Teobaldo.– Nacque intorno al 985, secondo quanto si legge nelle Chronica monasterii Casinensis (p. 246), l’unica fonte da cui possono attingersi notizie biografiche su di lui, in un luogo non precisato della Marca di Chieti. Non si conoscono i nomi dei genitori, poiché la stessa fonte si limita a una topica e generica provenienza da nobile famiglia.
A quattordici anni entrò nel monastero di Montecassino e prese l’abito monastico dall’abate Aligerno, colui che aveva riportato definitivamente i monaci a Montecassino dopo un lungo periodo di assenza dovuto alla distruzione saracena del cenobio nell’883. Nel 985, alla morte di Aligerno, fu nominato abate Mansone, cugino per parte materna del principe di Capua Pandolfo I detto Capodiferro, facendo entrare la comunità monastica, come era già accaduto in passato, nell’orbita politica della famiglia principesca longobarda capuana (Galdi, 2017, p. 445). L’elezione non era avvenuta con il consenso unanime dei monaci e alcuni di loro preferirono lasciare Montecassino, fra cui lo stesso Teobaldo che, insieme a Giovanni di Benevento, partì alla volta di Gerusalemme (Chronica monasterii…, p. 190).
Non è da escludere che Teobaldo abbia seguito Giovanni sul Sinai (ove costui rimase sei anni), e in seguito sul monte Athos (pp. 206-207). Certamente era di nuovo a Montecassino durante l’abbaziato dello stesso Giovanni (997-1010), dal quale fu nominato preposito: incarico che Teobaldo tenne per diversi anni e con mano ferma, si legge nelle Chronica monasterii…(p. 262). Tra 1007 e 1008 fu inviato come preposito nella dipendenza di S. Liberatore presso il fiume Lento, nella contea di Chieti, importante testa di ponte della presenza cassinese in Abruzzo; qui rimase sino al 1022.
Nel monastero abruzzese fu particolarmente attivo: ampliò e decorò la chiesa, la dotò di suppellettili preziose, costruì un presbiterio a est dell’edificio, ristrutturò il monastero, arricchì la biblioteca facendo trascrivere ben 60 codici. E soprattutto, con l’appoggio di Enrico II, ricompose il patrimonio della prepositura, depredato dai signori laici. Durante la sua discesa in Italia fra 1021 e 1022, infatti, l’imperatore, passando per le Marche, avrebbe restituito (febbraio 1022) nelle mani di Teobaldo una serie di beni sottratti ai conti Attone (III) e Pandolfo di Chieti, che se ne erano illecitamente impossessati (Chronica monasterii…, pp. 263-264; Registrum Petri Diaconi, I, 2015, n. 135, pp. 431-432; Feller, 1998, p. 697; Fonseca, 2008, pp. 179-180).
Scendendo lungo la penisola, in effetti, Enrico II ripristinò l’autorità imperiale e rinsaldò i legami con le grandi abbazie benedettine del Mezzogiorno, tra cui Montecassino: qui giunse il 28 giugno 1022 con papa Benedetto VIII, assistendo alla consultazione dei monaci per l’elezione del nuovo abate.
Le vicende cassinesi dopo la morte dell’abate Giovanni (1010), il cui abbaziato era stato particolarmente rigido dal punto di vista disciplinare ma anche proficuo sul piano patrimoniale per Montecassino, erano state molto complesse. Dopo il breve e contrastato abbaziato di Docibile (originario di Gaeta), con l’elezione di Atenolfo (1010-1022), figlio di Pandolfo, II principe di Benevento e III di Capua, il monastero era rientrato nell’orbita politica longobarda, con il favore della componente maggioritaria della comunità monastica. Atenolfo, fratello dell’ambizioso Pandolfo IV divenuto principe di Capua (v. la voce in questo Dizionario), non esitò a servirsi della forza militare normanna per difendere gli interessi patrimoniali cassinesi, ma fu coinvolto direttamente nelle scelte politiche del fratello e nella sua decisione di allearsi con l’Impero bizantino, con la conseguenza di inimicarsi Enrico II: nel tentativo di sfuggire all’imperatore si imbarcò per Bisanzio, ma naufragò insieme al suo prezioso bagaglio di libri, ornamenti e praecepta di imperatori e principi, perdendo la vita.
Non è difficile credere che i punti di vista imperiale e pontificio, all’interno di una comunità monastica che le Chronica ci presentano non concorde, furono decisivi nella designazione e successiva ordinazione da parte del papa (29 giugno 1022) di Teobaldo, vir utique et genere et moribus clarus: uomo di esperienza e soprattutto estraneo all’ambiente capuano. L’imperatore concesse a Teobaldo la rocca d’Evandro (Registrum Petri Diaconi, I, 2015, n. 128, pp. 405s., n. 132, pp. 419s.) e successivamente (da Paderborn, il 4 gennaio 1023) confermò tutti i possedimenti dell’abbazia (n. 131, pp. 414-417).
