BOETHOS (Βόηθος, Boēthos)
1°. - Bronzista greco di Calcedonia attivo nel medio ellenismo. Si sa da Plinio (Nat. hist., xxxiv, 84) che un B. toreuta fece in bronzo il gruppo di un fanciullo che strozza un'oca, esistente a Roma. Dallo stesso scrittore (xxxiii, 155) è ricordata una sua opera di toreutica nel tempio di Atena Lindia nell'isola di Rodi; Cicerone (Verr., iv, 32) menziona invece un'idria di B. a Lilibeo. Pausania (v, 17, 4) ricorda un fanciullo di bronzo dorato nell'Heràion di Olimpia, opera di un Boethos Καρχηδόνιος. Non è certo se si tratti in ogni caso dello stesso B. toreuta celebrato da Plinio o di un altro B. di Cartagine noto da una firma (v. B. 2°).
Un B. fu nel 180 a. C. a Lindo, nell'isola di Rodi, dove firmò la base di una statua di bronzo (Chr. Blinkenberg, Lindos, ii, n. 165) e nel 166 a. C. a Delo, dove fece la statua del re Antioco. IV Epifane (Inscr. de Délos, 1937, n.1540); dalle due iscrizioni appare ch'egli era figlio di Athanaon e nativo di Calcedonia. La sua identificazione con l'autore del Fanciullo che strozza l'oca di Plinio appare convincente ove si consideri che l'originale, il quale fu certo famoso se ne esistono numerose repliche (le migliori a Monaco, nel Museo Capitolino, al Louvre), si deve collocare nella fase del barocco asiatico, dei ritmi dinamici, delle impostazioni tortili, dei ricchi effetti chiaroscurali, del gusto cioè del realismo raffinato e patetico dell'ellenismo di mezzo, fra il primo e il secondo donario pergameno, nel sessantennio fra il 220 e il 160 a. C.
Il gruppo del Fanciullo che strozza l'oca ha anche un certo sapore epigrammatico, ben in carattere con le tendenze letterarie ellenistiche, come di una scherzosa allusione alle fatiche di un Ercole in scala ridotta. Per questa intonazione "rococò" si potrebbe pensare che B. sia stato uno degli iniziatori del nuovo gusto che ebbe, nell'ultimo ellenismo, la sua capitale a Rodi, e l'ipotesi potrebbe trovare una ragione d'essere nel fatto che a Mahdia in Tunisia, nello scavo di una nave con un carico d'opere d'arte, naufragata nel I sec. a. C., fu trovata un'erma di bronzo firmata B. Καλχηδόνιος ἐποίει raffigurante Dioniso, di un raffinato arcaismo che contrasta con il carattere realistico delle pieghe di un panno poggiato sulla testa. Nello stesso scavo fu trovata anche la statua di un dio giovinetto alato, forse personificazione dell'Agone, anziché Eros, il quale per le dimensioni potrebbe aver formato gruppo con l'erma. Il ritmo complicato del giovinetto, col braccio destro e la gamba destra divergenti, il contrasto fra il soffice, quasi gonfio modellato del nudo e il linearismo dell'erma, ove si riunissero i due pezzi, sarebbero espressioni se non di manierismo, certo di un'affettazione stilistica comprensibile in un creatore del gusto rococò. Ch. Picard e J. Marcadé attribuiscono invece al celebre toreuta nominato da Plinio soltanto questo gruppo di Mahdia, datandolo verso la metà del III sec. a. C., e a un discendente del II sec. a. C. le due firme di Lindo e di Delo.
Bibl.: J. Overbeck, Schriftquellen, nn. 1596, 1599, 2167, 2184; G. M. A. Richter, The Sculpture and Sculptors of the Greeks, New Haven 1930, p. 297; L. Laurenzi, in Arti figurative, I, 1945; id., in Studi in onore di A. Calderini e R. Paribeni, III, Milano 1956, p. 184; A. Rumpf, in Oesterr. Jahresh., XXXIX, 1952, p. 86 s.; M. Bieber, The Sculpture of the Hellenistic Age, New York 1955, p. 81, fig. 285. Per le sculture di Mahdia: Mon. Piot, XVII, 1909, p. 42; Hauser, in Furtwängler-Reichhold, Griech. Vasenm., III, p. 2, n. 2 (identificazione con l'Agone) e F. Studniczka, Artemis u. Iphigenie, in Abh. Sächs. Ak., XXXVII, 5, 1926, p. 69, n. 2, per l'unione in gruppo con l'erma di Dioniso, seguito da Ch. Picard, in Rev. Arch., 1947, I, p. 218, fig. 17; Ch. Picard, in Karthago, III, 1951-52, p. 81 ss.; J. Marcadé, Signatures, II, Parigi 1957, 28, Tavv. XXIX, 4; XXX, 2, 4.