bioetica
Incontro delle scienze naturali con le scienze umane
La bioetica è un nuovo campo di ricerca e di riflessione, sorto negli anni Settanta del Novecento, che si propone di studiare i complessi problemi morali, sociali e giuridici sollevati dagli sviluppi delle scienze della vita: la biologia, la medicina, l'ecologia, l'etologia. Le questioni affrontate dalla bioetica si riferiscono, quindi, non solo alla pratica medica, alla genetica, alla sperimentazione clinica, ma anche alla vita degli ecosistemi e alla tutela delle specie animali.
Per rispondere alle domande fondamentali della bioetica è indispensabile un dialogo che coinvolga scienziati e studiosi delle più diverse discipline, dalla filosofia al diritto, dall'economia alla sociologia, dall'antropologia alla psicologia
"Scienza della sopravvivenza dell'uomo nell'ecosistema": così il medico filosofo Van Rensselauer Potter definiva, in un celebre testo del 1971, Bioetica: un ponte per il futuro, la nuova disciplina nata dall'incontro tra scienze naturali e scienze umane. L'intento della bioetica è quello di esaminare criticamente i problemi morali, giuridici, sociali sollevati dallo straordinario sviluppo delle 'scienze della vita' (medicina e biologia, ma anche ecologia ed etologia). Negli ultimi decenni queste scienze hanno compiuto progressi grandiosi e le possibilità da esse aperte hanno posto interrogativi senza precedenti. Pensiamo all'ingegneria genetica, alla fecondazione artificiale, ai trapianti di organi, alla clonazione e agli interrogativi spesso drammatici di scienziati e ricercatori che si trovano ad affrontare problemi di coscienza legati alla sperimentazione sull'uomo (per esempio, quali sono i limiti delle ricerche? quali le garanzie per i soggetti coinvolti?) o alle ricerche biotecnologiche (per esempio, quali sono i controlli da fare? quali i rischi nelle applicazioni?).
Se intendiamo per bioetica, secondo la definizione riportata nell'Encyclopedia of bioethics, "uno studio sistematico della condotta umana nell'ambito delle scienze della vita e della salute, esaminata alla luce di valori e di principi morali", dobbiamo riconoscere che essa abbraccia moltissimi ambiti di ricerca.
Possiamo distinguere, pertanto: una bioetica medica, che riguarda la nascita dell'uomo, la cura della sua salute, la sua morte; una bioetica animale, che si occupa dei principi ai quali dovrebbe ispirarsi la condotta dell'uomo nei confronti delle altre specie animali; una bioetica ambientale, che s'interessa delle regole morali e giuridiche che dovrebbero guidare l'uomo nel suo rapporto con l'ambiente naturale.
La scienza è una bussola per orientarci. Le scienze della vita ci forniscono un quadro indispensabile di dati e di informazioni che accrescono le nostre conoscenze e ci consentono di prevedere meglio le conseguenze dei nostri atti, ma non sono tuttavia in grado di indicarci quali sono le mete da raggiungere. È stato detto che la scienza è come la bussola, che ci mostra dov'è il nord ma non ci dice se bisogna andarci.
La domanda fondamentale cui, pertanto, intende rispondere la bioetica è: dobbiamo fare tutto quello che possiamo fare? La questione cruciale da cui partire è il rapporto tra etica e scienza. Perché si avverte oggi, con tanta intensità, l'esigenza di approfondire tale rapporto? Tra le molte risposte possibili, si è soliti indicare la cosiddetta 'perdita d'innocenza della scienza' dopo il lancio delle bombe atomiche sulle città giapponesi di Hiroshima e Nagasaki effettuato dai bombardieri americani alla fine della Seconda guerra mondiale. L'ingegneria genetica viene, per esempio, paragonata all'arma atomica e ci si chiede se sia giusto battersi per l'indipendenza della ricerca o non piuttosto impegnarsi a convincere gli scienziati ad autolimitarsi e ad accettare controlli pubblici.
