bolgia
Il nome, che è giunto in Toscana dall'antico francese bolge, bouge (latino tardo bulga), di cui conservava il significato di " tasca ", " sacca ", " borsa ", e per estensione " fossa ", è usato da D. per indicare le ben note dieci fosse circolari e concentriche dell'ottavo cerchio dell'Inferno - le Malebolge (V.) -, disposte in modo analogo ai fossati multipli che recingevano i castelli medievali e come questi unite da ponti che le scavalcano per consentire il passaggio dall'una all'altra: ponti naturali, di roccia, e fissi, a differenza dai ponti levatoi dei castelli, di legno e mobili. Nell'interpretazione dei commentatori medievali il sostantivo viene inteso per altro non soltanto in senso letterale, come " fossato ", ma anche e soprattutto metaforico. Così il Buti: " bolgia cioè ripostignolo, o vero ripostiglio, e veramente tal nome si conviene a questo luogo: imperò che l'autor finge qui essere puniti dieci spezie d'astuzia ". Il sostantivo ricorre soltanto nei canti dell'Inferno dedicati all'ottavo cerchio: XVIII 24 e 104, XIX 6, XXII 17, XXIII 32 e 45, XXIV 81, XXVI 32, XXVIII 21, XXIX 7 e 118.