bioraffineria
bioraffinerìa s. f. – Impianto in cui si compiono le operazioni sulle (v.) per ottenere energia, combustibili, prodotti chimici e materiali. Lo sviluppo delle b. trova motivazioni politico-strategiche che consistono soprattutto nel miglioramento della qualità dell’ambiente a livello locale (diminuire lo smog), regionale (ridurre le piogge acide) e globale (attenuare il cambiamento del clima per l’eccesso di CO2 introdotto nell’ambiente); nello smaltimento delle eccedenze agricole; nello sviluppo dell’economia rurale. Allo scopo di promuovere con successo le tecnologie industriali delle b. e dei prodotti di derivazione biologica occorre aumentare la produzione di materie prime rinnovabili; realizzare impianti dimostrativi sempre più integrati ed efficienti; incrementare la ricerca interdisciplinare (chimica, biotecnologia, ingegneria) con la finalità di migliorare i processi di conversione rinnovabili; sviluppare, infine, un approccio sistematico alle nuove sintesi e tecnologie di interesse. Si possono identificare concettualmente b. di generazione prima (per es., quelle adibite alla produzione di etanolo per fermentazione), seconda (più duttili nella produzione e adattabili alle esigenze del mercato, sono in grado anche di fornire, per es., amido, sciroppi di fruttosio, olio di mais, glutine e farina) e terza generazione (non ancora realizzate, dovrebbero essere quelle più somiglianti alle raffinerie di petrolio per complessità e flessibilità, e utilizzare in modo indifferenziato biomasse agricole, forestali o rifiuti organici).