BOLOGNA (VII, p. 326)
Lo stemma. - Alla città di Bologna è stato riconosciuto (decr. 6 nov. 1937), in relazione al nuovo ordinamento dello stato nobiliare italiano approvato nel 1929, il diritto di fare uso dello stemma che da secoli esercitava, per tradizione.
Lo stemma accolto dalla consulta araldica è così espresso: "Inquartato: nel primo e quarto di argento alla croce di rosso, col capo d'Angiò; nel secondo e terzo d'azzurro col motto "libertas" in lettere d'oro posto in banda. Capo del Littorio di rosso (porpora) al Fascio Littorio d'oro circondato da due rami di quercia e d'alloro annodati da un nastro dai colori nazionali. Lo scudo cimato da una testa di leone in fronte".
Notizie statistiche e demografiche. - L'annessione del comune di Borgo Panigale a ovest di Bologna, effettuatasi per decr. legge del 5 novembre 1937 pubblicato nella Gazzetta Ufficiale del 6 dicembre e avente efficacia da quest'ultima data, ha recato al comune di Bologna un aumento in più campi di notevole importanza: in superficie di ettari 3499 (dei quali 2200 coltivati), in popolazione di 11.248 abitanti, nella rete stradale di oltre 44 km. Senza dire che con tale aggregazione sono entrati nel comune di Bologna il campo di aviazione "Fausto Pesci", che del resto era stato costruito col contributo della città, numerosi centri e stabilimenti industriali, istituzioni di assistenza (fra questi una casa di salute per malattie mentali e psichiatriche con oltre 900 ricoverati) e di beneficenza; fra le industrie da ricordarsi specialmente la Società scientifica Radio Brevetti Ducati con circa 2000 operai e impiegati.
Cosicché tutto il complesso statistico del comune di Bologna risulta al 10 gennaio del 1938 notevolmente modificato.
La superficie della città di Bologna calcolata entro le vecchie mura e ora viali di circonvallazione è di ha. 428, entro il perimetro della cinta daziaria soppressa il 31 marzo 1930 di ha. 1677; la superficie complessiva del comune con le ex-frazioni del forese e il soppresso comune di Borgo Panigale è di ha. 14.073.
La media dell'altitudine della città sul livello del mare è rappresentata dalla Piazza Vittorio Emanuele, con m. 63,50, il minimo dalla stazione ferroviaria con m. 46. L'altitudine del comune va da un massimo di Monte Sabbiuno (m. 390) e di Monte Pademo (metri 360) a un minimo di Borgo Panigale con m. 45 e di Corticella. Il perimetro della città lungo le vecchie mura è di km. 7,800, lungo la soppressa cinta daziaria di km. 31,839, lungo i confini del comune avanti l'aggregazione di Borgo Panigale km. 64,200; ora supera i km. 70. Quanto alla demografia, al 10 gennaio 1938 la popolazione presente del comune è calcolata in 300.893, quella legale residente in 293.152 (senza la guarnigione).
Il decennio ultimo rappresenta per il comune un costante e progressivo incremento della popolazione, più tuttavia per l'immigrazione che non per l'eccedenza delle nascite sopra le morti, la quale si verificò solo in qualche anno. La popolazione residente era (10 gennaio 1928) di 235.279, di 244.571 nel 1930, di 250.182 nel 1932, di 259.550 nel 1934, di 280.283 nel 1936, di 300.893 nel 1938.
La natalità si è mostrata negli ultimi anni di 15,2 ogni mille abitanti; la mortalità di circa 12,50 per mille abitanti, inferiore agli indici nazionali, il quale basso livello della mortalità cittadina sta a rappresentare il potenziamento della salute nella visione larga del nuovo regime, e per le provvidenze degli uffici municipali a ciò preposti. I matrimonî hanno raggiunto nel 1937 il numero di 8 per mille abitanti. Il fenomeno dell'urbanesimo si manifesta, e in forme non del tutto modeste, anche in Bologna, con una media, negli ultimi anni, di circa 9000 abitanti per anno, mentre prima si conteneva nella cifra di due a tre mila.
