BITLIS (A. T., 73-74)
Città dell'Armenia turca, detta anticamente in armeno Paghiš, posta a 35 km. a SO. del Lago di Vān in una stretta conca fra le prime alture del Tauro Armeno, a 1580 m. s. m. Tre corsi d'acqua concorrono nella bassura a formare il Bitlis Su, che taglia con un'incassata valle d'erosione la catena del Tauro e affluisce nel Tigri, offrendo una via di comunicazione non molto agevole, ma frequentata, con l'alta Mesopotamia. La conca è verdeggiante di salici e pioppi lungo i fiumi, di giardini e colture, di boschi di noci e di olmi sulle prime falde della montagna. Fra le case a terrazza, in generale ben costruite, emergono i minareti delle moschee, e il castello medievale, abbandonato e in rovina, coronante un'altura posta nel centro della città. La popolazione (9050 ab. al 28 ottobre 1927), mista di Turchi e Curdi, aveva prima della guerra mondiale nna colonia armena e una siriaca-giacobita, ma parlante l'armeno, alla quale appartiene pure il monastero fortificato di Astvacacin, a 2 km. dalla città. Fu a lungo una cittadella curda, praticamente indipendente, come ancora la trovò padre Maurizio Garzoni alla fine del sec. XVIII; quivi il governo turco si stabilì definitivamente soltanto nel 1849. È capoluogo di vilâyet (90.319 ab. al 28 ottobre 1927, su una superficie di 16.507 kmq.), dopo lo smembramento di quello di Erzurum. Conduce un commercio assai attivo con Erzurum e con la Mesopotamia, esportando lana, tessuti di cotone, frutta, noce di galla, gomma e tabacco.