Bogotà
L'Atene d'America
Città dalla tradizione culturale antica quasi quanto la presenza europea ‒ ma erede anche delle civiltà indigene precolombiane ‒ Bogotà è un esempio di come le città possano rapidamente cambiare volto. Nata per essere centro amministrativo e luogo di studi, è rimasta per secoli una città tranquilla; ma negli ultimi cinquant'anni l'industrializzazione l'ha trasformata in un'affollata metropoli.
Bogotà ‒ ufficialmente Santa Fe de Bogotá ‒ è capitale della Repubblica di Colombia, capoluogo del dipartimento di Cundinamarca e costituisce anche un Distretto speciale. La città è situata nella Cordigliera Orientale a 2.640 m di altitudine, quasi al centro del paese, all'estremità meridionale di un vasto altopiano (la Savana di Bogotà) che in tempi antichi era occupato da un lago. Il clima è umido, data la posizione della città poco a nord dell'Equatore, ma temperato dall'altitudine.
Con il nome di Santa Fe de Bogotá ‒ soltanto dal 1811 al 1991 la denominazione ufficiale fu semplicemente Bogotà ‒ venne fondata dallo spagnolo Gonzalo Jiménez de Quesada nel 1538, al posto della città principale degli indi Chibcha, che si chiamava Bacatá: gli Spagnoli distrussero la città indigena e ne costruirono un'altra all'europea. Il nome della città indigena significava "termine dei campi": la città sorgeva, infatti, al margine dei terreni dell'altopiano, fertili e coltivati intensamente dai Chibcha.
Bogotà diventò presto importante, tanto che già nel 1572 aveva una prima università ‒ oggi sono una decina ‒ e nel secolo seguente era diventata ormai il centro culturale principale delle colonie spagnole d'America tanto da venire chiamata 'Atene d'America'. Nel 1717 Bogotà divenne così la capitale del vicereame spagnolo di Nuova Granada, che comprendeva gli attuali territori di Panama, Venezuela, Colombia ed Ecuador. Quando la Nuova Granada divenne indipendente (1819) e costituì la Federazione della Grande Colombia, che da principio comprendeva lo stesso territorio, Bogotà ne rimase la capitale; oltre tutto, il movimento per l'indipendenza si era sviluppato proprio nei suoi ambienti colti e sensibili all'Illuminismo europeo.
La città si allunga in senso est-ovest, con una rete viaria a scacchiera che segue l'orientamento della Cordigliera: le strade parallele alle montagne hanno il nome di carreras, mentre quelle perpendicolari si chiamano calles. Anche se delle costruzioni più antiche è rimasto molto poco, dato che Bogotà fu quasi rasa al suolo da un terremoto nel 1827, il centro della città conserva l'impianto e l'aspetto tipici delle città coloniali spagnole e alcuni edifici interessanti: la cattedrale, la cappella del Sagrario, il Teatro Colón; i quartieri più recenti somigliano, invece, alle città nordamericane. Così, le strade strette, le basse case bianche, i patii fioriti e i balconi con ringhiere in ferro battuto, nel centro, contrastano con le lunghe strade a più corsie sulle quali si affacciano grattacieli e palazzi moderni, in periferia. Dagli anni Cinquanta del Novecento in poi, soprattutto a sud del centro storico, sono sorti anche alcuni quartieri 'informali', a volte vere baraccopoli. Fu infatti in quegli anni che la popolazione di Bogotà cominciò improvvisamente a crescere, trasformando la città in una metropoli, anche in conseguenza dei collegamenti ferroviari e stradali con la costa e con altre città, che attirarono nella capitale colombiana attività industriali e commerciali.
Dai 100.000 abitanti dell'inizio del Novecento la popolazione di Bogotà è passata oggi a 6.850.000 (quasi 7.450.000 considerando anche i sobborghi). Bogotà è diventata così anche il principale centro economico della Colombia, soprattutto per le attività commerciali e finanziarie, ma anche per le industrie: alimentari, chimiche, tessili, della gomma e meccaniche. La sua importanza culturale è notevole, sia per le università, sia per le istituzioni culturali, in particolare il famoso Museo de oro, che conserva circa 33.000 oggetti d'oreficeria di civiltà precolombiane.