TEOBALDO da Ceccano
Nacque forse nella seconda decade del XIII secolo, ma una sua collocazione nella genealogia dei conti di Ceccano è problematica.
Un Teobaldo viene menzionato (insieme con Giordano, Ganna e Iocunda) come destinatario di beni infeudati nel testamento di Giovanni I da Ceccano (1224): di costui potrebbe essere un illegittimo, visto che ai figli ed eredi Landolfo e Berardo viene proibito di sottrarre beni a Teobaldo e agli altri nominati.
Teobaldo è forse identificabile in quel Teobaldus clericus de castro Sancti Laurentii, menzionato (senza riferimenti al casato) in una lettera di Innocenzo IV del 1250 indirizzata all’arciprete del castello ceccanese di S. Lorenzo in Valle (oggi Amaseno), che è invitato a procurargli un beneficio nella chiesa o nella diocesi di Fondi. Non vi sono tracce peraltro della dispensa, che Teobaldo in quanto illegittimo dovrebbe aver ricevuto.
Un Teobaldo è ancora ricordato nel 1264, quando Landolfo del fu Giovanni I da Ceccano nel suo testamento affidò al figlio Guglielmo e appunto a Teobaldo frater suus il controllo sui beni assegnati alle sue figlie Adelasia e Caritia, ancora in giovane età.
Oltre che dalla locuzione frater suus, l’identificazione è indirettamente sorretta dal fatto che Guglielmo di Landolfo da Ceccano era anch’egli un chierico, come attesta un’altra lettera di Innocenzo IV (che nel 1254 chiese a un suo cappellano di assicurare a Guglielmo un beneficio in Scozia).
In ogni caso, secondo le ricostruzioni, Teobaldo sarebbe entrato ante 1270 nell’ordine dei cistercensi, perché in quell’anno avrebbe sostituito come abate di Fossanova Leonardus (deposto dal Capitolo generale: Canivez, III, p. 86, a. 1270, n. 30).
Gli Statuti capitolari dei cistercensi non specificano peraltro i nomi degli abati; né il nome figura nei sei atti che risultano indirizzati all’abate di Fossanova tra il 1271 e il 1276 (Canivez, III, pp. 99, 110, 123, 117, 144 s., 154 s.).
In tale veste Teobaldo avrebbe ricevuto nel monastero di Fossanova Tommaso d’Aquino (che vi morì il 7 marzo 1274), e aver presenziato alla morte, alle esequie e alla sepoltura del già celebre domenicano. La sua fama è legata in buona parte a questa ospitalità che peraltro né gli statuti cistercensi, né le vite più antiche di s. Tommaso (Guglielmo di Tocco, Bernard Gui, Pietro Calo), né i testimoni interrogati nei processi di canonizzazione (Napoli 1319 e Fossanova 1321) consentono di asseverare (non menzionando il nome dell’abate).
Nelle numerose testimonianze sono invece espressamente nominati, come partecipanti ai funerali il vescovo di Terracina Francesco e i parenti prossimi del santo, in particolare la nipote Francesca d’Aquino, consorte di Annibaldo da Ceccano, signore di Maenza, il castello dove si era fermato Tommaso andando in viaggio verso Lione.
Tre secoli dopo, l’identificazione dell’abate di Fossanova in Teobaldo da Ceccano è sostenuta da Teodoro Valle (Valle, 1946, pp. 172-173) sulla base di una memoria posseduta da Landolfo d’Aquino tratta da un antico obituario, del quale non vi sono tracce. Valle confermò la parentela di Teobaldo con i da Ceccano e i d’Aquino (attraverso Armengalda da Ceccano, moglie di Tommaso di Aquino de Albeto che era stato sodale di Annibaldo da Ceccano nell’opposizione armata a Carlo d’Angiò). Potrebbe essere proprio questa la fonte alla quale aveva attinto Oldoino nel rivedere l’opera del Ciacconio, in questa seconda edizione (1711) si conferma Teobaldo da Ceccano imparentato con Giordano Pironti e fatto cardinale da Gregorio X l’anno successivo alla morte di Tommaso (1275). Questa notizia non si trova nella prima edizione di Ciacconio (Vitae et gestae…, p. 598).
Restano in sostanza molti dubbi sull’identificazione di fra Teobaldo con il sollecito abate che ospitò il filosofo, anche perché la sua appartenenza ai da Ceccano avrebbe dovuto avere una forte risonanza sia per gli antichi biografi di Tommaso (come Guglielmo di Tocco) sia per i testimoni interrogati sulle virtù e i miracoli di Tommaso nei processi di canonizzazione dei paesi di Priverno, Terracina e Sonnino ascoltati nel processo tenuto a Fossanova nel 1321.
L’invenzione di questa tradizione potrebbe essere collocata tra la fine del Cinquecento (nel 1585 furono rinvenute tre ampolle con il sangue del santo) e i primi decenni del Seicento, quando furono concertate una serie di narrazioni per accreditare fama e importanza al monastero di Fossanova allora in crisi ed anche il prestigio dei due casati da Ceccano e d’Aquino aveva bisogno di un nuovo smalto. In seguito quanti hanno ricostruito la biografia di Tommaso d’Aquino hanno
confermato la presenza dell’abate Teobaldo da Ceccano a Fossanova al momento della morte dell’Aquinate.
Anziché nel 1279 – data tradizionale, ma non attestata da alcuna fonte – Teobaldo potrebbe essere scomparso nel 1274 o 1275: secondo gli atti del processo già sette mesi dopo la morte di s. Tommaso vi fu una prima traslazione della sua salma e abate allora era Giacomo di Ferentino, priore al momento della morte.
La sostituzione dell’abate porterebbe a dare credito alla elevazione alla porpora di Teobaldo da parte di Gregorio X, ma egli non risulta tra i cardinali del pontefice, come già detto, e lo stesso Eubel avanza riserve.
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