Il bilancio demografico dell'anno 1937, raccolto e fissato nel gennaio del 1938, ha dato i seguenti risultati. Bologna figurava all'86° posto fra le 94 città capoluogo di provincia, fra Milano che la precede di poco e Torino che la segue; ha migliorato alquanto la sua posizione con una media di 15,2 nati vivi in luogo dei 15, per la popolazione presente; mentre per quella residente l'indice passa da 12,27 a 12,37 nati vivi per mille abitanti. Ma ancora non si è raggiunto per essa il pareggio fra i morti e i nati. La cifra dei morti fu superiore nel 1937 di 151 unità su quella dei nati.
Tenendo conto del suo svolgimento storico, della sua formazione, del lato topografico e demografico, attualmente il comune di Bologna può dividersi in centro della città, o città romana con l'aggiunta dei borghi del primo Medioevo; corpo della città o rapida estensione del centro abitato verificatasi nei secoli XIII e XIV sino alla costruzione delle mura, estensione dovuta alla fortuna dello studio o università, le quali mura durarono sino all'inizio del sec. XX; città nuova, raccolta entro quella cinta daziaria che, costruitasi intorno al 1904, restò in vita sino alla soppressione delle cinte daziarie del 1930: questa parte comprende notevoli nuclei abitati moderni allo sfocio delle varie antiche porte, stabilimenti, vie alberate e rispondenti a condizioni igieniche e stradali ottime: periferia, composta specie delle frazioni del forese, alle quali si è (dicembre 1937) unito il territorio dell'ex-comune di Borgo Panigale.
La popolazione della provincia al 10 gennaio 1938 è di 722.161 ab., tenuto conto della recente distrettuazione per cui fu separato il comune di Castelfranco dell'Emilia e aggiunto il comune di Pieve di Cento, il primo passato a Modena, il secondo tolto a Ferrara.
Urbanistica, viabilità, turismo, sport. - Fervido è stato il movimento architettonico e urbanistico di Bologna negli ultimi anni, nei quali si va sempre più manifestando una tendenza moderna e innovatrice nella costruzione degli edifici pubblici e privati, nel tracciamento delle vie nuove, nel compimento dei lavori edilizî già iniziati, nell'assetto complessivo che il nuovo piano regolatore si propone: cioè il coordinamento della viabilità fra la parte compresa nella vecchia cinta di mura e le aggiunte esterne, specie quelle adibite a zone industriali; il risanamento e la viabilità del centro cittadino con la sistemazione delle adiacenze dei principali monumenti ed edifici storici e artistici, sì da conservare alla città il suo aspetto, pure intonandola al ritmo moderno di vita.
La maggiore opera compiuta in questo senso è la costruzione della Via Roma, che, partendo dal fronte della stazione, giunge finora a Via Ugo Bassi; ma fra breve traverserà tutta la città lungo piazza Malpighi, per sboccare nella via di circolazione ai piedi dei colli, di fronte alle eminenti strutture dell'Osservanza e del palazzo Aldini. Sono da aggiungere a quest'opera gli assetti degli imbocchi della vecchia città con le vie dei sobborghi che così vengono meglio innestati e coordinati. Nuovo assetto è stato dato al Palazzo del governo, in gran parte rifatto, e all'area circostante, le cui piazze stanno ricevendo con nuovi edifici la loro forma definitiva, in armonia con l'importanza degli edifizî vicini, in specie dell'antico castello comunale. Altra località che ha ricevuto negli ultimi anni un definitivo e degno aspetto è la Montagnola, lo storico luogo delle fiere e del mercato, dei divertimenti, della vecchia rocca medievale, del luogo sacro all'eroismo del popolo bolognese (8 agosto 1848). Tutto il colle è stato condotto a una sistemazione dignitosa, e adornato di busti, opportunamente disposti, d'illustri Bolognesi.
