Vedi BISENZIO dell'anno: 1959 - 1994
BISENZIO (Visentum, Visentium, Visentia - v. vol. II, p. 105)
Memoria dell'abitato etrusco è data da Plinio (Nat. hist., III, 52) con la menzione dei Visentini (Esentini nella lezione, corrotta, della maggior parte dei codici) tra i popoli dell'Etruria. Dell'antico centro sono note soprattutto le necropoli che si sviluppano con discontinuità su ampie fasce di terreno attorno al monte Bisenzo. Sondaggi stratigrafici effettuati sul monte hanno posto in luce cospicui resti di strutture pertinenti ad abitazioni dell'Età del Bronzo Finale (X sec. circa a.C.) con abbondanti frammenti tipicamente protovillanoviani nei livelli d'uso e le fondazioni in grossi blocchi di tufo di edifici di epoca etrusca. Aree di abitato sono state individuate anche in varie zone al di fuori del Monte Bisenzo. Si ha notizia di tratti di mura etrusche individuati all'Olmo Bello nel corso degli scavi di quel sepolcreto.
Le ricerche più recenti hanno documentato la ininterrotta continuità di vita a B. dall'Età del Bronzo Finale fino all'epoca etrusca e l'articolarsi dell'abitato in varî nuclei distinti dislocati su un'ampia fascia territoriale sia in posizione elevata sia in pianura. Questi elementi differenziano alquanto B. dagli altri centri dell'Etruria meridionale, privi di consistenti testimonianze di vita anteriormente all'Età del Ferro (IX sec. a.C.) e imperniati fin dall'inizio del loro sviluppo su unità topografiche ben definite, caratterizzate come tali dalla naturale conformazione geomorfologica. Tali circostanze rendono conto della particolare fisionomia della cultura visentina nella fase iniziale dell'Età del Ferro, contraddistinta da notevoli tratti di arcaismo verosimilmente dovuti ad un graduale trapasso, senza le cesure e le discontinuità altrove rilevate, dal Protovillanoviano al Villanoviano.
I corredi funerarî del Villanoviano Arcaico sono caratterizzati dal frequente impiego di vasi cinerarî di forma varia, per lo più brocche, in luogo del biconico canonico, dalla presenza di numerosi elementi accessorî spesso replicati in più esemplari a costituire completi servizî da mensa. Notevole è la frequenza delle urne a capanna, talvolta con inserzione di figure plastiche antropomorfe, utilizzate senza distinzioni di sesso e di età; larga attestazione ha la sostituzione di oggetti d'uso reale con riproduzioni simboliche di formato ridotto (tavolini rotondi a tre piedi, scudi, soprattutto cuspidi). I corredi funerari del Villanoviano evoluto mostrano forti modificazioni intorno alla metà dell'VIII sec. a.C. e nei decenni successivi. Pur manifestandosi ancora tratti di attardamento culturale, sono ora accolti, e in parte originalmente rielaborati, modelli formali e decorativi della tradizione greca tardo-geometrica fiorente in quegli stessi anni a Tarquinia e soprattutto a Vulci, nella cui sfera di influenza B. appare ora inserita. Appartengono a questa fase numerosi corredi di tombe a incinerazione (a B. come a Vulci il rito crematorio perdura a lungo) con vasi, per lo più ancora d'impasto e fatti a mano, dalla esuberante decorazione geometrica cui si associano fittili d'impasto scuro spesso con ornati a lamelle metalliche, vasi di lamina bronzea decorati a sbalzo talora con applicazioni di figure plastiche di bronzo, scudi di bronzo con ornati a sbalzo, oreficerie, ecc.
Si nota in questa fase per la prima volta a B., in sincronia con i maggiori abitati dell'Etruria meridionale, una netta disparità nella composizione e ricchezza di alcuni corredi, riflesso evidente dell'emergere di un ceto aristocratico che nei rituali funerarî sottolinea l'eccellenza del proprio rango. Elemento distintivo di questa esibizione di orgoglio aristocratico è l'accoglimento, come a Tarquinia e a Vulci, della moda ellenica del banchetto col naturale complemento dell'uso del vino: compaiono ora crateri (a volte utilizzati come ossuarî), brocche, askòi configurati in forma di volatile, coppe biansate, ecc., con decorazioni mutuate da modelli greci fedelmente imitati. Successivamente, in seguito al definirsi di nuove sfere di influenza fra Vulci, Tarquinia e Cerveteri, B. viene esclusa dalle maggiori correnti del commercio (pur ricevendo ceramiche importate); per buona parte del VII sec. a.C. la produzione vascolare locale si attarda nella elaborazione di moduli geometrici, superati nei maggiori centri dell'Etruria meridionale a differenza degli abitati dell'interno della regione, ormai confinati in un ruolo secondario.
