BITUME (VII, p. 117)
Il comitato eletto dal VII Congresso internazionale della strada tenuto a Milano nel 1926 ha definito come bitumi le miscele di idrocarburi naturali o pirogenetici o di loro combinazioni, sovente accompagnati dai loro derivati non metallici, miscele che possono essere gassose, liquide, semisolide e solide, e che sono interamente solubili nel solfuro di carbonio. Tale definizione si riferiva specialmente ai bitumi che si estraggono dai petrolî mediante la distillazione.
Questi bitumi riescono puri all'analisi, risultando solubili al 99,8% nel solfuro di carbonio. La produzione mondiale di questi bitumi nel 1934 è stata complessivamente di 5.170.000 tonnellate, delle quali 3.620.000 tonn. negli Stati Uniti, 1.390.000 tonn. in Europa e 160.000 nel resto del mondo. La principale loro applicazione è nei lavori stradali per dare alla superficie della strada impermeabilità, compattezza ed elasticità.
La distillazione del petrolio greggio (XXVII, p. 49) permette di separare bitumi di diversa penetrazione ossia di diversa consistenza.
Durante il processo occorre operare alla temperatura più bassa possibile per non riscaldare troppo il bitume. Questo risultato si ottiene con due metodi: la distillazione con iniezione di vapore e la distillazione nel vuoto. Quest'ultimo sistema è meno economico e non ha applicazioni in Europa.
Nel sistema a iniezione di vapore, la distillazione comprende due fasi distinte: il riscaldamento del petrolio greggio e l'iniezione di vapore.
Il riscaldamento del petrolio si fa in due tempi: 1. in un apparecchio di ricupero del calore; 2. in caldaie tubolari.
Il petrolio greggio dal serbatoio di deposito viene travasato, con pompe, nel primo apparecchio dove il bitume caldo prodotto e l'olio greggio che escono in contro-corrente gli cedono parte del loro calore.
L'olio riscaldato in tal modo passa nelle caldaie tubolari. L'insieme dei tubi forma un serpentino da 500 a 600 metri di lunghezza e ogni tubo ha il diametro di 10 cm. Il serpentino viene riscaldato coi gas provenienti da un focolaio a carbone o a mazout. L'olio greggio, quando esce dal serpentino, si trova alla temperatura conveniente per subire l'ulteriore riscaldamento a vapore. Esso arriva al sommo di un grande cilindro verticale detto "evaporatore" e cade su una serie di piastre disposte in cascata. Il vapore, iniettato attraverso tubi muniti di fori, trascina i prodotti leggieri (benzine, petrolî, gas-oils, olî lubrificanti, a seconda del tipo di petrolio greggio in lavorazione). Queste diverse sostanze vengono raccolte e lavorate a parte. Il bitume esce dalla parte inferiore dell'evaporatore; esso viene condotto all'apparecchio per lo scambio delle temperature e da questo al serbatoio di deposito. Esso viene poi da qui estratto e messo entro barili, oppure spedito in massa.
Il processo permette di produrre, come detto prima, bitume della consistenza o penetrazione desiderata, e cioè più o meno duro secondo il bisogno. Basta regolare la temperatura dell'olio greggio e la temperatura del vapore iniettato.
Questo trattamento è preferibile a quello di spingere la distillazione sino ad estrarne bitume molto duro, che poi viene flussato con olî greggi per ottenere la qualità con la penetrazione desiderata.
La fabbricazione del bitume è facilmente controllabile nelle sue varie fasi e si può sempre rilevare la qualità del prodotto. La quantità di vapore fornita viene misurata con un contatore, e un termometro registratore permette di ottenere un diagramma delle successive temperature.