BOETO (Βοηϑός, Boēthus)
I documenti antichi ci presentano quattro artisti di questo nome: ma non è improbabile che due di essi siano in realtà uno solo.
1. Figlio di Ateneone, da Calcedonia sul Bosforo (ma v. al n. 3), bronzista e toreuta. Rimangono di lui tre documenti epigrafici originali: 1. l'erma bronzea con firma, forse non di sua mano, trovata in mare presso Mahdia (Tunisia), insieme con un carico d'opere d'arte naufragato nel sec. I a. C.; 2. la base firmata d'una statua d'Antioco IV re di Siria (175-164 a. C.) dedicata dagli Ateniesi a Delo, dove fu rinvenuta presso il tempio d'Apollo; 3. la base d'un vaso metallico, ricordato genericamente da Plinio (Nat. Hist., XXXIII, 155; XXXIV, 84), scavata a Rodi nel santuario di Atena Lindia: la dedica è dell'artista medesimo, che dice di ricambiare in tal modo il conferimento della proxenia, e può datarsi verso il 175 a. C. Plinio, ch'è la fonte letteraria più notevole, vanta il maestro soprattutto come sbalzatore e cesellatore: molto pregiati erano i suoi vasi presso i collezionisti romani. Di un'idria, quasi certamente d'argento, rubata da Verre a Panfilo di Lilibeo, ci parla Cicerone (In Verr., IV, 14). Una specialità del maestro, secondo un antico commentatore d'Orazio (Porphyr., In Hor. ep., I, 5,1), furono i letti decorati in metallo, destinati senza dubbio alle mense. Alcuni pezzi, pescati a Mahdia con l'erma accennata, appartengono probabilmente a quel tipo, e di simili se ne trovarono a Pompei, a Roma, e in Grecia. Come scultore B. lavorò specialmente nella piccola statuaria, trattando soggetti di genere: famoso fu il suo bambino che strangola l'oca, l'unico lavoro di figura ricordato da Plinio, di cui furono riconosciute con certezza parecchie copie in marmo conservate in diversi musei. Il gruppo, vivacissimo e mirabilmente architettato, palesa nell'autore una singolarissima capacità nel trattare l'anatomia infantile, ciò che gli conferisce un posto notevole nell'arte antica. L'influenza dello stile di Lisippo è alquanto generica, comune in quel periodo. Un bimbo seduto, di bronzo dorato, opera di B., è menzionato da Pausania (V, 17, 4) come esistente a Olimpia nel tempio di Era (v. al n. 3). Un terzo soggetto consimile sarebbe l'Esculapio infante, dedicato a Roma dal medico smirniota Nicomede, e posto nel tempio eretto a quel nume da Diocleziano presso le terme traianee: restano due epigrammi greci, trascritti fin dal sec. XVII da una base oggi nel palazzo Medici, già Falconieri, a Roma (Kaibel, Inscr. graec. Sic. et Ital., 967 a-b; Maini, in Rend. Lincei, cl. sc. mor., 1912, p. 236 segg.). La serie delle piccole sculture di B. dovette essere ben più ricca e variata: probabilmente qualcosa ce ne conserva il trovamento di Mahdia. L'erma firmata è la variazione d'un tipo arcaico: l'artista l'ha ravvivato, togliendo ai lineamenti la rigidezza ieratica del modello, l'ha arricchito sdoppiando la barba in maniera arcaistica, e decorando l'insieme con il capriccioso drappeggio d'un largo nastro che, con le sue ombre profonde e la sua armoniosa e bizzarra composizione, smentisce immediatamente la parvenza arcaica del simulacro. Nessun particolare fu toccato a cesello. È molto incerto se l'erma sia nata come sostegno d'una statua: quella d'un genio alato, che fu trovata insieme, non vi si adatta. Per i discendenti di B. v. diodoto.
Bibl.: W. Amelung, in Thieme-Becker, Künstler-Lexikon, IV, Lipsia 1910, p. 208; W. Klein, Vom antiken Rokoko, Vienna 1921, pp. 25, 33, 37; C. Albizzati, in Historia, 1927, p. 52; A. Merlin e L. Poinssot, Cratères et candélabres de marbre trouvés près de Mahdia (Notes et documentes publ. par la Direct. des Antiquités et Arts), Tunisi 1930, pp. 4-6.
2. Scultore, forse parente del primo. Resta la base firmata, rinvenuta a Delo e databile verso la fine del sec. II a. C., della statua dell'epimeletes Epigono, eseguita in collaborazione con un Teodosio.
3. Figlio d'Apollodoro, da Cartagine (Καρχηδόνιος): lo conosciamo così dall'iscrizione d'una piccola base trovata a Efeso e riadoperata ai tempi di Tiberio. L'etnico concorda con quello segnato dai codici di Pausania per l'autore del bimbo seduto a Olimpia, che in generale è mutato in Κακχηδόνιος (v. al n. 1). Resta da metter d'accordo la cittadinanza cartaginese con i nomi greci: forse un artista greco può avere avuto tale cittadinanza per aver fatto fortuna a Cartagine. In tal caso dovremmo supporre che avesse lavorato prima del 146 a. C.
Bibl.: J. Keil, in Österr. Jahreshefte des archäol. Inst., 1912, Beiblatt, p. 209 segg.; W. Klein, Vom antiken Rokoko, Vienna 1921, p. 26.
4. Incisore di gemme noto per la firma (il nome al genitivo) scolpita in rilievo sopra un cammeo di sardonica della collezione Beverley (Inghilterra). Il cammeo rappresenta Filottete seduto, che terge con un'ala d'uccello la sua ferita: motivo già noto da gemme più antiche. Stupenda è la modellazione del corpo emaciato, e la sofferenza è espressa con grande efficacia. L'autore è un maestro di quel realismo ellenistico che cercò nuove vie all'arte nei temi patologici. L'epoca e il valore artistico ci fanno pensare allo scultore omonimo di Calcedonia, il quale ebbe fama nelle arti minori. Una statuetta originale in bronzo d'acondroplasico (sorta di nano), affine di stile, deve probabilmente essere ascritta al medesimo artista.
Bibl.: A. Furtwängler, Antike Gemmen, Lipsia 1900, I, p. 158; II, pp. 259-63; III, p. 158; E. Pernice, in Thieme-Beecker, Künstler-Lexikon, IV, Lipsia 1910, p. 209; C. Albizzati, in Historia, 1927, p. 52.