Nel VI sec. a.C. alle tombe a fossa con cassoni di tufo, e alle più rare tombe a pozzo con custodia che segnano una limitata ripresa del rito crematorio, si affiancano le tombe a camera (sepolcreti settentrionali e, in parte, occidentali) che talvolta presentano decorazioni geometriche dipinte, con suppellettili di buona qualità (buccheri, vasi a figure nere, bronzi). Potrebbero risalire a questa epoca le mura individuate all'Olmo Bello che, qualora se ne potesse accertare la funzione di cinta muraria, indicherebbero un riassetto urbanistico cui potrebbe rapportarsi anche la costruzione di edifici pubblici sul monte Bisenzo.
Nel corso del V sec. a.C. viene a mancare ogni documentazione funeraria: evidentemente, nell'ambito della grande crisi che colpisce la regione, B. decade notevolmente, tornando in età tardo repubblicana a nuova vita con la costituzione del municipio visentino, ascritto alla tribù Sabatina. I maggiori nuclei di antichità visentine sono a Roma nei Musei di Villa Giulia e «L. Pigorini», nonché nei Musei archeologici di Viterbo e di Firenze.
Bibl.: Scavi e scoperte: G. Colonna, Capodimonte (Viterbo). Necropoli etrusca di Visentium, in BdA, L, 1965, p. 106; AA.W., Repertorio degli scavi e delle scoperte archeologiche nell'Etruria Meridionale, I, Roma 1969, p. 26; II, Roma 1972, pp. 27 ss., 114 ss.; III, Roma 1981, p. 50 ss.; F. Delpino, Saggi di scavo sul Monte Bisenzo, in Archeologia nella Tuscia, I, Roma 1982, p. 153 ss.; M. Pandolfini, in G. Nenci, G. Vallet (ed.), BT CGI, IV, 1985, pp. 55-63, s.v.; J. Driehaus, Ricerche su un insediamento arcaico a Monte Bisenzo, in StEtr, LIII, 1985 (I987), p. 51 ss.
Età del Bronzo e del Ferro: K. Raddatz, Bisenzio I. Beobachtungen auf einem eisenzeitlich-friihetruskischen Siedlungskomplex, in HambBeitrArch, V,
1975) p. 1 ss.; F. Delpino, La prima età del ferro a Bisenzio. Aspetti della cultura villanoviana nell'Etruria meridionale interna, in MemAccLinc, s. VIII, XXI, 6, 1977, p. 453 ss.; id., La prima età del ferro a Bisenzio. Divisione in fasi ed interpretazione culturale, in StEtr, XLV, 1978, p. 39 ss.; M. A. Fugazzola Delpino, F. Delpino, Il bronzo finale nel Lazio settentrionale, in II Bronzo finale in Italia. Atti della XXI Riunione Scientifica dell'Istituto Italiano di Preistoria e Protostoria, Firenze 1979, p. 275 ss.; E. M. Edlund, The Iron Age and Etruscan Vases in the Olcott Collection at Columbia University, New York (Transactions of the American Philosophical Society, LXX), New York 1980; id., A Tomb Group from Bisenzio in the Barrett Collection, Buffalo, New York, in AJA, LXXXV, 1981, p. 81 ss.; Κ. Raddatz, Bisenzio II, Eisenzeitliche und frühetruskische Funde aus Nekropolen von Bisenzio (Com. Capodimonte, Prov. Viterbo), in HambBeitrArch, IX, 1982, p. 71 ss.; M. A. Fugazzola Delpino, La cultura villanoviana. Guida ai materiali della prima età del Ferro nel Museo di Villa Giulia, Roma 1984, p. 133 ss. - Periodo geometrico: F. Delpino, M. A. Fugazzola Delpino, Vasi biconici tardo-geometrici, in ArchCl, XXVIII, 1976, p. 1 ss.; E. La Rocca, Crateri in argilla figulina del geometrico recente a Vulci. Aspetti della produzione ceramica d'imitazione euboica nel villanoviano avanzato, in MEFRA, XC, 1978, p. 465 ss.; H. P. Isler, Ceramisti greci in Etruria in epoca tardogeometrica, in NumAntCl, XIII, 1983, p. 9 ss. - Periodo orientalizzante: I. Strøm, Problems Concerning the Origin and Early Development of the Etruscan Orientalizing Style, Odense 1971; M. Martelli, La ceramica greco-orientale in Etruria, in Les céramiques de la Grèce de l'est et leurs diffusion en Occident, Colloque du CNRS, Napoli 1976, Parigi-Napoli 1978, p. 150 ss.
Iscrizioni etrusche e latine: CIE, III, I p. 69 ss.; CIL, XI, I, p. 444 ss.; L. Gasperini, Nuove iscrizioni etrusche e latine di Visentium, in Epigraphica, XXI, 1959, p. 31 ss.; id., Un'ignota dedica alla Fortuna e i confini del Municipio visentino, in Miscellanea greca e romana (Studi pubblicati dall'Istituto Italiano per la Storia Antica, 16), Roma 1965, p. 301 ss.