ZUCCARINI, Oliviero. – Nacque a Cupramontana, paesino dell’entroterra collinare marchigiano in provincia di Ancona, il 23 agosto 1883 da Tito e da Matilde Umani, primo di dieci figli..
La comunità si caratterizzava per la diffusa piccola proprietà contadina: piccoli possidenti erano anche i suoi genitori.
Un primo avvicinamento di Zuccarini agli ambienti sovversivi avviene in occasione della guerra turco-greca del 1897 che vide un risveglio delle correnti più radicali dell’Estrema Sinistra. Negli anni successivi la sua formazione politica, inizialmente vicina agli ambienti socialisti, maturò grazie all’incontro con gli scritti di Arcangelo Ghisleri, con il quale instaurò presto una relazione e una collaborazione che durarono sino alla morte di quest'ultimo.
Nel 1900, mentre intraprendeva gli studi universitari che lo avrebbero portato alla laurea in giurisprudenza, Zuccarini iniziò a collaborare con la ghisleriana Italia del Popolo, ma anche a impegnarsi direttamente nella vita politica locale con la fondazione di un circolo politico intitolato a Giovanni Bovio, che l’anno successivo si sarebbe trasformato in sezione locale del Partito repubblicano italiano (PRI).
Il duplice riferimento a Ghisleri e Bovio consente di delineare i caratteri fondamentali del repubblicanesimo di Zuccarini, imperniato, da un lato, sull’affermazione del primato della politica sull’economia – pur in una spiccatissima sensibilità per le questioni sociali e per il mondo del lavoro – e, dall’altro, su una forma di federalismo antistatuale.
Negli anni successivi Zuccarini si dedicò al giornalismo politico, scrivendo per il Lucifero, la principale testata del repubblicanesimo marchigiano, e fondando un giornaletto di propaganda popolare Il contadino repubblicano. Estese poi la sua attività – e notorietà – anche al di fuori delle Marche collaborando con numerose riviste tra cui Vita italiana, La Vita Internazionale, La Ragione, Il Bruscolo, La Romagna e soprattutto La libertà economica, fondata dal bolognese Alberto Giovannini, suo quasi coetaneo – era del 1882 – e anch’egli repubblicano. Grazie alla collaborazione con Giovannini – che sarebbe stato tra i promotori della Lega antiproibizionista, Zuccarini approfondì la propria formazione economica, entrando in contatto con personaggi come Edoardo Giretti e Luigi Einaudi, e aderendo a un’impostazione di tipo liberista (tanto in campo economico quanto nelle relazioni sociali), che avrebbe mantenuto per tutta la vita.
Il liberismo antistatalista viene però declinato da Zuccarini in una chiave sociale di matrice mazziniana, sfociando in un’idea di democrazia popolare repubblicana basata sulla libera associazione e la cooperazione.
Contestualmente proseguì la sua attività politica: nel 1903 fondò una Società del Libero Pensiero e nel 1904 venne eletto consigliere comunale a Cupramontana. Nel 1907 abbandonò la sfera locale per accettare la carica di segretario della consociazione repubblicana cesenate e la direzione de Il Popolano che della consociazione era l’organo ufficiale, approfondendo così i propri legami con quel mondo romagnolo che costituiva l’autentica roccaforte del repubblicanesimo italiano.
Al giornalismo e alla politica nel PRI Zuccarini affiancò in quegli anni un ulteriore impegno che avrebbe caratterizzato anche la sua attività futura: il sindacalismo. La costruzione di un’organizzazione sindacale strutturata che muoveva in quegli anni i primi passi – la fondazione della CGL era del 1906 – lo vide infatti impegnato sin da subito. Nel 1910 venne eletto nel Consiglio generale della Camera del Lavoro di Roma, e si trasferì nella capitale. A Roma Zuccarini raggiunse un altro repubblicano marchigiano, Giovanni Conti. I due diedero vita in quegli anni a un attivo sodalizio, intorno alla rivista Attesa fondata dai due, ispirati da Arcangelo Ghisleri, con l’obiettivo di riformare profondamente il Partito repubblicano portandolo su posizioni radicali in grado di competere da sinistra con socialisti e anarchici. Al congresso di Firenze di quello stesso anno Zuccarini propose la costituzione di un Comitato d’azione sociale proprio per approfondire l’attività del partito tra i lavoratori. La proposta venne approvata dal congresso che elesse lo stesso Zuccarini segretario di questo nuovo organismo.
