BLACASSO (Blacatz)
Gran barone di Provenza, dilettante di poesia e amico di trovadori, vissuto nei secoli XII e XIII. Narra di lui la biografia provenzale, scritta poco dopo la sua morte, che gli piacquero la liberalità, il corteggiar donne, la guerra, lo spendere, e tener corte, e il fasto e il canto e il divertimento, e tutti quei fatti per i quali un uomo valoroso acquista pregio. I componimenti suoi sono una canzone amorosa, semplice, ma priva di originalità, un certo numero di tenzoni, cioè stanze scambiate con amici, notevoli per buon umore o malizia, insomma per spasso, e un diverbio con certo Bonafe, piuttosto acre. Egli ebbe dimora tra la Durenza e il mare, in Aups (nel dipartimento del Varo); appare per la prima volta in un documento del 1183 come presente al trattato di pace tra Alfonso I d'Aragona e il conte di Tolosa; poi in altri degli anni seguenti, sempre col re; nel 1188 per la rinnovazione di un trattato con Nizza; e poi sempre, o col re, o con i signori di Baux o col conte Raimondo Berengario. Nel 1228 fu incaricato da Federico II imperatore di indurre la città di Marsiglia a riammettere Ugo di Baux e sua moglie nel godimento dei loro diritti; nel 1235 è con i baroni che si sollevano contro Raimondo Berengario per certe imposizioni, e lo costringono a nominare un collegio di arbitri. Questo è l'ultimo documento: nel febbraio del 1238 egli era già morto, e i suoi tre figli con la madre Laura accordano il diritto di pascolo nei loro dominî a Guillaume de Vevre: sicché la sua morte dev'essere del 1237, ma anteriore al 22 novembre, quando a Cortenuova Federico II sconfisse la seconda Lega lombarda. Lo compianse Sordello in un celebre serventese. Blacasso e Raimondo Berengario furono gli ultimi mecenati dei trovadori, e pare che raccogliessero della brillante poesia gli ultimi aneliti nell'angolo tra il Rodano e le Alpi.
Bibl.: O. Soltau, Blactaz, ein Dichter und ein Dichterfreund der Provence, Berlino 1898; Die Werke des Trobadors Blacatz, Halle 1900 (estr. da Zeitschrift für romanische Philologie, XXIII e XXIV); ma si veda H. Suchier, in Literaturblatt, XXI, 298 e Coulet, in Annales du Midi, XIII, 389-398, con molte correzioni; Stronski, in Revue des langues romanes, 1907.