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Hrabal, Bohumil

di Giuseppe Dierna - Enciclopedia Italiana - VI Appendice (2000)
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Hrabal, Bohumil

Giuseppe Dierna

Narratore ceco, nato a Brno-Židenice il 28 marzo 1914, morto a Praga il 3 febbraio 1997. Nella sua vita H. svolse numerosi mestieri - minutante notarile, commesso viaggiatore, operaio siderurgico, imballatore al macero -, che hanno lasciato tracce profonde nella sua scrittura. Passando dalla lirica al romanzo, attraverso una serie di fortunati racconti, H. riesce a unire comicità e gusto affabulatorio a un metaforismo surrealista, che lascia trapelare la sua peculiare metafisica.

Se i suoi inizi lirici si muovono ancora nei limiti di una poetica decadente e simbolista, i versi raccolti in Ztracená ulička (1948, ma pubblicati solo nel 1991; trad. it. La stradina perduta, 1993), testimoniano, all'interno stesso della raccolta, il passaggio da una giocosità - che era del poetismo degli anni Venti - a una più matura costruzione verbale, che dal surrealismo mutua la predilezione per gli accostamenti inusitati, per le libere associazioni poetiche, per il collage: preludio a un processo di mitizzazione della realtà quotidiana, che troverà il suo culmine nei poemi 'crudeli' risalenti all'inizio degli anni Cinquanta: Bambino di Praga e Krásná Poldi (La bella Poldi), entrambi apparsi in Poupata (1970, Boccioli), il volume che raccoglie testi degli anni 1938-52 (e in trad. it. in Bambino di Praga, 1992).

Fulcro della produzione di H. è, però, la prosa breve, caratterizzata agli esordi da un disordinato affastellamento di storielle e aneddoti dalla scanzonata comicità, sempre sostenuti da un linguaggio corposo e liricheggiante, come testimoniano i primi racconti (Perlička na dně, 1963, La perlina sul fondo; Pábitelé, 1964, Balordi, trad. it. Vuol vedere Praga d'oro?, 1973) nonché il lungo monologo-collage Taneční hodiny pro starší a pokročilé (1964, Lezioni di ballo per anziani e progrediti). Se in Ostře sledované vlaky (1965; trad. it. Treni strettamente sorvegliati, 1982) prevale la forma chiusa della novella, con Inzerát na dům, ve kterém už nechci bydlet (1965; trad. it. Inserzione per una casa in cui non voglio più abitare, 1968) l'autore attinge invece ancora dal collage i propri procedimenti costruttivi, confrontando piani narrativi diversi e riutilizzando, ora inseriti nella più ampia strutturazione della prosa, materiali desunti dai poemi degli anni Cinquanta.

Dopo la crisi politica del 1968, che gli costò sette anni di silenzio forzato, due libri mandati al macero, e una pubblicazione incompleta e cronologicamente sfasata dei suoi testi, compaiono in H. forme narrative più ampie e vicine al romanzo. Alla trilogia ambientata a Nymburk (Postřižiny, 1976; trad. it. La tonsura, 1987; Městečko, ve kterém se zastavil čas, 1978, trad. it. La cittadina dove il tempo si è fermato, 1992; Harlekýnovy milióny, 1981, I milioni di Arlecchino), seguirono due autentici capolavori: Obsluhoval jsem anglického krále (trad. it. Ho servito il re d'Inghilterra, 1986), scritto nel 1971 ma pubblicato nel 1982, e Příliš hlučná samota (trad.it. Una solitudine troppo rumorosa, 1987), scritto nel 1976 ma pubblicato nel 1980. A questi lavori si aggiunge il quasi picaresco Něžný barbar (trad. it. Un tenero barbaro, 1994) che, scritto nel 1973, venne pubblicato soltanto nel 1981.

Gli anni Ottanta hanno rappresentato per H. essenzialmente il momento della pubblicazione, in patria - ma più spesso all'estero - di testi del decennio precedente o di manoscritti degli anni giovanili, mentre la sua scrittura sempre più inclina al ricordo in brevi testi memorialistici, ma soprattutto in un'ampia trilogia autobiografica raccontata per bocca della moglie. A partire dal 1989, la nota dominante nei suoi testi - sempre più autobiografici - sarà ormai solo la quotidianità, il minimalismo del vissuto, lo scarno appunto diaristico. Una sua lunga intervista era uscita col titolo Klíčky na kapesníku (1990; trad. it. Dribbling stretti, 1995).

bibliografia

A.M. Ripellino, Introduzione, in B. Hrabal, Inserzione per una casa in cui non voglio più abitare, Torino 1968, pp. 7-12.

S. Roth, Laute Einsamkeit und bitteres Glück, Bern-New York 1986.

Hrabaliana, a cura di M. Jankovič, J. Zumr, Praha 1990.

G. Dierna, Postfazione, in B. Hrabal, La stradina perduta, Milano 1993, pp. 97-118.

M. Jankovič, Kapitoly z poetiky Bohumila Hrabala (Capitoli per una poetica di Bohumil Hrabal), Praha 1996.

Vedi anche
umorismo La facoltà, la capacità e il fatto stesso di percepire, esprimere e rappresentare gli aspetti più curiosi, incongruenti e comunque divertenti della realtà che possono suscitare il riso e il sorriso, con umana partecipazione, comprensione e simpatia (e non per solo divertimento e piacere intellettuale ... Spaziani, Maria Luisa Poetessa italiana (Torino 1924 - Roma 2014). Formatasi nel clima postermetico di chiara ascendenza montaliana, e incline alla trasposizione in chiave allusiva così dei dati oggettivi come di quelli autobiografici, la sua poesia (da Le acque del Sabato, 1954, a Utilità della memoria, 1966, Transito con ... Péter Esterházy Esterházy, Péter. - Scrittore ungherese (n. Budapest 1950). Tra i maggiori rappresentanti della letteratura magiara contemporanea, ha sempre prediletto uno stile colto e ricco di raffinate sottigliezze linguistiche, che ne hanno fatto un autore molto apprezzato dal pubblico e dalla critica. Vita e opere. ... Janáček, Leoš Janáček ‹i̯ànaaček›, Leoš. - Musicista di origine ceca (Hukvaldy, Moravia, 1854 - Ostrava 1928). Studiò a Praga, Lipsia, Vienna. Fu prof. di composizione e direttore del conservatorio di Brno. Compose molte opere teatrali tra cui: Šárka (1887); Jenufa (o La figliastra, 1904), che è ritenuta la migliore; ...
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    Scrittore ceco (Brno-Židenice 1914 - Praga 1997). Tra i principali rappresentanti della letteratura ceca novecentesca, ha elaborato uno stile originale in cui opera magistralmente il sincretismo tra moduli espressivi tradizionali e un'espressività soggettiva e affabulatoria. Nei libri di racconti, tra ...
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