A questi provvedimenti imperiali la tradizione cassinese aggiunse alcune altre false concessioni che Enrico II avrebbe deliberato durante il soggiorno presso l’abbazia; così come non sono esenti da sospetti anche i provvedimenti rilasciati nello stesso periodo da papa Benedetto (Galdi, 2017, p. 453).
Teobaldo fu il trentaduesimo abate e restò in carica per tredici anni secondo il Catalogus abbatum (Chronica monasterii…, p. 12). Come a S. Liberatore, fu attento a edilizia e cultura, promuovendo particolarmente lo scriptorium abbaziale, sicché a questo periodo risale la presenza di numerosi codici, di argomento sia laico sia ecclesiastico (pp. 265 s.; in partic. I codici decorati). Montecassino registrò inoltre l’autorevole presenza di Odilone di Cluny, che, su richiesta dello stesso Teobaldo, fece arrivare all’abbazia una reliquia di Mauro (Chronica monasterii…, pp. 266-270), il discepolo di Benedetto che, secondo una tradizione agiografica di origine franca, il santo avrebbe inviato a diffondere la Regola benedettina nelle Gallie.
Non mancarono le donazioni all’abbazia (a Gaeta in Campania, in Abruzzo, nel Lazio e, soprattutto, in Molise) né l’attenzione per la messa a coltura delle terre e per le politiche di popolamento (Chronica monasterii…, pp. 270-274; Fonseca, 2008, p. 183).
Ben presto, tuttavia, Teobaldo pagò le conseguenze del ritorno sulla scena politica di Pandolfo IV, liberato dalla sua prigionia in Germania, mentre ad Enrico II succedeva Corrado II (1024-1039). Dopo aver riconquistato Capua e presa Napoli, seppure per un breve periodo, il principe tentò di riprendere il controllo di Montecassino: Teobaldo si lasciò convincere da lui a trasferirsi a Capua per motivi di sicurezza (ottenendo comunque nel 1032 un praeceptum di conferma dei possessi cassinesi).
A Montecassino il principe impose come abate un uomo di sua fiducia, Todino, un servo dell’abbazia, che nelle Chronica viene descritto come un umiliatore della comunità di s. Benedetto e di bassissimo profilo spirituale (Chronica monasterii…, pp. 277-279).
Teobaldo, che rimase per quattro anni nel monastero di S. Benedetto di Capua come un prigioniero senza poter uscire dalla città senza scorta, fu poi liberato dal duca di Napoli Sergio IV. Dopo un breve soggiorno napoletano, si trasferì nel monastero di S. Liberatore di cui era stato preposito, dove morì, probabilmente il 3 giugno 1035 (ma non c’è concordia negli studiosi sulla data del suo decesso: Bloch, 1986, pp. 314s.; Chronica monasterii…, p. 285 e n. 2; Galdi, 2018, p. 454). Ivi fu sepolto, nello stesso sepolcro in cui, venti anni dopo, fu tumulato l’abate cassinese Richerio (Chronica monasterii…, pp. 279-280, 285).
T. Leccisotti, Aligerno, in Dizionario biografico degli Italiani, II, Roma, 1960, po. 381-382; Chronica monasterii Casinensis, a cura di H. Hoffmann, in M.G.H., Scriptores, XXXIV, Hannover 1980, II, pp. 12, 190, 219s., 244-247, 262-266, 270-274, 277ss., 279s., 285; H. Bloch, Monte Cassino in the Middle Ages, I, Roma 1986, pp. 314 s.; L. Feller, Les Abruzzes médiévales. Territoire, économie et société en Italie centrale du IXe au XIIe siècle, Rome 1998, pp. 237s., 379ss., 697; I codici decorati dell’Archivio di Montecassino, III. Tra T. e Desiderio, a cura di G. Orofino, Roma 2006; C. D. Fonseca, Tra Aligerno e Desiderio. Theobaldus vir utique et genere et moribus clarus, in Montecassino e la civiltà monastica nel Mezzogiorno medievale, (Biblioteca della Miscellanea cassinese, 9), Montecassino 2008, pp. 178-186; Registrum Petri Diaconi (Montecassino, Archivio dell’Abbazia, Reg. 3), edizione e commento a cura di J.-M. Martin et al., I, Roma 2015, pp. 235, 405s., 414-417, 419 s.; II, Roma 2016, pp. 846s.; F. Marazzi, Pandolfo IV principe di Capua (1016-1049) ovvero l’ultima avventura politica dei Longobardi, in Rassegna storica salernitana, LXV (2016), pp. 15-45; A. Galdi, Alle origini dell’Aureum Saeculum desideriano. Montecassino tra i secoli X-XI, in Mélanges de l’Ecole française de Rome. Moyen Âge, CXXIX(2017), 2, pp. 445, 449, 452ss.
Amalia Galdi