BOCCACCINO, Boccaccio
Pittore. Figlio di un Antonio de Boccatiis, espertissimo ricamatore, di famiglia originaria di Cremona ma che già dal 1465 aveva preso quasi stabile dimora a Ferrara lavorandovi anche per conto degli Estensi, nacque a Ferrara circa il 1467 se si tien fede al Vasari (secondo il quale morì di 58 anni, fra il 1524 e il 1525). Probabilmente la sua educazione si iniziò a Ferrara sull'opera di Ercole Grandi e di Ercole de Roberti: ma particolarmente a Venezia egli dovette formare il suo stile presso i Bellini e Alvise Vivarini, ispirandosi a Giorgione ma soprattutto seguendo Cima da Conegliano. Nel 1495 lavorava a Genova; nel 1494, in Sant'Agostino di Cremona, dove certamente ammirò la pala del Perugino, di quell'anno, e tale ammirazione non rimase sterile nell'arte di lui. Nel 1497 è salito già in fama, e trovandosi imprigionato a Milano, è liberato dal carcere per intervento di Antonio Costabili, oratore estense in quella città, che lo accoglie in sua casa e lo invia a Ferrara raccomandandolo al duca, come uno "de li primi maestri dell'arte sua". Ercole I gli fa buona accoglienza, e poco più di un anno dopo il pittore lavora con Lorenzo Costa, Lazzaro Grimaldi e Nicola Pisano nella Cattedrale di Ferrara, giudice Andrea Mantegna. Ma a Ferrara non si ferma a lungo, e dopo il 1500, forse per essersi reso reo dell'uccisione della moglie adultera, non si hanno più tracce di lui a Ferrara. Nel 1505, mortagli la seconda moglie, lo ritroviamo a Cremona, dove decora l'abside del duomo; nel 1510 si sposa per la terza volta, e a Cremona pone in seguito sua stabile dimora, dopo che, banditosi un concorso dalla Fabbrica del duomo per i grandi affreschi sovrastanti gli archi della navata mediana, egli vi opera dal 1515 al 1519, iniziandovi quella fastosa decorazione in cui il Romanino, il Pordenone, Altobello Melloni, G.F. Bembo dovevano misurarsi a gara con lui. Fra la data del suo testamento (14 gennaio 1524) e quella dell'inventario dei suoi beni (26 dic 1525) è da porre la sua morte.
Tutto pervaso da uno spirito ferrarese, che resterà, in fondo, sempre presente nell'arte del B., è il quadro ritenuto la prima opera del maestro, cioè l'Andata al Calvario della Galleria nazionale di Londra; e se non tarda a manifestarsi nelle pitture successive l'influenza veneziana, come nella pala della chiesa di S. Giuliano a Venezia, soltanto nel famoso Sposalizio di S. Caterina, firmato, delle Gallerie di Venezia (che con alcuni affreschi della Cattedrale di Cremona può ritenersi il suo capolavoro), l'ispirazione di Cima si rivela a pieno: mirabile dipinto di squisita preziosità, tutto splendori metallici, tutto luccicore di smalto. Gli è vicina la Zingarella di Pitti dai tondi occhi umidi, dall'ovale del volto serrato dalla sciarpa, come nella Santa Caterina di Venezia, e, per citare un'opera delle più importanti e meno note, la delicatissima Annunciazione di proprietà della principessa Boncompagni Ludovisi di Roma. Poi attraverso le opere di Padova, della galleria Doria, della collezione Crespi si giunge alla serie di pitture del duomo di Cremona raffiguranti gli episodî della vita della Vergine e di Cristo che, con gli affreschi dei collaboratori, formano un ciclo pittorico dei più importanti di tutto il Rinascimento italiano. (V. tavv. XLI e XLII).
Sebbene non dotato di spiccata originalità, il B. ebbe un'influenza notevolissima sui pittori contemporanei a cominciare dalla scuola cremonese, da Galeazzo Campi ad Altobello Melloni, da Tomaso Aleni a G.F. Bembo. A dimostrarlo basterebbe la bella tavola, interamente boccaccinesca, con la Sacra Famiglia nella chiesa di S. Agata a Cremona, se - sulla fede di una firma che, nonostante qualche ritocco, appare senza dubbio autentica - essa deve essere data a Galeazzo Campi. Ma anche sulla pittura lombarda, veneta e ferrarese ebbe ripercussione l'arte di questo raffinato e sensibile caposcuola.
Camillo Boccaccino nacque nel 1501 dalla seconda moglie di Boccaccio. Lavorò dapprima col padre, poi nel 1522 si recò a Parma presso il Correggio, e là restò fino al 1524 allorché tornò a Cremona dove nel 1532 dipinse, per la chiesa di S. Bartolomeo il quadro oggi a Brera; nel 1537 dipinse nell'abside di S. Sigismondo e nel duomo di Cremona. Morì nel 1546 in Cremona. L'arte sua derivò poco o punto da quella di suo padre, bensì, principalmente, da quella del Correggio e non è scevra d'influssi del Pordenone, da lui visto lavorare a Cremona.
Bibl.: F. Malaguzzi-Valeri, in Thieme-Becker, Künstler-Lexikon, IV, Lipsia 1910 (con la bibl. precedente); A. Venturi, Storia dell'arte it., VII, iii e iv, Milano 1914 e 1915; id., Un capolavoro del Boccaccino a Roma, in L'Arte, XXVIII (1925), pp. 128-130; G. Gronau, Unveröffentlichte Bilder des B. B., in Belvedere, 1929, pp. 250-55.