blues
La musica nata dagli afroamericani in schiavitù
Il blues è la forma poetico-musicale degli schiavi africani e dei loro figli nati in terra americana alla fine dell'Ottocento. Tradizionalmente è una forma di musica vocale e strumentale e costituisce una delle prime espressioni musicali originali che si sono sviluppate negli Stati Uniti d'America dalla combinazione di elementi della cultura rurale dei neri con aspetti della tradizione europea.
Gli schiavi neri americani provenivano per lo più dalla costa occidentale dell'Africa, ove esistevano elaborate culture che si esprimevano attraverso forme di organizzazione sociale che andavano da nuclei tribali fino a veri e propri reami, come l'impero Songhai che si estendeva lungo il fiume Niger. Condotti nelle terre del Sud degli Stati Uniti, gli Africani portavano con loro i ricordi, le credenze magico-religiose, la cultura e, ovviamente, la musica della loro terra. Nella cultura afroamericana dell'epoca schiavista, l'espressione musicale assunse una grande importanza. La musica, infatti, scandiva vari aspetti della vita sociale del nero americano: il lavoro, il momento ricreativo e quello liturgico erano segnati da musiche funzionali, probabilmente conseguenza di un modo di sentire africano che prevedeva la celebrazione di riti tribali sempre accompagnata da forme musicali.
Cries e calls furono le prime espressioni vocali della cultura musicale nero-americana. Yells e moans rappresentavano forme meno articolate di emissione vocale, lamenti che denunciavano il senso di fatica e il sentimento di frustrazione causati dal lavoro nei campi.
L'evangelizzazione degli schiavi nel 18° secolo segnò una svolta nell'evoluzione della musica afroamericana. Dall'incontro tra la sensibilità musicale nera e le suggestioni bibliche nacque il canto spiritual, che costituisce il vero punto di incontro tra cultura africana ed europea. L'inno sacro di derivazione anglosassone fu costruito attraverso le strutture tipiche delle forme musicali africane. Si assistette, così, alla nascita delle prime forme di mescolanza tra esperienze culturali e religiose diverse, come nel caso dei ring shouts, gruppi di neri che, seguendo antiche forme rituali africane, si disponevano in circolo mano nella mano e, trascinando i piedi ritmicamente, invocavano il Dio della Bibbia.
Per la realizzazione delle grandi infrastrutture, come la rete ferroviaria o i porti fluviali, fu impiegato un gran numero di schiavi addetti alle mansioni più pesanti. Ciò fece nascere e diffondere i worksongs "canti di lavoro" collettivi che venivano intonati all'unisono, cioè con la medesima linea melodica per tutti, o in forma antifonale, ossia con un solista a cui rispondeva il resto del gruppo. La loro funzione era quella di dare sollievo alla fatica e, allo stesso tempo, di coordinare gli sforzi collettivi durante le diverse operazioni.
In seguito alla vittoria degli Stati del Nord nella Guerra di secessione e alla emancipazione degli schiavi nel 1865, i neri americani si trovarono liberi, ma, quasi tutti, poverissimi e con enormi difficoltà a trovare un lavoro, seppure infimo. Sono gli anni della negro ballad, ballata folklorica, solistica, che narra la disperazione ma anche la forza di volontà del nero emancipato. La musica prettamente nera non è più confinata al contesto lavorativo e, quando esce dai confini delle piantagioni, subisce le influenze della ballata folk di derivazione europea. Importanti per l'evoluzione della musica afroamericana furono anche le canzoni dei medicine shows, teatrini ambulanti che costituirono i primi rozzi tentativi di accostamento spettacolo-pubblicità commerciale, in cui a esibirsi in canzoni e balli erano artisti neri.
Fu alla fine dell'Ottocento che si crearono le vere premesse del blues: si svilupparono, infatti, specifiche tecniche chitarristiche ‒ bottle-neck, finger-picking e altre ‒ e vocali, ed emersero i caratteristici soggetti del blues, che cantano lo spirito nomade e il mito della ferrovia alimentato dalla necessità dei continui spostamenti. Ormai non più vincolato alla comunità contadina, il nero americano imbracciò la chitarra, strumento facilmente trasportabile, e alla tradizionale struttura musicale europea, basata sulle sette note, sovrappose una nuova e particolare atmosfera sonora ottenuta impiegando una scala di cinque note e utilizzando per le residue due note una sorta di glissato, cioè una specie di scivolamento da una nota all'altra che dà origine appunto all'effetto blues.
La tecnica chitarristica, secondo la teoria prevalente, riprese dai pianisti di boogie-woogie ‒ attivi nelle barrel houses della Louisiana ‒ lo stile percussivo e, soprattutto, il walking bass, il tipico e costante accompagnamento realizzato con le note più gravi del brano. Al blues il popolo afroamericano affidò la descrizione di una nuova condizione sociale, e soprattutto il racconto della propria storia, sia in termini diretti ‒ racconti di viaggio e d'amore, di bevute e di carceri ‒, sia attraverso l'uso di ricorrenti metafore, come quella del treno, che servivano a esprimere i disagi dell'esistenza ma anche a lanciare messaggi erotici.
I primi suonatori di blues, i bluesmen, cominciarono a spostarsi attraverso il Sud, suonando alle feste, ai matrimoni o in altre celebrazioni rituali, occasioni nelle quali potevano rimediare alcool, cibo e compagnia. Questi appuntamenti costituirono una sorta di laboratorio per i pionieri del blues, i quali, durante le loro peregrinazioni, si incontravano e si influenzavano vicendevolmente. Fu così che si arrivò progressivamente alla definizione della 'forma blues'.
Lo schema base della forma blues è nato per rispondere alla necessità di dare all'intrattenitore il tempo di improvvisare e inventare storie che potessero adattarsi alle circostanze nelle quali si trovava a esibirsi. Questo schema consta di dodici battute: nelle prime quattro il bluesman inizia l'esposizione di un tema con una frase che si ripete nelle successive quattro battute; tale ripetizione dà il tempo al bluesman di preparare il finale della storia, che arriva con l'ultima serie di battute. Alle dodici battute corrisponde una sequenza di accordi sulla scala pentatonica, cioè basata sulle cinque note del blues. Ma questa è solo una traccia della forma blues, poiché la libertà di ampliare, diluire e apportare variazioni allo schema è una prerogativa cui i bluesmen non hanno mai rinunciato.
Con il passare degli anni e la progressiva urbanizzazione e integrazione dei neri, il blues si elettrifica e si modernizza, e diventa l'asse principale attorno al quale si sviluppano il jazz, il rhythm'n'blues, il rock'n'roll (v. rock). Il suo sound caratteristico è arrivato, attraverso grandi autori e interpreti, fino ai giorni nostri, conservando intatta la sua straordinaria forza espressiva.