Bologna costituisce per le comunicazioni tra il nord e il sud d'Italia, e le normali ad esse, un ganglio essenziale. La stessa struttura della città, a vie disposte a raggio, sembra intonarsi alla sua funzione. Come nodo ferroviario convergono a Bologna le linee di Torino-Milano-Piacenza, di Brennero-Verona, di Venezia-Ferrara, di Lucca-Pistoia, di Roma-Firenze, di Ancona-Rimini, di Mantova-Modena. Ferrovie secondarie la legano a Bazzano-Vignola, Budrio-Portomaggiore, a Massalombarda, a Castelbolognese; e tramvie elettriche al vicino Casalecchio, a Malalbergo, a Pieve di Cento, prossimamente anche a Vignola.
Numerose e molteplici le comunicazioni automobilistiche con tutti i principali centri della provincia e con quelli viciniori. Ricordiamo: quelle per Pavullo e Pievepelago all'Abetone, per Porretta a Vidiciatico e alla Madonna dell'Acero, per Forlì e Rimini a Riccione e Cattolica, per Modena a Piandelagotti e a San Pellegrino in Alpe, per Forlì a Predappio; e poi altri servizî conducono direttamente a Ravenna, a Marzabotto, a Pracchia, alla Futa, a Castel S. Pietro e Imola. La provincia ha essa stessa una rete di moderni torpedoni. Finalmente Bologna è legata da una linea aerea direttamente con Roma. E una potente stazione radio fu recentemente inaugurata da G. Marconi a Castenaso.
La rete stradale rotabile è pure di grande importanza, specialmente per le strade statali Via Emilia (Piacenza-Bologna-Ancona), la Porrettana (Ferrara-Bologna-Pistoia), la Futa (Firenze-Bologna).
Lo sviluppo turistico è facilitato dagl'impianti organizzati dalla C.I.T. Vi concorre l'attrezzatura alberghiera cittadina capace di ospitare complessivamente 2500 persone: buoni alberghi sono pure nei centri maggiori della provincia.
Aziende autonome di cura, che in ogni modo facilitano lo sviluppo turistico, sono a Porretta Terme (stabilimenti termali e di cura), a Castel S. Pietro (acque minerali), a Lizzano in Belvedere.
Le esercitazioni e competizioni sportive di ogni genere costituiscono una delle più singolari caratteristiche per Bologna, che ha il Littoriale, per il calcio e per l'atletica, l'ippodromo dell'Arcoveggio, assurto a importanza nazionale per la sua rinnovata vita. Gli sport invernali si svolgono nelle sedi di Vidiciatico, Madonna dell'Acero, Futa e con diramazioni ai finitimi campi di neve di Sestola, Pracchia, Piane di Mocogno, Abetone.
Monumenti e restauri artisiici. - Per la parte artistica, da segnalare anzitutto la collocazione (1938) della statua di Augusto, donata a Bologna dal Capo del governo, nel primo cortile del Palazzo comunale, dove si crede fosse l'antico umbilicus della città romana. Nel piazzale della stazione, per celebrare la costruzione della direttissima Bologna-Firenze e ricordare i caduti nell'impresa, è stata eretta, su disegno di A. Arata, una fontana monumentale.
Le collezioni artistiche già esistenti hanno ricevuto nuovi assetti, e altre collezioni si sono aggiunte. La R. Pinacoteca ha avuto (1937) un nuovo ordinamento, preceduto dal restauro di un gran numero di pitture e disegni. Definitiva costituzione e ordinamento ha ricevuto la Galleria d'arte moderna a Villa delle Rose (1936) affidata al comune, mentre sono state istituite e sistemate, nell'antico appartamento del cardinale legato di Bologna, nello stesso Palazzo del comune, le collezioni comunali d'arte.