Allo scoppio della guerra di Libia Conti e Zuccarini erano alla guida della corrente intransigente, ferocemente antimilitarista e contraria a ogni cedimento nei confronti della monarchia e favorevole piuttosto alla costruzione di un ampio fronte rivoluzionario, che per sua stessa natura non avrebbe potuto che essere repubblicano.
Al congresso di Ancona del 1912 la corrente intransigente ebbe la meglio e lo stesso Zuccarini fu eletto segretario politico nazionale del PRI. Nei due anni successivi la sua azione si concentrò sul rinnovamento programmatico del partito lungo tre assi fondamentali: antimilitarismo, riformismo sociale e decentramento amministrativo.
Lo scoppio della prima guerra mondiale colse Zuccarini di sorpresa, ma immediata fu la sua scelta come quella della quasi totalità del partito per l’intervento al fianco delle potenze occidentali in nome di un umanitarismo e di un europeismo democratici che avrebbero dovuto distinguere nettamente la posizione repubblicana da quella nazionalista. Nell’agosto del 1916 Zuccarini, come gran parte del
nuovo gruppo dirigente intransigente del PRI, si arruolò come volontario. Smobilitato nel 1919 entrò nella segreteria collegiale del Partito repubblicano e assunse la direzione dell’organo ufficiale del partito L’Iniziativa.
Uscito dissanguato dalla guerra, a causa della massiccia partecipazione dei propri quadri intermedi e dirigenti alla guerra e disorientato dal rientro della componente ‘parlamentarista’ sconfitta nel congresso del 1912, il Partito repubblicano negli anni che precedettero l’avvento del fascismo fu dilaniato dal contrasto tra le sue componenti, oscillanti tra le suggestioni rivoluzionarie innestate dall’esperienza russa e i richiami all’union sacrée patriottica.
Zuccarini tentò di uscire dall’impasse in cui si dibatteva il partito animando un nuovo progetto che riprendesse, nella mutata situazione, l’idea di un fronte ampio rivoluzionario e antimonarchico che trovasse nella ‘Repubblica come governo delle autonomie’ il proprio collante. Per dar seguito a questo progetto nel 1921, dopo aver lasciato la redazione della Voce repubblicana fondò
la Critica politica, una vivace rivista di discussione, cui collaborarono alcuni dei maggiori intellettuali progressisti italiani: da Arcangelo Ghisleri e Gaetano Salvemini, a Nello Rosselli e Vilfredo Pareto. In questo contesto si sviluppò l’amicizia e la collaborazione con Piero Gobetti, che individuò in Zuccarini il proprio interlocutore privilegiato nel campo repubblicano. Per la casa editrice di Gobetti, la Rivoluzione liberale, Zuccarini progettò anche la pubblicazione di un volume, dal titolo programmatico Lo Stato repubblicano, che, dopo aver cambiato nome prima in Ricostruire lo Stato e quindi in Esperienze e soluzioni. Stato liberale. Stato fascista. Stato repubblicano, fu finalmente pubblicato nelle collane della «Libreria politica moderna» diretta da Giovanni Conti nel 1926.
Il volume rappresentava l’espressione più chiara del pensiero politico di Zuccarini che denunciava la continuità tra la monarchia liberale e il regime fascista che altro non sarebbe stato che la naturale evoluzione autoritaria della prima, che avrebbe così rivelato la propria autentica natura. Alternativo quindi sia al fascismo sia alla monarchia – di fatto identificate – lo Stato repubblicano si sarebbe sostanziato nella costruzione di una democrazia dal basso tramite il sindacalismo e le autonomie locali il cui esito finale sarebbe stato la scomparsa dello stesso apparato statale destinato a dissolversi in una società autorganizzantesi e quindi autenticamente democratica e repubblicana.
In quello stesso 1926 la Critica politica venne chiusa dalle autorità fasciste, mentre Zuccarini, dimessosi nell’aprile dal grado di ufficiale di complemento in congedo, il 26 dicembre fu arrestato per possesso di materiale propagandistico. Liberato, ma posto sotto sorveglianza di polizia, fu di fatto obbligato ad abbandonare qualunque forma di impegno politico. Negli anni seguenti si concentrò quindi sulla propria attività di editore, ridimensionata in quella politicamente meno rischiosa di tipografo e stampatore. Continuarono tuttavia i contatti intellettuali con gli antichi compagni di fede politica, in particolare con Arcangelo Ghisleri, e in questo contesto maturò, nel 1929, la pubblicazione curata dallo stesso Ghisleri, ma eseguita proprio da Zuccarini nella propria tipografia, dei Sedici anni del governo dei moderati (1860-1876) dell’abate Luigi Anelli, concepita come una vera e propria risposta da parte degli eredi della democrazia risorgimentale alla fascistizzante Italia in cammino di Gioacchino Volpe, uscita nel 1927, e forse ancor più alla Storia d’Italia di Benedetto Croce dell’anno precedente.
