BOGOMILI
. Setta cristiana apparsa fra gli Slavi della penisola balcanica sullo scorcio del sec. IX, il cui nome è fatto risalire alla voce bulgara bogu-mil "caro a Dio" (cfr. gr. ϑεόϕιλος); altri sostenne che Bogumil sia stato il soprannome del fondatore della setta, un prete Geremia.
La dottrina dei bogomili si compendia in un dualismo, secondo il quale Dio ha creato soltanto tutto ciò che è spirituale, e quindi eterno e fuori della contingenza; mentre tutto ciò che è materiale, temporaneo, contingente - perciò anche il mondo e il corpo dell'uomo - è opera del demonio, in lotta con Dio. Sicché tutta l'umanità fu preda del Male, fino alla venuta del Cristo, che non può aver rivestito un corpo mortale (docetismo; v.); e falso è l'Antico Testamento, con la sua legge e i suoi profeti. Appaiono in queste credenze e nella loro prassi gli spunti ereditati da sette dualistico-gnostiche più antiche (manichei, pauliciani, massaliani), ma anche qualche traccia della religione primitiva degli Slavi, improntata a un dualismo naturistico.
In conseguenza di tali dottrine, il cristianesimo ortodosso non è la vera religione di Cristo, perché profanata da false cerimonie e da insegnamenti contrarî al Vangelo. Veri cristiani, "buoni cristiani", sono soltanto i bogomili, che rifuggono da tutto quanto sa di materiale e tendono a un puro ascetismo. Respingono gran parte dei sacramenti, perché in essi si presume di attirare la presenza divina con atti contrarî alla predicazione di Cristo o usando materia profana e peritura. Sono naturalmente avversi al matrimonio e alla procreazione, con cui si perpetua la prigionia dello spirito nella carne; pure aspramente combattuto è il culto della croce, che è fatto di materia peritura e ricorda la crocifissione di Cristo, il quale è, poi, puro spirito. Per motivi consimili si abborriscono le immagini e gli ornamenti sacri; le chiese sono demolite e abbandonate perché Iddio onnipresente non può essere venerato in luoghi chiusi. Perciò le riunioni della comunità si tengono di preferenza all'aperto; quando però sia necessario tenerle in luoghi chiusi, basta una semplice stanza in una casa privata, dove non siano né immagini, né ornamenti, né pergami, né campanelli (le "trombe del demonio").
La cerimonia più solenne si ha quando un convertito entra nella comunità, dopo un lungo periodo di penitenza e purificazione. La solennità consiste nell'illuminazione della stanza con candelette collocate sulle pareti e con la celebrazione dei soliti riti. Del resto, riti e cerimonie si riducono a ben poca cosa: preghiere, prediche, lettura del Nuovo Testamento, benedizione. L'eucarestia non è disgiunta dall'agape, il banchetto fraterno, dove il più anziano compie il rito della frazione o benedizione del pane, in ricordo dell'ultima cena di Gesù. La preghiera, per lo più il Padre Nostro, è invece frequente, ripetuta sino a sette volte al giorno e a cinque la notte; per i defunti non si prega, perché il purgatorio non esiste.
Conformemente alle loro idee religiose, i bogomili non riconoscono autorità terrene, odiano i potenti, professano la povertà lavorando solo quanto basta per aiutare i malati e i vecchi della comunità. Tutto ciò che sa di rapporto con la materia, che imprigiona lo spirito è da loro respinto: perciò si astengono da cibi animali. Nell'omicidio non è possibile fare penitenza; la guerra, suscitata da cupidigie terrene e che costringe a uccidere è da loro ripudiata. Tra loro si amano e si aiutano; con gli altri sono freddi, diffidenti, sprezzanti, tanto da essere scambiati per cospiratori pericolosi; di qui le persecuzioni.
