BIREME (gr. διήρης; lat. birēmis)
Si designavano con questo nome nell'antichità non solamente le semplici imbarcazioni a due remi (gr. δίκωποι, lat. scaphae, intorno alle quali v. barca) ma anche, e più generalmente, quelle navi da guerra alle quali una grande snellezza di sagoma e un maggior numero di rematori conferivano una grande rapidità.
Una tradizione riferita da Plinio (Nat. Hist., VII, 56-57) attribuiva l'invenzione della bireme agli abitanti della ionica Eritre, ma questo tipo di navi appare diffuso nel sec. VIII tanto in Grecia, dove su vasi dello stile geometrico si vedono raffigurate le prime imbarcazioni con due ordini di rematori sovrapposti, il più basso dei quali è visibile attraverso finestrelle rettangolari od ovali, quanto fra i Fenici, come dimostra un rilievo, non posteriore al 700 a. C., esistente nel palazzo di Sennacherib. Questo anzi è il primo esempio di bireme propriamente detta, in quanto ambedue le file di rematori si trovano sotto coperta; disposizione che forse in seguito venne adottata dai Greci nelle loro navi da combattimento. Il molto discusso problema della collocazione dei rematori (il cui numero ascendeva a un centinaio) nell'interno della nave, sembra che sia da risolversi immaginando che la fila primitiva degli zugiti (da ζυγόν "banco di rematori") stesse più in basso e verso la chiglia, mentre la nuova fila aggiunta stava presso il bordo della nave su alti sgabelli (ϑρᾶνοι), donde il nome di traniti. Riproduzioni di biremi greche abbiamo su qualche pittura vascolare a figure nere, e forse anche nella base della celebre Nike di Samotracia; un'altra base simile a questa è stata recentemente ricostruita da molti frammenti a Cirene.
La bireme, adottata anche dai Romani, è rappresentata su alcuni rilievi dell'età imperiale, come quello proveniente dal tempio della Fortuna a Preneste, ora al Vaticano, sulle sculture della Colonna Traiana e su altre ancora. Ma tali rappresentazioni non ci dànno un tipo costante e uniforme di nave. Queste biremi si differenziano per la sagoma ora molto allungata, ora breve e tozza, per la presenza della ringhiera la quale, nelle navi romane, manca dove la tolda è più alta, per l'esistenza della cabina del comandante (camara), che si vede soltanto a poppa delle biremi dei rilievi traianei, per la presenza della torretta (pyrgos), utile per il lancio dei dardi, che appare nel rilievo prenestino. Nelle sculture della Colonna Traiana i rematori sono allo scoperto.
Alla classe delle biremi appartenevano forse anche quei lembi biremes ricordati da Tito Livio (XXXIV, 40) a proposito della flotta di Filippo di Macedonia, e infine le cosiddette liburnae degli Illirî, leggieri vascelli di forma allungata, che in origine sembra abbiano avuto un doppio ordine di rematori, ma dei quali ci manca ogni rappresentazione figurata, non potendosi considerare come tale quella di un mosaico scoperto in Tunisia, sul quale è riprodotta una pesante nave da carico indicata contemporaneamente dall'iscrizione coi nomi di liburna e di apaeona.
Bibl.: A. Köster, Das antike Seewesen, Berlino 1923; v. anche barca.