All’indomani del 25 luglio 1943 Zuccarini riprese la propria attività politica impegnandosi accanto a Giovanni Conti nella rifondazione del Partito repubblicano. Entrato nel 1944 nella direzione provvisoria del partito si schierò, di nuovo con Conti, per la linea più intransigente, contraria all’adesione al CNL in nome della pregiudiziale istituzionale e sfavorevole alle ipotesi di concentrazione con forze politiche vicine a partire dal Partito d’azione. Nell’aprile 1945 riprese le pubblicazioni della Critica politica che si caratterizzò per l’attenzione al movimento sindacale e per la difesa delle autonomie locali. Nel novembre fu nominato nella Commissione per studi attinenti alla riorganizzazione dello Stato – la cosiddetta Commissione Forti – presso il ministero per la Costituente, dove propugnò la necessità di una riforma in senso federale dello Stato.
Nello scontro tra Conti e Pacciardi all’interno del Partito repubblicano Zuccarini decise di mantenersi defilato preferendo impegnarsi piuttosto nella battaglia istituzionale. Eletto all’Assemblea costituente per il XVIII collegio di Ancona, partecipò alla Commissione per la Costituzione – la ‘Commissione dei 75’ – e in particolare ai lavori della seconda sottocommissione incaricata di affrontare l’organizzazione costituzionale dello Stato. Nel dibattito costituente fu tra i più rigorosi sostenitori di una riforma federale che ponesse al centro dell’ordinamento repubblicano le comunità locali, ma le sue proposte trovarono poco ascolto in quello che sarebbe diventato il titolo V della Costituzione. Al lavoro nella ‘Commissione dei 75’ Zuccarini affiancò anche quello nella Commissione di vigilanza sulle radiodiffusioni e – dal 31 gennaio 1948 – nella Commissione per l’esame dei disegni di legge.
All’impegno come parlamentare Zuccarini continuò ad affiancare quello giornalistico, come redattore della Voce repubblicana fino al 1950 e quello di dirigente di partito come membro della direzione nazionale del PRI dal 1946 al 1948. All’interno del PRI e sulle colonne della Critica politica, Zuccarini cercò di promuovere una politica autonoma rispetto alle linee principali del centrismo, sostenendo la necessità di dare autentica attuazione al decentramento locale e di contemperare l’adesione al Patto Atlantico con un analogo impegno a favore dell’unificazione europea e di realizzare un autentico ‘liberismo sociale’ in economia. Abbandonato l’intransigentismo partitico Zuccarini si fece promotore della costruzione di una ‘terza forza’ coerentemente riformatrice.
Gli equilibri interni al Partito repubblicano avevano portato, anche a causa dei dissensi all’interno della classe dirigente ‘storica’, alla conquista delle leve del partito da parte del gruppo azionista di destra guidato da Ugo La Malfa e Oronzo Reale, marginalizzando sostanzialmente la posizione di Zuccarini, così come quella di altri vecchi leader come Conti o Pacciardi.
La rottura di Zuccarini con il nuovo gruppo dirigente avvenne in occasione del sostegno dato dal PRI alla riforma in senso maggioritario della legge elettorale, la cosiddetta ‘legge truffa’. Dimessosi dal PRI nel 1952, aderì a Unità Popolare, impegnandosi attivamente nella campagna elettorale del 1953 – anche in forte polemica con il Partito repubblicano – per impedire il raggiungimento del quorum per il premio di maggioranza. Non condivise, tuttavia, prima l’avvicinamento e poi la confluenza, nel
1958, di Unità Popolare nel Partito socialista, ritenendo che il movimento dovesse invece diventare il nucleo di quella ‘terza forza’ democratica da lui immaginata. Rientrò quindi nel Partito repubblicano, dove però persistette la sua marginalizzazione. Continuò quindi la sua battaglia isolata dalle colonne di Noi repubblicani, piccolo giornale da lui completamente autoprodotto con il sostegno di un ristretto gruppo di amici e collaboratori.
