Blocco
Con il termine blocco si indica in medicina l'arresto o la sospensione di una funzione (movimento articolare, attività secretoria, trasmissione di uno stimolo, flusso di un liquido organico ecc.), per lo più dovuti a cause morbose, ma talora indotti a scopo terapeutico. Si parla per es. di blocco cardiaco per indicare l'arresto (blocco totale) o il ritardo (blocco parziale) della conduzione degli impulsi elettrici del cuore (v.), che normalmente si trasmettono dall'atrio al ventricolo determinando la contrazione successiva delle cavità; di blocco renale per indicare l'arresto, talora irreversibile, della funzione filtrante del rene (v.); di blocco articolare per indicare l'immobilizzazione di un'articolazione (v.) per interposizione di un corpo libero articolare tra i capi ossei; di blocco novocainico per indicare la sospensione temporanea della conduzione nervosa in un nervo o in un ganglio, ottenuta per mezzo di infiltrazione paraneurale di novocaina.
In psicopatologia il termine blocco viene usato per definire il rallentamento, che può arrivare fino all'arresto, del fluire psicomotorio, in assenza di paralisi o paresi, o l'arresto dello scorrere delle idee e delle emozioni. Il blocco psicopatologico spesso si traduce nel fenomeno del 'negativismo', da intendersi come aumento della resistenza muscolare a un movimento imposto al fine di modificare una posizione assunta: tipico è il negativismo della mano, per il quale il paziente all'invito di porgere la mano la ritrae; analogamente, all'invito di avanzare un passo, il paziente arretra, o indifferente o impaurito o indeciso, come se 'non potesse volere'. Un tale blocco è stato inquadrato classicamente (Gruhle 1950) tra i disturbi della volontà ed è stato interpretato come un'alterazione dell'equilibrio tra impulso e contro-impulso. È importante distinguere, come fece E. Bleuler, fra blocco 'esterno' e blocco 'interno', che potrebbe essere inteso come un negativismo contro le proprie pulsioni, immediatamente contraddette; si parla in questo caso di 'intoppo', per es. delle idee. L'opposto del blocco è costituito dall'automatismo 'a comando' o 'a imitazione' (ecografia, ecolalia, ecoprassia). Si riscontrano blocchi soprattutto nelle forme schizofreniche, nelle quali lasciano, una volta superati, ricordi penosi (sensazione di 'aver subito un incantesimo', sensazione di 'esser murato vivo'). Un marcato rallentamento motorio fino allo stato di arresto e al blocco si osserva anche nelle psicosi melancoliche, nelle depressioni vitali, nelle sindromi psicomotorie indotte da psicofarmaci o da sostanze (per es., bulbocapnina, monoetilammide dell'acido lisergico, psilocibina), con o senza allucinazioni, e in alcuni manifestazioni del morbo di Parkinson (v.). In questi ultimi casi, specialmente prima dell'avvento dell'attuale farmacoterapia e in qualche circostanza ancora oggi, predominano l'intoppo dell'ideazione e delle pulsioni e il rallentamento nell'esecuzione dei movimenti (sovente non di tutti) fino all'immobilità statuaria, all'amimia e a notevoli difficoltà per i cambiamenti di posizioni e di atteggiamenti. Tali blocchi non vanno confusi con tutti quei disturbi psicomotori, di svariata forma e intensità, che caratterizzano le sindromi schizofreniche dette catatoniche, che sono caratterizzate dal predominio delle acinesie involontarie. Tipici sono in queste forme la perdita dei movimenti mimici, la fissità dello sguardo perso nel vuoto, certe smorfie 'fissate', con corrugamenti frontali e/o sorrisi stereotipati, e soprattutto gli arresti a mezz'aria dei movimenti, le pose statuarie congelate in atteggiamenti inusuali, anche scomodi o pressoché impossibili. A volte non è facile distinguere tali modalità ipo- o acinetiche dalle frequenti sindromi discinetiche indotte da inadeguata somministrazione di farmaci neurolettici o da 'stati psichici d'eccezione' per profonde tempeste affettive. Esistono anche blocchi esclusivamente emotivi, cioè paralisi temporanee del fluire delle emozioni, causate da traumi psichici acuti, da spaventi improvvisi (la Schreckpsychose di F. Panse), oppure paralisi transitorie della memoria, da non confondere con le amnesie psicogene, con quelle da TIA (Transitory ischemic attack), con le assenze del piccolo male epilettico.
v. faust, Psychiatrie, Stuttgart, Fischer, 1995.
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