Numerosi i lavori di restauro a varî monumenti e opere d'arte della città, iniziati e compiuti a cura della soprintendenza ai monumenti dell'Emilia, o del comitato per Bologna artistica, o del comune. Fra i restauri e gli assetti più importanti sono da ricordare quelli alla casa Gnudi di Via S. Vitale accanto al torresotto (1931); al Lapidarium di S. Stefano e al chiostro relativo (1937); ai due cortili del Palazzo del comune nel secondo dei quali fu riprodotta un'antica storica fontana (1933); al teatro comunale compiuto della facciata e dei lati (1935); al caratteristico chiostro dei morti a S. Francesco presso il quale fu anche trovato e restaurato un prezioso Cenacolo di Vitale da Bologna; alle bifore gotiche del fronte del Palazzo comunale restituite all'antico onore con trafori marmorei (1935); alla Porta di Galliera restituita alla sua prima forma con l'assetto dell'area attorno (1933); alla salvaguardia dello storico rudero di Porta Galliera, avanzo delle antiche opere fortificatorie del nord della città; alla Cappella di Santa Cecilia presso la chiesa di S. Giacomo, monumento bentivolesco, ora restaurato e definitivamente sistemato; all'interno della chiesa di S. Petronio, cui è stato ridato il suo originario aspetto pittorico (1935); alla fontana del Nettuno; al palazzo Pepoli; al Chiostro di S. Domenico, nella quale chiesa furono pure ritoccati quadri di valore; alla casa Poggi in Via Farini di fronte alla Cassa di risparmio.
L'università e la città universitaria. - L'università di Bologna, come è ormai accertato, è la più antica di Europa; la segue immediatamente quella di Parigi. Quantunque l'organismo universitario o Studio generale compiuto di tutti gli elementi che storicamente lo compongono debba riferirsi ai primi anni del sec. XII, è certo che già nel sec. XI vi erano insegnamenti di arti e di diritto in immediato rapporto con l'istituzione nuova che stava per sorgere; un documento del 1067 ci reca anzi la prima menzione di un "doctor legis".
Dall'insegnamento del diritto civile, si passò presto a quello canonico (nasce in Bologna il Decretum di Graziano) e poi alle arti (discipline scientifiche e morali), nelle quali, come è noto, professò lo stesso Irnerio, che può chiamarsi il fondatore, certo il restitutore dello Studio bolognese. Già nel sec. XII e ancor meglio nel sec. XIII sono professati ínsegnamenti di grammatica e di retorica, di astrologia e astronomia, di medicina e farmacia, di matematica, e poco più tardi si aggiungono la teologia, le lingue antiche orientali, la fisica e chimica, la musica, l'ingegneria, le scienze naturali e in particolare la zoologia e la botanica. Con la fine del Medioevo sono già costituite tutte le quattro facoltà di cui si componevano le università italiane sino alla fine del sec. XIX, con l'aggiunta di qualche scuola.
In seguito alle più recenti modificazioni, e soprattutto per l'abolizione delle scuole speciali e degl'istituti superiori, come organi autonomi, l'università di Bologna si compone di dieci facoltà: giurisprudenza, lettere e filosofia, medicina e chirurgia, scienze matematiche, fisiche e naturali, chimica industriale, farmacia, ingegneria, agraria, medicina veterinaria, economia e commercio. Ogni facoltà ha speciali corsi o scuole o istituti ad essa connessi.
Fra gl'istituti uniti all'università si deve ora aggiungere la stazione astronomica sull'Appennino bolognese, a Monte Orzale, presso Loiano, fornita di un telescopio riflettore di 60 cm. d'apertura, inaugurata nel 1937.
Fra i collegi uniti all'università (e furono numerosissimi nel Medioevo) ancora esistenti, è da notare che il Collegio di Spagna sta impiantando la Casa di Cervantes e che il Collegio Venturoli (non Ventaroli) presto riassumerà le sue antiche funzioni di Collegio ungarico, destinato ad accogliere studenti ungheresi presso l'università, di qualsiasi disciplina.