Il movimento dei bogomili fu già in pieno fiore all'epoca dell'imperatore bulgaro Pietro (927-969). I suoi primi focolari furono le regioni di Filippopoli e di Salonicco. Durante il primo impero bulgaro il bogomilismo ebbe campo di diffondersi rapidamente. Ma appena i Bulgari vennero assoggettati da Costantinopoli (1019), incominciò una forte reazione. Condanne e persecuzioni per opera di concilî e di imperatori si ripeterono lungo i secoli XI e XII. Nei successivi secoli XIII e XIV gli stessi sovrani bulgari, resisi nuovamente indipendenti, perseguitarono fieramente i bogomili mandandoli in esilio e sterminandoli. Ma essi diedero filo da torcere ancora al patriarca Teofilo nel sinodo del 1325, e al monaco Teodosio nel concilio del 1360. Cedettero soltanto quando la marea musulmana alla fine del sec. XIV ingoiò stati, nazioni, religioni. Esuberanti in patria, i bogomili si espansero anche oltre i suoi confini; a Costantinopoli anzitutto, ove il 1111 avevano una propria comunità che vantava già mezzo secolo di esistenza. Penetrarono pure in Serbia, ma non riuscirono ad affermarsi validamente, perché i Nemagnidi li combatterono con violenza. In Bosnia, invece, ebbero grande diffusione, e ad onta dell'opposizione ungherese vi si acclimatarono così bene che svilupparono ulteriormente e trasformarono alquanto la dottrina fondamentale della loro eresia. Ci furono dei bogomili in Dalmazia sino quasi alle porte delle singole città, a Ragusa specialmente.
I bogomili erano coscienti della loro superiorità culturale, e non v'è dubbio che essi influirono sulla letteratura medievale dei Bulgari e dei Serbi. Ma, quale sia la portata di questa influenza, non è possibile precisare. Molti apocrifi dell'Antico e del Nuovo Testamento risalgono ai bogomili; ad essi anche si riallacciano parecchie favole della cui esistenza si ha notizia persino dalla Russia. È accertato inoltre che la letteratura popolare e anonima degli Slavi meridionali e orientali contiene tracce evidenti della loro dottrina.
In occidente. - Dalla penisola balcanica, i seguaci della setta si disseminarono per l'Italia, la Francia, la Germania, l'Inghilterra, la Spagna ed altre regioni europee, diffondendo la loro dottrina e facendo numerosi proseliti. Nei secoli XII e XIII sono conosciuti in Occidente con il nome di bulgari (fr. boulgre, bougre) o Bulgarorum haeresis. Benché confusi talvolta con i valdesi, con patarini ed altri eretici affini, i bogomili alimentarono propriamente le grandi correnti dell'eresia catara o albigese (v. catari), con le cui origini si confonde il loro proselitismo occidentale.
Fonti: Le principali sono l'invettiva (Slovo) paleobulgara di Cosma, del sec. X (ed. M.S. Popruženko, Pietroburgo 1907) e la Πανολία δογματιική di Eutimio Zigabeno (in Patrol. Graeca, CXXX).
Bibl.: J. C. Wolf, Historia bogomilorum, Wittenberg 1712; I. v. Döllinger, Beiträge zur Sektengesch. des M. A., I, Monaco 1890; C. Schmidt, Histoire et doctrine de la secte des cathares ou albigeois, Parigi 1849, I, pp. 12-15; II, pp. 57-62, 263-266, 272-285; B. Petranovič, Bogomili, crkva bosanska i krstjani (I bogomili, la chiesa bosniaca e i cristiani - in croato), Zara 1867; F. Rački, Bogomili i Patareni, in Rad jug. akad., VII, VIII, X, Zagabria 1869-70 (in croato); V. Levickij, Bogomil'stvo, bolgarskaja eres (Il bogom., eresia bulgara), in Hristianskoe čtenie, I, Pietroburgo 1870 (in russo); R. Korolev, Za cogomilstvoto (Intorno al bogomilismo), in Period. spis., III segg., Braila 1870 segg. (in bulgaro); St. Gheorghieff, Les bogomiles et les hérésies chez les Yougoslaves, Losanna 1920; J. Ivanov, Bogomilski knigi i legendi (Libri e leggende dei bogom.), Sofia 1925 (in bulgaro); J. Ilič, Die Bogomilen in ihrer geschichtlichen Entwickelung, Sr. Karlovc 1923; A. Cronia, Il bogomilismo, Roma 1925; U. N. Sharenkoff, A study of manicheism in Bulgaria, with special reference to the B., New York 1927.