ZEN, Marco
Dizionario Biografico degli Italiani, Volume 100 (2020)
Nacque il 31 maggio 1732 a Venezia, nel palazzo di famiglia ai Frari, nella parrocchia di S. Polo, dal matrimonio tra Alessandro di Marco e Chiara Marcello, figlia del Procuratore di S. Marco de supra Pietro (Arch. di Stato di Venezia, Avogaria di Comun, reg. 64, c. 386v). Fu tenuto a battesimo, con i nomi di Marco e Francesco, da Andrea Memmo di Costantino da S. Marcuola, il Bailo a Costantinopoli, eroe della seconda guerra di Morea e noto protettore di Carlo Goldoni (Arch. Storico del Patriarcato di Venezia, Chiesa S. Polo. Battesimi, reg. 11, c. 99).
Personalità di rilievo quella del padre, ambasciatore in Francia e alla corte imperiale di Vienna, Procuratore di S. Marco de ultra per merito, più volte Consigliere di Venezia e Savio del consiglio.
Marco Zen ebbe sette tra fratelli e sorelle: Pietro, senatore, Savio del consiglio, Deputato ad pias causas, Inquisitore alle arti; Alvise, senatore e Consigliere di Venezia, accasatosi con Elena Grimani di Pietro, dalla quale ebbe discendenza; Paola, moglie di Giacomo Foscarini di Alvise; Chiara, unitasi ad Alvise Mocenigo V di Alvise IV da S. Samuele; Carlo, del quale non si hanno notizie certe; suor Maria Eletta, monaca nel monastero delle Vergini, e Fausta, sposatasi con Giacomo Savorgnan di Giovanni Carlo.
Entrato in politica, scelse la ‘professione del Collegio’– si veda in proposito quanto scrive il padre nel suo testamento (Arch. di Stato di Venezia, Notarile. Testamenti, b. 396/66) – esordendo nella abituale palestra politica dei patrizi veneziani, il Saviato agli ordini, il 10 agosto 1758, iterando poi la carica il 17 marzo 1759 (Bibl. del Museo Correr, Provenienze Diverse. Venier, reg. 99, alle date). Completata l’esperienza di Camerlengo di comun (ibid., 28 apr. 1759), la morte del genitore (4 nov. 1761) lo gratificò della nomina a Savio di terraferma alla prima votazione utile, quella del 30 dicembre 1761, venendovi confermato altre due volte (ibid., reg. 100, 31 dic. 1762, 31 dic. 1763), la prima delle quali con la responsabilità di Savio alla scrittura (ibid., 2 apr. 1763). Per ragioni di compatibilità, dovette poi lasciar spazio al fratello Pietro, eletto a sua volta Savio di terraferma, ottenendo l’incarico di provveditore alla Giustizia vecchia (ibid., reg. 101, 20 apr. 1769).
Il 28 novembre 1771 venne scelto quale ambasciatore ordinario in Spagna (ibid., reg. 102, alla data). Avuta la commissione il 14 agosto 1772 (Arch. di Stato di Venezia, Senato. Commissioni, f. 24, alla data), giunse, assieme al segretario Giacomo Verdi, a Madrid, il 7 dicembre 1772 (ibid., Senato. Dispacci Spagna, f. 178/1), accolto dall’ambasciatore uscente, Giovanni Querini di Andrea. Pochi i motivi di dissenso tra la Spagna di Carlo III di Borbone e la Serenissima. Più che la disputa per un’incisione, Il Giudizio Universale, pubblicata dagli stampatori Remondini di Bassano, ritenuta offensiva per il casato dei Borbone (ibid., Senato. Dispacci Spagna, f. 178/4), era la spinosa questione delle ‘contumacie’, ossia le quarantene a cui dovevano sottostare le navi mercantili veneziane, a preoccupare. Su questo, Marco Zen scrisse un lungo dispaccio, ma di fatto una vera e propria ‘memoria’, informando il Senato dei danni, in verità più diplomatici che economici, per la Repubblica (23 gen. 1776, ibid., f. 178/158).
