Uomo politico cinese (n. Pechino 1949). Figlio di Bo Yibo, nonostante la sua famiglia fosse caduta vittima delle purghe durante la Rivoluzione culturale si è avvicinato presto al maoismo. Nel 1977 si è laureato in Storia (per poi specializzarsi in Arte) e tre anni più tardi è entrato nel Partito comunista; da allora la sua carriera politica è stata in continua ascesa. Sindaco di Dalian (eletto nel 1993 e nel 1999), governatore del Liaoning (2003) e ministro del Commercio (2004-07), è stato segretario del Partito Comunista di Chongqing dal novembre del 2007 al marzo del 2012. In questi cinque anni di segretariato, ha condotto una campagna antimafia senza precedenti, che lo ha portato a conquistare l’elettorato. Tuttavia, secondo molti osservatori la grande influenza di B. X. sulla popolazione e sui giovani membri del partito avrebbe costituito una crescente minaccia per i leader di Pechino; da qui l’allontanamento nel marzo del 2012. Di certo i suoi metodi sono poco ortodossi: apertamente fedele agli ideali maoisti, ha rilanciato la cosiddetta “cultura rossa”, riprendendone gli slogan e almeno parte dell’ideologia. Se prima di essere sollevato dall’incarico di segretario era candidato a membro del Comitato Permanente del Politburo, dopo la destituzione B. ha un futuro incerto davanti a sé; i vertici, infatti, non ne hanno reso nota un’eventuale ricollocazione (in altri casi immediata). Altrettanto incerta la sorte di Wang Lijun, controverso braccio destro di B. X., suo vice e capo della polizia sino al febbraio del 2012 (quando è stato rimosso dall’incarico e messo sotto inchiesta). Ma all’origine dell’allontanamento di B. X. ci sarebbe un’accusa di corruzione, infatti dopo la sua destituzione è stata diffusa in Internet una registrazione riservata di una riunione di partito in cui B. X. ha tentato di insabbiare un’indagine che riguardava alcuni suoi familiari, la cui autenticità è stata confermata al New York Times da alcune fonti con conoscenza diretta degli avvenimenti. Nell'aprile 2012 B. X. è stato al centro di un nuovo scandalo: è stato espulso dal Politburo e messo sotto inchiesta in quanto "sospettato di essere implicato in gravi violazioni della disciplina", mentre sua moglie è stata accusata di aver ucciso l'uomo d'affari britannico N. Heywood, trovato morto nel novembre del 2011 a Chongqing; incriminata per omicidio volontario nel luglio 2012, il mese successivo è stata condannata alla pena di morte con sospensione di due anni, sentenza che di fatto corrisponde all’ergastolo. Espulso dal partito nel settembre del 2012, nel settembre dell'anno successivo B. X. è stato riconosciuto colpevole di corruzione, appropriazione indebita e abuso di potere e condannato alla pena dell'ergastolo, che sconterà nella prigione di Qincheng (Pechino).