Prima del sec. XVI lo Studio bolognese non ebbe una sede ufficiale. Nel 1563 si inaugurò il palazzo dell'Archiginnasio costruito sotto la legazione di S. Carlo Borromeo, dove l'università rimase fino al 1803; nel quale anno essa, per decreto napoleonico, fu trasferita in luoghi più ampî al palazzo già Poggi, sede dell'Istituto fondato dal Marsili nel 1711, fuso, a cominciare dal 1803, con l'università. Nel palazzo o attorno al palazzo dell'Istituto trovarono ospitalità tutte le istituzioni universitarie, anche quelle che a mano a mano si aggiungevano per il progredire degli studi fino allo scorcio del sec. XIX. Col nuovo secolo comincia una nuova vita per lo sviluppo dell'università bolognese, che rapidamente si svolge col regime fascista, per lo stesso intervento di Mussolini. Le convenzioni del governo con gli enti locali del 1899, del 1911, del 1930, e quella recente del 1935, hanno consentito che venissero costruiti 24 nuovi edifizî, i quali insieme con le vecchie costruzioni opportunamente trasformate, costituiscono nel loro complesso la nuova Città universitaria. Nell'antico palazzo universitario, ingrandito e del tutto rinnovato con l'aggiunta di nuove aree, trovano posto il rettorato, la direzione amministrativa con gli uffici, le facoltà di giurisprudenza e di lettere e filosofia, l'istituto matematico, l'aula magna, recente e sontuosa opera, e la Biblioteca Universitaria.
Il quartiere universitario di levante è il più ampio e si stende ininterrottamente dal Policlinico di S. Orsola fino alla metà di via Irnerio. Comprende il Policlinico su un'area di 160.000 mq., con le cliniche medica, ostetrico-ginecologica, dermosifilopatica, oculistica, ecc., eccettuate solo la odontoiatrica che è conservata nella sede di via S. Vitale e la ortopedica che è annessa all'Istituto ortopedico Rizzoli; poi gl'istituti di geografia, chimica, scienze economiche e commerciali, zoologia, anatomia comp., antropologia, veterinaria, patologia generale, igiene, lettere e filosofia, geologia, materia medica, mineralogia, medicina legale, fisiologia sperimentale, agraria, fisica, botanica. Il quartiere universitario di ponente, nei pressi di Porta Saragozza, comprende la clinica psichiatrica annessa al Frenocomio provinciale Roncati e le nuove sedi delle facoltà di ingegneria e di chimica industriale, nonché un apposito impianto sperimentale idro-termo-elettrico. Infine è da ricordare il palazzo di via Milazzo costruito per la facoltà di scienze economiche e commerciali.
Le opere edilizie di nuovissima costruzione, tutte del periodo fascista, comprendono mc. 650.000 e per adattamenti e trasformazioni mc. 150.000 con una spesa di 65 milioni. Per modo che ora l'università di Bologna ha raggiunto un'efficienza degna della sua tradizione, con mc. 1.250.000 di edifici su oltre 410.000 mq. d terreno.
Accademia Clementina. - Restituita l'Accademia di Belle Arti per scopi storico-artistici, con decreto del 1930 assunse il vecchio nome settecentesco di Accademia Clementina, promuove studi e ha inoltre iniziato la pubblicazione dei suoi Atti.
R. Deputazione di storia patria per l'Emilia. - È il titolo assunto con decreto n. 116 del 20 giugno 1935 dalla R. Deputazione di storia patria per le provincie di Romagna e dalle due connesse per le provincie modenesi e per le provincie parmensi create nel 1860 per decreto di L. C. Farini governatore dell'Emilia. Dalla Casa Carducci, dove ebbe per lunghi anni la sua sede, è stata trasportata (1937) nel palazzo Malvasia in via Zamboni. Ogni anno pubblica, come per il passato, un volume di Atti e memorie, il cui contenuto è riferito alla intera regione emiliana.
Istituto per la storia dcll'università di Bologna. Fu istituito nel 1907 in occasione della celebrazione di Ulisse Aldrovandi.
Ha per scopo di studiare il sorgere, l'affermarsi e la vita attraverso i secoli dell'università di Bologna; ha la sua sede nell'antica sede di essa università, il palazzo dell'Archiginnasio. Dà luogo a tre ordini di pubblicazioni: 1. il Chartularium Studii bonomensis (12 volumi); 2. Studi e memorie per la storia dell'università di Bologna (14 voll.); 3. Universitatis bononiensis monumenta (2 voll.).