La contrapposizione con il gruppo dirigente lamalfiano del PRI culminò nel 1965 nel corso del XXIX congresso del partito, quando Zuccarini fu tra gli estensori del documento Autonomia Repubblicana. Pur sconfitto, continuò la sua battaglia continuando ad animare la rivista Noi repubblicani fino all’aprile 1970.
La fine dell’impegno politico coincise sostanzialmente con la fine della vita di Zuccarini: morì esattamente un anno dopo, celibe e senza figli, a Roma il 19 aprile 1971.
Oltre ai testi citati, si segnalano: La libertà nell’economia, Forlì 1907; Forme e problemi del movimento operaio, Roma 1912; I repubblicani nelle lotte, nell’organizzazione, per la politica del lavoro, Roma 1912; Il partito repubblicano e la guerra in Italia, Roma 1916; Azione sindacale. Considerazioni e proposte, s.n.t. 1920; Pro e contro il bolscevismo, Roma 1920; La realtà di domani (dal vecchio al nuovo repubblicanesimo), Roma 1924; Democrazia sindacale. Polemiche chiarificatrici, Roma 1945; Il mio socialismo (sindacalismo repubblicano), Roma 1946; Un impegno costituzionale. Autonomie locali. Regione. Decentramento, Milano 1957; I repubblicani alla costituente nazionale, in Studi per il ventesimo anniversario della Costituzione, I, Firenze 1969, pp. 869-877. Di notevole interesse la raccolta degli articoli della prima Critica politica: La Critica Politica 1920-1926. Tra democrazia e fascismo, a cura di P. Permoli, Roma 1986. Per un’agile e recente antologia: Scritti di politica e di economia, a cura di C. Dottori, Cupramontana 2007.
L’archivio personale di Zuccarini è conservato presso la Domus Mazziniana di Pisa. Un piccolo fondo è custodito dalla Biblioteca comunale di Cupramontana, dove è conservata anche la sua biblioteca personale. Ampia documentazione è presente anche nel Fondo Arcangelo Ghisleri, conservato sempre presso la Domus Mazziniana, nelle Carte di Giovanni Conti, depositate all’Archivio di Stato di Ancona, e nel Fondo Giuseppe Ghiostergi del Centro cooperativo mazziniano di Senigallia. Di particolare interesse è anche il fascicolo personale del Casellario politico centrale presso l’Archivio centrale dello Stato. Profili biografici di Zuccarini sono in Il Movimento operaio Italiano. Dizionario biografico, a cura di T. Detti - F. Andreucci, V, Roma 1978, pp. 328-331; Dizionario biografico del movimento sindacale nelle Marche 1900-1970, a cura di R. Giulianelli - M. Papini, Roma 2006, pp. 455-457; Dizionario biografico del movimento repubblicano e democratico delle Marche 1849-1948, a cura di M. Severini, Milano 2012, pp. 297-301. Le ricostruzioni più complete del pensiero e dell’azione politica di Zuccarini sono: Trent'anni di democrazia repubblicana: repubblica, interventismo, autonomie, federalismo nel carteggio tra Arcangelo Ghisleri e O. Z. (1903-1935), a cura di L. Cecchini, Ancona 1997; F. Paolini, L'esperienza politica di O. Z. Un repubblicano fra Mazzini, Mill e Sorel, Venezia 2003. Sull’azione politica, sono pure da vedere: M. Tesoro, I repubblicani nell’età giolittiana, Firenze 1978, ad ind.; S. Fedele, I repubblicani di fronte al fascismo, Firenze 1983, ad ind.; M. Tesoro, Democrazia in azione. Il progetto repubblicano da Ghisleri a Z., Milano 1996, ad ind. Utili informazioni sul contesto di attività di Zuccarini: E. Santarelli, Le Marche dall’Unità al fascismo. Democrazia repubblicana e movimento socialista, Roma 1964, ad ind.; A. Pepe, La storia della CGL dalla guerra di Libia all’Intervento 1911-1915, Bari 1971, ad ind. Su aspetti specifici: C.G. Lacaita, L'autonomismo di Tommaso Fiore, in Meridionalismo democratico e socialismo. La vicenda politica ed intellettuale di Tommaso Fiore, Bari 1979, pp. 170-179; R. Faucci, O. Z. e la propaganda liberista: il carteggio con Einaudi e Giretti (1907-1926), in Quaderni di Resistenza Marche, II (1982), 4, pp. 69-94 ; M. Papini, Giovanni Amendola e O. Z.: una polemica del 1923, in Storia e problemi contemporanei, VI (1993), 12, pp. 161-164.