Edwards, Blake (propr. McEdwards, William Blake)
Regista, sceneggiatore, produttore e attore cinematografico e televisivo statunitense, nato a Tulsa (Oklahoma) il 26 luglio 1922. Figura tra le più eclettiche del cinema sonoro statunitense, E., che ha comunque sempre amato mescolare registri e stilemi diversi, è stato ‒ dopo Billy Wilder ‒ il maggiore erede della grande stagione classica della commedia, che ha saputo rivisitare con umori moderni, sarcastici quanto amari. All'interno di una nutrita filmografia, ricca di titoli di notevole valore, si è rivelato eccellente direttore di attori, pronto a valorizzare, con estrema sensibilità, le diverse sfumature e l'intensità delle interpretazioni.Nipote di J. Gordon Edwards, regista del cinema muto, e figlio di Jack McEdwards, direttore di scena e produttore esecutivo cinematografico, E. si diplomò alla Beverly Hills High School. Giovanissimo svolse varie mansioni alla 20th Century-Fox, che gli permisero di entrare nella produzione, esordendo poi come attore nel 1942 in Ten gentlemen from West Point (I cavalieri azzurri) di Henry Hathaway. Ben presto a questa attività affiancò quella di sceneggiatore e produttore, svolgendole tutte nel western Panhandle (1949; Pian della morte) di Leslie Selander. Nel 1952 esordì in televisione scrivendo la serie Four star playhouse, ma fu il lavoro di sceneggiatore per il cinema che preparò E. per l'esordio nella regia. Nel 1953 scrisse infatti per Richard Quine una commedia musicale interpretata da Mickey Rooney, All ashore (1959; Marinai a terra), e sempre per Quine scrisse altri film, tra i quali il musical Cruisin' down the river (1953) e il noir Drive a crooked road (1955; Il terrore corre sull'autostrada). Nel 1955 realizzò anche il suo primo film da regista, Bring your smile along (Quando una ragazza è bella), la cui storia si sviluppa essenzialmente per consentire le esibizioni canore di Frankie Laine; dopo alcuni altri titoli di scarso rilievo e due serie televisive di successo (Peter Gunn e Mr. Lucky), nel 1959 diresse il primo film di un certo valore, Operation Petticoat (Operazione sottoveste), divertente e rocambolesca satira antimilitarista con Cary Grant e Tony Curtis. Ma fu dagli inizi degli anni Sessanta che E. trovò la sua vena più singolare, inanellando una serie di film memorabili: in primo luogo Breakfast at Tiffany's (1961; Colazione da Tiffany), modellato sulla commedia sofisticata degli anni Trenta, memore comunque della lezione di Leo McCarey, dal tono deliziosamente svagato (nell'interpretazione di Audrey Hepburn) e melanconico (si pensi alla canzone, di Henry Mancini, Moon river); quindi Experiment in terror (1962; Operazione terrore), che si snoda come un thriller, decostruendone di fatto i meccanismi e le tipologie. Sempre nel 1962 diresse anche uno dei suoi film più personali e belli, Days of wine and roses (I giorni del vino e delle rose, con una grande interpretazione di Jack Lemmon), dolorosa e intensa storia di alcolismo, ma poco dopo tornò di nuovo alla commedia, in questo caso dai toni giallo-rosa e percorsa da una comicità di tipo surreale, realizzando The Pink Panther (1964; La Pantera rosa) che introdusse l'esilarante figura dell'ispettore Clouseau, affidato all'inimitabile tono trasognato e quasi astratto di Peter Sellers; personaggio che venne riproposto anche nel successivo A shot in the dark (1964; Uno sparo nel buio), che, pur non raggiungendo i livelli del precedente, risulta tuttavia divertente e ricco di gag. Con The great race (1965; La grande corsa) E. volle recuperare, in chiave comica e talora esilarante, il modello del film d'avventura, con espliciti omaggi al muto. A queste opere fece seguito un thriller di baroccheggiante densità, Gunn (1967; Peter Gunn: 24 ore per l'assassino), ripresa di una serie televisiva ideata nel 1958 e diretta, tra gli altri, dallo stesso regista. Ma fu con The party (1968; Hollywood party) che E. raggiunse un perfetto equilibrio tra rivisitazione dei generi e accumulo di gag in stile slapstick comedy, ancora una volta affidandosi alla vena iconoclasta di Peter Sellers per lasciar affiorare, nell'ambito di una feroce satira di Hollywood, l'elegia del disadattamento. E. avrebbe poi continuato a offrire proprio nella commedia, riattualizzata alla luce dello spirito dei tempi, i suoi risultati migliori. Nel 1970 con Darling Lili (Operazione crêpes suzette), nonostante l'insuccesso decretato da critica e pubblico, iniziò l'importante sodalizio artistico e sentimentale con Julie Andrews (sposata in seconde nozze nel 1969) che divenne l'interprete principale dei suoi film successivi. Dopo una curiosa e anomala storia di spionaggio, The tamarind seed (1974; Il seme del tamarindo), la ripresa della serie della Pantera rosa (con tre film, di cui il più riu-scito è The Pink Panther strikes again, 1976, La Pantera rosa sfida l'ispettore Clouseau) e un'altra opera, 10 (1979), ricca di un caustico umorismo, S.O.B. (1981) e Victor/ Victoria (1982; Victor Victoria), che nel 1983 ha ottenuto il premio César e il premio David di Donatello per il miglior film straniero, hanno riproposto ai massimi livelli la notevole capacità di E. di scardinare dall'interno i meccanismi classici. Il primo è un'acida satira del sistema hollywoodiano ‒ che a metà degli anni Settanta E. aveva lasciato per rifugiarsi in Europa ‒ ma anche una meditazione amara sulla morte e sull'amicizia; l'altro, che rielabora la storia già portata sullo schermo da Reinhold Schünzel nel 1933 (Viktor und Viktoria), nella sua esibita teatralità è una sagace riflessione sul tema del doppio e dell'ambiguità, degna di Ernst Lubitsch. Affidandosi all'estro recitativo di Julie Andrews che, in virtù di una certa grazia innata, conferisce al personaggio i segni dell'androgino, E. rende più esplicita la sua ricorrente riflessione sulla linea sottile che separa l'essere dall'apparire, la verità dalla menzogna, il maschile dal femminile, la realtà e i suoi simulacri spettacolari. Fino a far assumere alla nozione di ambiguità, indagata in tutte le sue sfumature, la valenza di complessità. Negli anni successivi E. non ha ritrovato più la stessa vena, sebbene quasi tutti i suoi ultimi film contengano ancora momenti ispirati e tratti tipici del suo stile. A partire da un coraggioso spaccato autobiografico (That's life!, 1986, Così è la vita) fino a Switch (1991; Nei panni di una bionda), che ripropone, sia pure con tocco meno raffinato, il motivo della sovrapposizione, dell'incastro, del confine continuamente rimesso in discussione tra sensibilità femminile e maschile, e a Son of the Pink Panther (1993; Il figlio della Pantera rosa), dove Roberto Benigni è opportunamente chiamato a evocare la comicità di Peter Sellers, rivelando ancora una volta la grande attenzione sempre riservata da E. agli attori.
R. Benayoun, Blake Edwards, ou la sophistication de l'innocence, in "Positif", 1973, 151.
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P. Lehman, W. Luhr, Blake Edwards, Athens (OH)1981.
Blake Edwards, a cura di E. Monteleone, Venezia 1982.
Blake Edwards: l'occhio composto, a cura di E. Bruno, Recco-Genova 1997.