, 1570; Madrigali a sei voci nuovamente da lui composti e dati in luce, Libro Primo, Venezia, Angelo Gardano, 1579; Madrigali a cinque voci Libro Secondo, Venezia, Angelo Gardano, 1580; Il Secondo Libro dei Madrigali a sei voci di M. Hippolito Sabino, con alcuni di Orazio Crisci del Vasto, nuovamente composti e dati in luce, Venezia, Angelo Gardano, 1581; Il Terzo Libro de Madrigali a cinque et a sei voci con altri a sette e otto et alcune canzoni alla napolitana a quattro, cinque e sette voci, Venezia, Angelo Gardano, 1582; Il Quarto Libro dei Madrigali a quattro, cinque, sei, sette, otto voci, Venezia, Giacomo Vincenti & Ricciardo Amadino, 1585; Il Quinto Libro de Madrigali a cinque voci e sei voci, Venezia, Giacomo Vincenti & Ricciardo Amadino, 1586; Il Sesto Libro dei Madrigali a cinque et a sei voci, Venezia, Giacomo Vincenti, 1587 [ristampato nel 1588]; Il Settimo Libro dei Madrigali a cinque e a sei voci, Venezia, Giacomo Vincenti, 1589; Duo composti sopra il canto delli madrigali di Cipriano de Rore, a quattro voci, accomodati per cantar a voci pari, Venezia 1599 [perduto]; L’Ottavo Libro dei Madrigali a cinque voci, Venezia, Giacomo Vincenti, 1589-1591 [perduto]; Il Nono Libro dei Madrigali a cinque voci, Venezia 1591-1604 [perduto].
Fonti e Bibl.: L. Renzetti, Il Santuario di Nostra Donna del Ponte e i vescovi ed arcivescovi di Lanciano. Notizie storiche, Lanciano 1887; C. Marciani, Organai lancianesi nel 1500 e il madrigalista Ippolito Sabino, in Rivista Abruzzese, XXI (1968), 3, pp. 3-22; Id., Antichi organari abruzzesi, in Rivista Abruzzese, XXV (1972), 2, pp. 113-126; Regesti Marciani. Fondi del notariato e del decurionato di area frentana (secc. XVI-XIX), vol. 7/I, L'Aquila 1987; R. Casimiri, Cantori, maestri, organisti della cappella lateranense negli atti capitolari (sec. XV-XVII), rev. e agg. a cura di L. Callegari, Bologna 1984; O. Mischiati, Indici, cataloghi e avvisi degli editori e librai musicali italiani dal 1591 al 1798, Firenze 1984; I. Sabino, Il primo libro dei madrigali a cinque voci (1570), ed. critica a cura di Alberto Mammarella, Bologna 2007.