Fu particolarmente attento agli sviluppi della guerra tra la Gran Bretagna e le colonie nord-americane, ritenendo già allora «non molto lontano il caso» che queste «si rendano alla fine del tutto indipendenti» (19 apr. 1774, ibid., f. 178/70) e neppure gli sfuggì l’importanza della prima esplorazione spagnola dell’Alaska (4 giugno 1776, ibid., f. 178/177). Il suo operato venne gratificato dal Senato con la nomina del fratello Pietro a Savio del consiglio, ma lo scopo era forzarlo ad accettare il dispendioso incarico di ambasciatore ordinario in Francia, in sostituzione di Nicolò Erizzo I di Nicolò III, che terminava il mandato. Arrivato a dargli il cambio Francesco Pesaro di Leonardo, prese congedo da Carlo III, che lo armò cavaliere (18 ag. 1776, ibid., f. 179/2). Nonostante gli fosse giunta la commissione di Francia il 1° Giugno 1776 (ibid., Senato. Commissioni, f. 25, alla data), motivi di salute ritardarono il viaggio verso Parigi: presentò le credenziali al Re Luigi XVI di Borbone solo il 3 dicembre 1776 (ibid., Senato. Dispacci Francia, f. 257/1), senza il suo segretario, Vettore Gradenigo, che giunse da Venezia solo il 25 marzo seguente (ibid., f. 257/17). Da subito, segnalò l’arrivo in città di Benjamin Franklin, dandone un interessante ritratto, ed evidenziando l’importanza di questi nelle trattative tra la Gran Bretagna e le ormai ex colonie (30 dic. 1776, ibid., f. 257/4).
Si inserì nel vivace mondo culturale parigino e, accanto alle puntuali osservazioni sui maneggi politici della corte, dimostrò una particolare attenzione per l’attività dell’Accademia delle scienze, riferendo scoperte e innovazioni, fossero queste una nuova pompa idraulica per spegnere gli incendi (ibid., f. 257/44), i progressi nella produzione del salnitro (ibid., f. 257/45), una efficiente macchina «cavafango» (ibid., f. 257/47), oppure un metodo inedito per l’istruzione dei sordi e dei muti messo a punto dall’abate Spada (ibid., f. 257/60). Scrisse del ritorno delle navi Discovery e Resolution dall’esplorazione guidata dal «celebre viaggiatore» James Cook nell’Oceano Pacifico e dell’esenzione di tali navi da qualsiasi controllo, concessa da Luigi XVI in quanto «i risultati di simile spedizione interessano generalmente tutte le nazioni» (26 apr. 1779, ibid., f. 258/121). Passate le consegne all’ambasciatore ordinario entrante, Daniele Andrea Dolfin, figlio di Daniele I Dolfin, espletò la formalità dell’udienza di congedo (26 dic. 1780, ibid., f. 259/4) e tornò a Venezia.
Dovette riprendere la carriera politica da dove l’aveva lasciata ormai dieci anni prima, accettando la podestaria di Treviso dove il 12 marzo 1782 ricevette papa Pio VI in viaggio verso Vienna (11 dic. 1780, Bibl. del Museo Correr, Provenienze Diverse. Venier, reg. 80 e Arch. di Stato di Venezia, Senato. Roma Ordinaria, f. 242, alla data). Verosimilmente per ragioni patrimoniali, l’8 dicembre 1785, si sposò con la ricca vedova di Antonio Dandolo di Enrico, Elisabetta Maffetti di Agostino – la cui famiglia aveva acquistato il titolo nobiliare dalla Serenissima all’epoca della guerra di Candia (1645-69) pagandola ben 100.000 ducati – con un matrimonio segreto (Arch. Storico del Patriarcato di Venezia, Archivio Segreto. Matrimoni Segreti, f. 37, cc. 127-132), poi reso pubblico, il 15 maggio 1788 (Arch. di Stato di Venezia, Avogaria di Comun, reg. 96, c. 320r). Dopo l’elezione puramente formale (30 luglio 1786) a podestà di Brescia, il titolo di senatore non gli fu più negato e con esso importanti cariche. Fu provveditore alle Fortezze il 21 settembre 1786, riformatore allo Studio di Padova il 27 dicembre 1788 e poi ancora il 15 agosto 1796, provveditore sopra i Beni comunali il 29 settembre 1787 e il 16 dicembre 1790, sopraprovveditore alle Pompe il 31 dicembre 1791, revisore delle entrate pubbliche il 29 marzo 1794. Alla caduta della Repubblica, il 12 maggio 1797, era in carica come senatore, stante la presenza del fratello Pietro tra i sei Savi del consiglio.
Morì nei primi mesi del 1804, forse nella sua villa a San Stino di Livenza, dove tra il 1806 e il 1817 sono registrate le nascite dei pronipoti, figli di Alessandro Gimniano Zen di Alvise (Arch. di Stato di Venezia, Commissione Araldica, b. 123, ad nomen Zen, Alessandro Giminiano).
