BOLESLAO II, duca di Boemia
Continuò la politica del padre Boleslao I (967-999). Partecipò alla dieta, convocata dall'imperatore Ottone I a Quedlinburg (973) e vi ottenne il consenso al progetto, ch'era stato già di Boleslao I, di erigere un vescovado a Praga, fino allora sottomessa alla diocesi di Ratisbona. La morte dell'imperatore e l'insurrezione di Enrico di Baviera, alla quale prese parte anche B., ritardarono l'erezione del nuovo vescovado, ch'ebbe luogo solo nel 975, quando l'arcivescovo di Magonza consacrò il primo vescovo di Praga, Detmar. Il fatto ebbe grandi e durature conseguenze: solo allora la Boemia poté essere considerata come una parte della cristianità, con una propria individualità e con una propria organizzazione ecclesiastica. Nel 976 B. si unì di nuovo alla sollevazione di Enrico di Baviera contro l'imperatore Ottone II. Enrico, vinto, fu costretto a riparare in Boemia, ma l'esercito imperiale che ve lo inseguiva, non ebbe successi in Boemia; nell'anno seguente B. fece pace con Ottone II né più la violò. Ma quando, dopo la morte di Ottone II (983), Enrico di Baviera insorse per la terza volta, trovò ancora l'appoggio di B.; ma anche questa volta il principe di Boemia finì col riconoscere il nuovo imperatore (Ottone III). Poco dopo l'amicizia fra Boemia e Polonia fu violata da Mieszko di Polonia, che s'impadronì di terre di B. (verosimilmente di una parte della Slesia). Ne seguì nel 990 una guerra d'esito incerto, ma che alimentò una rivalità nata da altri motivi. Infatti dopo la morte di Slavnik, duca di una buona parte della Boemia orientale, B., volendo accentrare sotto il suo dominio anche queste terre, fece guerra ai figli di Slavnik, uno dei quali era il secondo vescovo di Praga, Adalberto. Essi si allearono ai Polacchi, ma la guerra finì con la distruzione della dinastia degli Slavnik. Adalberto, non potendo più sostenersi nella sede vescovile di Praga, se ne andò in Polonia. Tutto ciò non fece che peggiorare le relazioni fra Boemia e Polonia. B. morì poco dopo, nel 999, lasciando al suo successore un regno potente; ne è testimonio la relazione contemporanea dell'arabo Ibrāhīm ibn Ya‛qūb.
Bibl.: v. bolesao i.