Scienza con coscienza. L'idea di una 'scienza con coscienza' è quanto mai attuale nella nostra epoca, considerate le conseguenze che le conquiste della ricerca biologica e medica possono avere sulla vita individuale e sociale. Con la possibilità di scomporre e ricomporre parte del DNA, introducendo mutazioni genetiche (gene e genoma), l'uomo sembra essere sul punto d'impadronirsi del processo che dà origine alla sua stessa persona, fino a riprogrammare sé stesso e quindi a dirigere, se sarà mai possibile, la sua evoluzione. Se è vero che il problema della sperimentazione sull'uomo ha sempre sollevato interrogativi di ordine morale, nella nostra epoca ha assunto risonanze inquietanti, anche in riferimento al trauma dell'esperienza nazista. La riduzione dell'uomo a cavia e la perdita di ogni dignità della persona sperimentate durante quel regime ha prodotto un tale orrore nella coscienza collettiva che ogni intervento sul corpo e sulla psiche umana è diventato da allora un evento che assume un'ampiezza senza precedenti nel dibattito contemporaneo.
Siamo tutti chiamati a una riflessione. Oggi siamo alle soglie di una delle più importanti rivoluzioni tecnologiche della storia dell'uomo: la cosiddetta rivoluzione biologica. La bioingegneria o l'ingegneria genetica fanno riemergere antichi fantasmi e paure. Chi non ha sentito parlare della storia del mostro di Frankenstein senza provare angoscia? Le reazioni di tutti noi oscillano tra la speranza di una liberazione dalle malattie e il timore di una violenza fatta alla nostra stessa umanità.
Quale deve essere l'atteggiamento morale dell'uomo davanti alle manipolazioni sulla vita e sulla morte? Sono ancora sufficienti i diritti tradizionali, o vi è la necessità di formularne di nuovi, per esempio il diritto a un patrimonio genetico non manipolato? Come si vede, bioetica è destinata a diventare una parola sempre più familiare perché le questioni da essa affrontate toccano tutti, sollecitano la nostra coscienza individuale, ma riguardano anche la vita della società. Essa si colloca tra pubblico e privato, e non a caso si parla di una bioetica quotidiana, particolarmente attenta alla cura della salute e alla qualità della vita, per distinguerla da una bioetica di frontiera, impegnata a riflettere su questioni più ampie, come la clonazione o i problemi sollevati dall'ingegneria genetica.
La regolamentazione morale e giuridica. La tecnologia ci insegna a raggiungere certi obiettivi indicandoci gli strumenti e le strategie più idonee, ma non sa rispondere alle domande: perché? qual è il senso, il significato, di una certa impresa? quale bene si prefigge? La bioetica richiama perciò l'uomo alla responsabilità di scegliere quale impresa va perseguita e quale no: da qui nasce la necessità di una regolamentazione sia morale sia giuridica.
Fissare regole, va detto con estrema chiarezza, non significa opporsi al progresso della scienza e della tecnologia: significa che vi sono fini e valori di importanza primaria che occorre tutelare. Tra questi, la salvaguardia della libertà, della dignità, dell'integrità dell'uomo, ma anche la difesa dell'ambiente e la cura della vita animale. La stessa complessità delle questioni affrontate è tale che la considerazione di tutti i possibili aspetti esige la partecipazione degli studiosi delle più varie aree di ricerca: dal diritto alla sociologia, alla filosofia, all'economia, alla psicologia. Anche la scuola è chiamata a svolgere un ruolo centrale, aggiornando gli studenti sullo stato della ricerca scientifica e sulle prospettive da essa aperte, ma, soprattutto, costruendo la capacità di discutere su queste tematiche, estesa alle famiglie e alla società civile. Le tecnologie biomediche, è indubbio, presentano elementi di forte ambivalenza: di qui la necessità di promuovere un'analisi seria, informata, equilibrata, che eviti sia il rifiuto assoluto sia l'incondizionata accettazione. Solo così le scelte potranno essere razionali e consapevoli.