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Venezia, Senato. Roma Ordinaria. Deliberazioni, ff. 242, alle date 9, 16, 23 mar. 1782; f. 244, 28 sett. 1782; Arch. di Stato di Venezia: Avogaria di Comun, regg. 64(=XIV), c. 386v; 94 (=VII), c. 286v; Capi Consiglio Dieci. Lettere Treviso, b. 150, cc. 132-135; Commissione Araldica, b. 123, Zen, Alessandro Giminiano, ad nomen; Miscellanea Codici, I, Storia Veneta, 23: M. Barbaro - A.M. Tasca, Arbori de patritii veneti…, VII, c. 359; Notarile. Atti, reg. 10456, cc. 1r-37v; Notarile. Testamenti, b. 396/66; Segretario alle Voci. Pregadi, reg. 26, cc. 103, 165; Senato. Corti. Deliberazioni, ff. 149-158, ad ind.; Senato. Dispacci Francia, ff. 257, nn. 1-93, 98-115; 258, nn. 116-210, 125a; 259, nn. 2-4; Senato. Dispacci Spagna, ff. 177, nn. 248-250; 178, nn. 1-75, 77-188, 122a-b, 137a, 186a; 179, nn. 1-2; Arch. Storico del Patriarcato, Venezia, Chiesa S. Polo. Registri dei battesimi, reg. 11, c. 99; Archivio Segreto. Matrimoni Segreti, f. 37, cc. 127-132
Bibl. del Museo Correr, Venezia, mss. Provenienze Diverse, C, cod. 596/1027: Lettera di Alvise Zen a Marco Zen, 1° giugno 1776; Provenienze Diverse, Venier: Consegi…, regg. 99, alle date 10 ag. 1758, 17 marzo, 28 apr. 1759; 100, 31 dic. 1761, 31 dic. 1762, 2 apr., 30 dic. 1763; 101, 20 apr. 1769, 102, 28 nov. 1761, 1 giugno 1775; 103, 11 dic. 1780; 104, 30 luglio, 3, 21 sett. 1786, 2, 29 sett. 1787, 7, 13 sett., 27 dic. 1788, 6 sett. 1789, 5 sett., 16 dic. 1790; 106, 4 sett., 31 dic. 1791, 2 sett. 1792, 1 sett. 1793, 29 marzo, 7 sett. 1794, 6 sett. 1795; 107, 4 sett. 1796; mss. Cicogna, cod. 1663 (=1602) [copia dei dispacci di Spagna di M. Zen].
Bibl. naz. Marciana, mss. It., cl. VII, cod. 16 (=8305): G.A. Capellari Vivaro, Campidoglio veneto, IV, c. 225v.
M. Zen, Sulla istruzione de’ sordi, relazione inedita di Marco Zen veneto ambasciatore della Repubblica in Francia all’Ecc.mo Senato il 26 gennaio 1777, in Nelle nozze bene augurate del ch. Sig. Gianantonio Zanon professore di costruzione navale colla egregia donzella Giuseppina Pavan, a cura di G. Rossi, Venezia 1871; P. Molmenti, Epistolari veneziani del secolo XVIII, Milano 1914, pp. 24, 27, 28, 29, 30, 31; Id., Carteggi Casanoviani, I: Lettere di Giacomo Casanova e di altri a lui, Milano-Palermo s.d. [ma dopo il 1916], p. 242; II: Lettere del patrizio Zaguri a Giacomo Casanova, Milano-Palermo s.d. [ma dopo il 1918], pp. 111, 269; A. Bernardy, La missione di Beniamino Franklin a Parigi nei dispacci degli ambasciatori veneziani in Francia, in Archivio Storico Italiano, LXXXVIII (1920), 1, pp. 240-246, 256-258; Relazioni dei rettori veneti in Terraferma. Podestaria e capitanato di Feltri, podestaria e capitanato di Treviso, III (Treviso), a cura di A. Tagliaferri, Milano 1975, p. LV; Relazioni di ambasciatori veneti al Senato, V (Francia), a cura di L. Firpo, Torino 1978, p. XLVI; Inventari dei manoscritti delle biblioteche d’Italia, LXXXIX, a cura di P. e G. Zorzanello, Firenze 1979, p. 13; G. Benzoni, Grimaldi, Girolamo, in Dizionario Biografico degli Italiani, LIX, Roma, Istituto della Enciclopedia Italiana, 2002, s.v. (in partic. pp. 546-547); P. Cattelan, Dandula. L’ultimo sorriso di Mozart, Venezia 2013, passim; M. Infelise, Remondini, in Dizionario Biografico degli Italiani, LXXXVI, Roma, Istituto della Enciclopedia Italiana, 2016, s.v. (in partic. pp. 783-784).