R. Biblioteca Universitaria di Bologna. - Possiede ora (1938) circa 450.000 tra volumi e opuscoli; 7058 manoscritti e un migliaio di incunabuli. Avendo il deposito dei cambî della R. Accademia delle scienze, è ricca di quasi duemila periodici. Entro la biblioteca hanno sede il Museo Aldrovandiano istituito nel 1907 e il Museo Marsiliano restituito nel 1930, in occasione del secondo centenario dalla morte di Luigi Ferdinando Marsili. In questi ultimi anni molti restauri e ingrandimenti sono stati recati alla biblioteca. Accanto alla Universitaria sono le biblioteche della facoltà di giurisprudenza (ricca di parecchie migliaia di volumi) e della facoltà di lettere e filosofia.
Biblioteca Comunale dell'Archiginnasio. - Possiede ora circa 440.000 tra volumi e opuscoli, 10.000 manoscritti, 2000 incunabuli, 10.000 stampe e ritratti, 450.000 lettere e autografi. Tra i doni recenti di cospicuo interesse sono da annoverarsi quelli Rusconi, Malvezzi, Dallolio, Tanari, Boeris. Particolare interesse hanno le librerie Gozzadini e Malvezzi unite alla Comunale. Si sta ora procedendo ai restauri degli oltre 7000 stemmi e iscrizioni di cui la biblioteca è ricca, ed è allo studio un nuovo assetto dei locali suoi e di quelli che le saranno riservati dell'attiguo palazzo Magnani.
R. Archivio di stato di Bslogna. - Sarà quanto prima trasportato in Piazza Celestini, nell'antica sede della Regia Scuola di ingegneria.
Biblioteca e Museo Carducciano. - Il Museo è costituito dalla casa di Giosue Carducci da lui abitata negli ultimi anni in Piazza Carducci, 5: essa è conservata quale si trovava, vivo il poeta. La Biblioteca, che ha la sua sede nella casa del poeta e nei locali accanto già acquistati dalla regina Margherita poi donati alla città di Bologna, si compone di oltre 40.000 volumi, di manoscritti, stampe e carteggi. Il carteggio del poeta è ricco di oltre 30.000 lettere. Fra i manoscritti sono specialmente degni di nota gli autografi di lui raccolti in cento cartoni. Inaugurata nel 1921 dalla regina Margherita, la Biblioteca si è ora ingrandita e arricchita per cospicui acquisti e doni di cose carducciane.
Aumenti di suppellettili per acquisti e doni e nuovi assetti e illustrazioni del materiale e segni di particolare attività hanno avuto nell'ultimo decennio il Museo Civico e il Museo del Risorgimento dipendenti dal comune di Bologna, il Museo etrusco a Marzabotto recentemente donato dal conte Aria allo stato, il Comitato per Bologna artistica, infine l'associazione Amici dei monumenti.
Santuario di S. Luca. Su uno dei maggiori colli che circondano Bologna dal lato meridionale, a 289 metri sul livello del mare, sorge il santuario della Madonna di S. Luca, che è uno dei più celebri e dei più frequentati dell'Emilia.
Su questo colle si raccolsero, come in un eremo, due figlie di Rambertino de' Guezzi, Azzolina e Beatrice, le quali ebbero, secondo la tradizione, la fortuna di accogliere una pittura della Madonna col Bambino attribuita a S. Luca Evangelista, qui portata da Costantinopoli alla metà del sec. XII da un pellegrino di nome Teocle. Egli andò prima a Roma, poi da Roma venne al Monte della Guardia. Così vuole la leggenda; ma la pittura non è tanto antica e al più può riferirsi al sec. XII.
Comunque essa immagine fu subito oggetto di grande devozione; l'eremo modesto fu ingrandito nello stesso secolo, poi affidato ai domenicani, fu restaurato e ingrandito nel 1306 e nel 1481 e più volte dopo. L'attuale tempio sorse solamente nel sec. XVIII per il contributo di tutti i cittadini e del Reggimento e per l'apostolato del cardinale Malvezzi. E l'opera maggiore dell'architetto Carlo Francesco Dotti: la costruzione durò dal 1723 al 1757, compiendosi nel 1775 la facciata, il loggiato e le tribune. Ricca e grandiosa nella concezione, la chiesa è sormontata da una cupola che la rende visibile a molte decine di chilometri di distanza, soprattutto da occidente. La distribuzione delle masse strutturali, lo svolgimento delle gradinate, degli archi, dei pinnacoli delle cappelle, fanno del tempio una cosa di singolare interesse.
