BITURIGI (Bituriges)
Popolazione della Gallia, divisa in due nuclei: uno, il maggiore, formato dai Biturigi Cubi; l'altro dai Biturigi Vivisci. Essi vivevano in sedi separate e lontane.
I Biturigi Cubi sono i soli menzionati da Cesare, che li chiama perciò Biturigi, senz'altra aggiunta. Essi confinavano a levante con gli Edui, dai quali eran divisi dalla Loire (Liger), a tramontana coi Carnuti (Carnutes), a ponente coi Pittoni (Pictones). Il loro territorio corrisponde agli odierni dipartimenti dello Cher, dell'Indre e di parte dell'Allier, al paese, cioè, che una volta era detto Berry. Le città principali erano Avarico e Novioduno. Quando Cesare venne in Gallia questi Biturigi stavano sotto il protettorato degli Edui, amici dei Romani. Nel 54 si unirono a Vercingetorige, incendiarono venti loro città e ottennero che fosse risparmiata la capitale, Avarico, che speravano di poter difendere. Ma Cesare se ne rese padrone.
Alla liberazione di Alesia essi dovevano contribuire con un contingente di dodicimila uomini. Anche dopo la resa di Vercingetorige meditarono una rivolta che fu presto soffocata. I Biturigi possedevano un territorio fertilissimo, ben popolato, fornito di miniere di ferro. Essi avevano saputo acquistare nome nell'arte di lavorare i metalli.
I Biturigi Vivisci abitavano a mezzogiorno dell'estuario della Gironda (Garumna), il quale li divideva dai Santoni. La loro capitale era Burdigala (Bordeaux). Nel paese in cui erano stanziati, essi formavano, come già osservavano gli antichi, una vera isola etnografica, che stava a sé, anche come circoscrizione tributaria.
I Biturigi, così i Cubi come i Vivisci, avevano sotto l'impero romano l'appellativo di liberi. Essi erano anche segnalati per la produzione del vino.
Bibl.: De Ruggiero, Dizionario epigr., I, col. 1008; Ihm, in Pauly-Wissowa, Real-Encycl., III, col. 548 seg., e gli autori ivi citati; Jullian, Histoire de la Gaule, II, Parigi 1909, p. 534 segg.; VI, 1920, p. 397 segg.