Blue Velvet
(USA 1986, Velluto blu, colore, 120m); regia: David Lynch; produzione: Fred Caruso per De Laurentiis Entertainment Group; sceneggiatura: David Lynch; fotografia: Frederick Elmes; montaggio: Duwayne Dunham; scenografia e costumi: Patricia Norris; musica: Angelo Badalamenti.
Lumberton, una tranquilla cittadina americana dove non succede mai nulla. Jeffrey Beaumont, di ritorno dall'Università per vedere il padre ricoverato in ospedale, trova in un prato un orecchio umano reciso e lo consegna all'ispettore di polizia Williams. Sandy, figlia dell'ispettore e amica di Jeffrey, gli rivela alcune informazioni di cui è venuta a conoscenza ascoltando i discorsi del padre nel suo ufficio. Trasformatosi in detective dilettante, Jeffrey inizia a spiare una donna sospetta, la cantante Dorothy Vallens. Nascosto in un armadio a muro, osserva l'appartamento della donna, dove vede alcuni individui misteriosi. Uno di questi, Frank Booth, è violento e sessualmente pervertito. Jeffrey sospetta che sia stato lui a rapire il marito e il figlio di Dorothy e che abbia tagliato l'orecchio all'uomo. Incuriosito, affascinato, destabilizzato, Jeffrey si ritrova in un mondo di piaceri proibiti, vizi, ricatti, estorsioni, storie di droga e personaggi ambigui. Sandy e Jeffrey si innamorano, ma la ragazza scopre che lui ha una relazione con Dorothy. Quest'ultima, umiliata e ferita da Booth, si reca a casa di Jeffrey in cerca di aiuto. Quando Jeffrey scopre due cadaveri nell'appartamento di Dorothy, si trova costretto ad affrontare Booth, intenzionato a eliminarlo, e lo uccide poco prima dell'arrivo della polizia. Mentre a Lumberton splende il sole, la giovane coppia Sandy-Jeffrey pranza in famiglia insieme al figlioletto. I pettirossi fanno ritorno in città.
Dal mondo di un'America tranquilla, quotidiana, quasi adolescente, dove il sole risplende nel cielo azzurro, a quello notturno dei piaceri proibiti, dell'illegalità e della devianza: così Jeffrey Beaumont, alle soglie della vita adulta e professionale (proviene infatti dall'Università e avrà il suo primo lavoro sostituendo il padre nel negozio di famiglia), compie il passaggio iniziatico attraversando il ponte dei fantasmi. Detective dilettante, inconsciamente voyeur ("detective o perverso?" gli verrà chiesto), Jeffrey si immerge nelle tenebre, in un ambiente sotterraneo brulicante di insetti, che si cerca di nascondere: quello della perversione, della violenza, delle pratiche rituali, del ricatto, della droga, della prostituzione, della sessualità deviata. Messo di fronte all'inconscio, che trova il proprio centro rivelatore nell'appartamento color granata di Dorothy Vallens, Jeffrey infrange il mistero poliziesco (con lo scioglimento degli intrighi) ed emotivo (quello del nuovo mondo che gli si apre davanti) abbattendo faccia a faccia, a bruciapelo, Frank Booth, orribile e perverso funambolo. Traumatizzato dalle sue scoperte, destabilizzato dalla costante manipolazione di cui è fatto oggetto da parte di Frank Booth, infine liberato attraverso il rapporto carnale con Dorothy Vallens e la rimozione dell'innominabile, Jeffrey può finalmente riapparire nella Lumberton normalizzata del mondo diurno. Vero e proprio alter ego di David Lynch perfino nella camminata e nel modo di vestire, Kyle MacLachlan, che interpreta il ruolo di Jeffrey, sarà di nuovo un uomo 'perbene', ormai adulto. Ma per arrivare a questo ha dovuto guardare in basso, come dice la scritta sullo specchio del bagno di Dorothy Vallens: "Look down".
Se la struttura dei film di Lynch, e in particolare di Blue Velvet, prevede generalmente una trama di tipo investigativo, la narrazione si sviluppa sempre attraverso la messa in scena di sensazioni che il regista sa restituire con una forza visionaria rara nel cinema contemporaneo. Immagini mentali, suoni che provengono da un altro spazio, melodie rassicuranti oppure inquietanti spesso utilizzate in contrappunto, deformazione di alcune inquadrature spinta fino all'inverosimile, capovolgimento di immagini banali (dall'orecchio sull'erba all'interno del condotto uditivo), effetti di tipo teatrale (la prima immagine dell'appartamento di Dorothy, la casa chiusa con il suo numero di canto, i tableaux di presentazione dei due cadaveri nell'appartamento)... Si tratta in primo luogo di forti impatti emotivi, poi integrati in una serie di avvenimenti che contribuiranno alla soluzione del mistero. Il regista riesce a rappresentare elementi di tipo sensoriale, a volte esasperati fino all'insostenibile (pensiamo soprattutto alla 'ballata' notturna a bordo dell'auto, in cui si alternano le inquadrature della strada a quelle, altrettanto inquietanti, dell'interno della vettura in cui Jeffrey viene aggredito e minacciato). Seguendo le orme di Howard P. Lovecraft, David Lynch riesce a trasporre sullo schermo l'angoscia, a rendere palpabile l'innominabile, a sollevare un lembo del velo che cela misteri psichici insondabili.
Produzione a basso costo, Blue Velvet venne accolto malissimo nelle proiezioni di prova effettuate da Dino De Laurentiis, spingendo il produttore a creare una struttura di distribuzione indipendente per lanciare un prodotto così fuori dal comune. Grazie al sostegno di una parte della critica, prima americana e poi internazionale, il film è diventato a poco a poco un'opera di culto, continuamente programmata nelle sale cinematografiche e in televisione. Ulteriormente rafforzato dal crescente interesse suscitato dalla personalità di David Lynch, il film è oggi considerato un indiscutibile successo, se non addirittura un capolavoro.
Interpreti e personaggi: Kyle MacLachlan (Jeffrey Beaumont), Isabella Rossellini (Dorothy Vallens), Dennis Hopper (Frank Booth), Laura Dern (Sandy Williams), George Dickerson (John D. Williams), Hope Lange (Mrs. Williams), Brad Dourif (Raymond), Jack Nance (Paul), Dean Stockwell (Ben), Fred Pickler (Tom R. Gordon), Priscilla Pointer (Mrs. Beaumont), Frances Bay (zia Barbara), Jack Harvey (Tom Beaumont).
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