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BISTRIŢA

di N. I., C. I. - Enciclopedia Italiana (1930)
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BISTRIŢA (A. T., 79-80)

N. I.
C. I.

A Città della Romania (in tedesco Bistritz, in ungherese Besztercze), capoluogo del distretto di Bistriţa-Năsăud (Transilvania). È situata a 361 m. s. m. sulla destra del fiume omonimo, afliuente del SomeŞ. Ha circa 15.000 abitanti.

È stata fondata da quelli che, impropriamente, i Romeni chiamarono Sassoni (SaŞi), coloni che i re di Ungheria fecero venire dalla regione della Mosa e della Mosella. In principio non fu che un centro rurale, ma le possibilità di commercio con la Moldavia vicina le diedero ben presto un'importanza economica notevole. Nel mezzo della piazza centrale sorse una delle più belle chiese della Transilvania. Bistriţa si trova menzionata la prima volta nei documenti solo al principio del secolo XIII, quando fu distrutta dai Tartari. Verso il 1330 vi risiedeva un conte che, come vassallo della corona d'Ungheria, era lo strumento di essa e della sua politica d'espansione verso le regioni al di là dei Carpazî, dominate ancora dai Tartari. Il titolo di conte di Bistriţa fu riunito poi con quello di conte dei Secui (Szeklers).

I monasteri di Bistriţa. - Hanno il nome di Bistriţa anche due notevoli monasteri romeni, uno in Moldavia (distretto di Neamţ) e uno in Valacchia (distretto di Vâlcea).

Il primo, che si trova nella valle del Bistriţa, affluente del Siret, fu costruito nel 1420 dal principe Alessandro il Buono, che vi fu sepolto nel 1432. Stefano il Grande vi edificò la torre campanaria. Venne ricostruito nel 1554 dal principe Alessandro LăpuŞneanu, che aveva chiesto architetti e pittori al doge di Venezia. È uno dei più importanti di quest'epoca. La chiesa ha i tratti caratteristici dello stile moldavo-bizantino con alcune particolarità dell'epoca. Vi si conservano le tombe di Chiajna, moglie del principe Stefano Lăcustă e quella di Anna, moglie di Alessandro il Buono. La porta del suo vestibolo, in istile del Rinascimento, al disopra della prima pietra d'iscrizione reca scolpiti lo stemma moldavo, la luna, il sole ed altre insolite figure; nella lunetta della porta d'ingresso nel pronao, invece della solita icone, è scolpito un ornamento di stile gotico; all'esterno della chiesa le basi delle colonne hanno ornamenti fioriti e stilizzati, che sembrano ricavati da stoffe del Rinascimento. Nel vestibolo e nella cupola si scorgono ancora tracce delle antiche pitture, che dovevano coprire i muri dentro e fuori; gli attuali dipinti dell'interno non sono che un rifacimento recente. La torre campanaria, costruita nel 1498, è rinforzata ai quattro angoli. Delle due campane quella del 1490 porta un'iscrizione latina.

Il secondo, quello valacco, che si trova nella valle del Bistriţa, affluente dell'Olt, costruito nel 1519 dai fratelli Barbu, Pârvu, Danciu e Radu Craiovescu, i noti fondatori della città di Craiova, e restaurato nel '600 dallo Spătar, poi principe, Costantino Brâncoveanu, indi nel 1855 per opera degli architetti tedeschi Schlater e Freiwald, comprende un'interessante pagina dell'influsso italiano sull'arte valacca. La porta d'ingresso della chiesa ha ornamenti in pietra (con l'iscrizione Mane MeŞter) di stile veneto-dalmata. La forma primitiva della chiesa si può vedere riprodotta in un tabernacolo di metallo in istile veneziano, rappresentante una chiesa quadra con una torre in mezzo, una sul coro, due sulla facciata e con sei iconi ad ogni lato dei muri. Un vaso inciso con l'Assunzione ed altre figurazioni religiose; un ciborio; un incensiere; un vaso per il pane benedetto; le rilegature in argento di alcuni libri sacri, come quella del rituale del 1521, con incisioni, dimostrano l'ispirazione italiana, specialmente quella di Ragusa e di Venezia. Fra questi oggetti sacri sono alcuni tappeti di Genova, uno dei quali venne donato nel 1520 dal principe Neagoe Basarab.

Bibl.: Per il monastero moldavo, v. N. Iorga, Inscripţii din bisericile României, Bucarest 1905, I; N. Iorga-G. Balṣ, Histoire de l'art roumain ancien, Parigi 1922; G. Balṣ, Bisericile maldoveneṣti din veacul al XVI-lea, Bucarest 1928.

Per quello moldavo, v. Al. Odobescu, Scrieri literare ṣi istorice, Bucarest 1887; Sp. P. Cegǎneanu, Din odoarele bisericeŞitiale Muzeului Naţional, in Buletinul Comisiunii Monumentelor Istorice, III (1910); N. Iorga-G. Balṣ, Histoire de l'art, citata.

Vedi anche
Liviu Rebreanu Scrittore romeno (Târlişina, Năsăud, 1885 - Valea Mare, Piteşti, 1944). Esordì con raccolte di novelle: Frământări ("Tormenti", 1912); Golanii ("I vagabondi", 1916); Răfuiala ("La resa dei conti", 1919); Calvarul ("Il Calvario", 1919). Grande successo ebbe il romanzo Ion ("Giovanni", 1920), quadro di ... Transilvania (romeno Transilvania o Ardeal; ted. Siebenbürgen; ungh. Erdély) Regione naturale e storica della Romania, ampia poco meno di 60.000 km2 e costituita essenzialmente dal bacino di T., zona di colline argillose e marnoso-arenacee la cui altezza media si aggira sui 400 m s.l.m., chiusa a N, a E e a S dal ... Ion Antonescu Generale e uomo politico romeno (Piteşti 1882 - Bucarest 1946); nell'autunno del 1919 occupò Budapest domando la rivolta di Béla Kun; capo di stato maggiore nel 1933, ministro della Difesa nel 1938, comandante della Bessarabia (1939), subì in quell'anno una breve eclissi (chiusura nel monastero di Bistriţa) ... tedesco Il complesso dei dialetti della famiglia germanica occidentale, diffusa come lingua nazionale e ufficiale nelle attuali Germania, Austria e parte della Svizzera (➔ Germania).
Tag
  • STEFANO IL GRANDE
  • TRANSILVANIA
  • RINASCIMENTO
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Vocabolario
bistrare
bistrare v. tr. [der. di bistro; cfr. il fr. bistrer]. – Tingere, ombreggiare, scurire con il bistro: cominciò a imbellettarla, a bistrarla, sulle gote, negli occhi, alla bocca, con spaventosa esagerazione (Pirandello). ◆ Part. pass. bistrato,...
bistro
bistro s. m. [dal fr. bistre]. – 1. Polvere colorante naturale bruno-scura, costituita da idrato di manganese (bruno di manganese), esistente in natura e ottenuta anche per precipitazione con soda della soluzione di un sale di manganese;...
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