Caratteristico il portico, che dalla città conduce fino al tempio vincendo un dislivello di oltre 200 metri, con una serie di 666 archi e una lunghezza di tre chilometri e mezzo. Iniziatore della straordinaria impresa fu, intorno alla metà del sec. XVII, il canonico Zenaroli di Cento; ideatore della parte montana l'architetto G. A. conti; per la parte pianeggiante lavorarono parecchi, fra cui l'architetto G. G. Monti; l'arco fantasioso e quanto mai scenografico del Meloncello fu disegnato da C. F. Dotti. Ora il santuario di S. Luca è unito al piano mediante una funivia.
La Madonna di S. Luca, incoronata poi dallo stesso pontefice Pio IX, fu, a cominciare dal sec. XV, portata in città per solenni circostanze, e per gravi sventure. Dal sec. XVII scende ogni anno per cinque giorni. È ospitata nella cattedrale di S. Pietro, impartisce la benedizione sulla gradinata di S. Petronio e ritorna il giorno dell'Ascensione al Monte della Guardia, accompagnata da un'immensa folla di fedeli.
Vita fascista. - A poche settimane di distanza dalla storica adunata di Piazza S. Sepolcro, anche a Bologna fu fondato il Fascio di combattimento, da un esiguo gruppo di animosi, che andò poi ingrossandosi, fino a diventare, dopo l'eccidio di palazzo d'Accursio (21 novembre 1920), il Fascio proporzionalmente più numeroso d'Italia.
Fin dalla primavera 1921 si costituì a Bologna una Camera sindacale del lavoro e nel gennaio 1922 fu qui istituita la Confederazione nazionale delle corporazioni sindacali fasciste. Nella primavera 1922, inasprendosi i rapporti tra i fascî e il governo, Bologna fu occupata militarmente dalle Camicie nere raccoltesi da ogni parte della regione. E questo periodo doveva poi sboccare nella marcia su Roma.
Il fascismo bolognese, battezzato da Mussolini "X Legio", cioè col nome della legione che fu la prediletta di Giulio Cesare, è quello che, per citare una frase di Mussolini stesso, "ha dato il più grande sacrificio per la causa della Rivoluzione". I 57 caduti del fascismo bolognese sono ora raccolti alla Certosa, in un monumentale sepolcreto (accanto a quello dei morti in guerra), mentre dal 1924 è aperta alla Casa del Fascio una cappella votiva in loro memoria.
Recentemente, ai nomi dei caduti del fascismo, si sono aggiunti quelli dei caduti in terra d'Africa (80, di cui 3 medaglie d'oro) e in Spagna.
Fra le principali istituzioni del fascismo bolognese sono da ricordare l'università fascista (la prima che sorgesse in Italia), oggi sostituita dall'Istituto di cultura fascista, inaugurata nel 1924, con l'annessa biblioteca vasta e ricca. Imponente il complesso delle colonie elioterapiche (45) che assistono annualmente oltre 22.000 bambini. A queste e a quella monumentale di Riccione, di mille letti, sarà da aggiungere una colonia montana permanente, in via d'attuazione.
Realizzazione grandiosa del fascismo bolognese è il Littoriale, il famoso campo polisportivo inaugurato dal Duce nel 1926 e che serve, fra l'altro, di terreno d'allenamento e di esibizione per gli esercizî salutari del corpo ai fanciulli delle organizzazioni del regime, e ove ogni anno ha luogo una importante fiera-esposizione. Ha due piscine e gabinetti medici. Si va ora progettando la nuova Casa del Fascio, mentre è già in corso di esecuzione la Casa della Gioventù italiana del Littorio della "X Legio".
Organo della Federazione dei fasci di combattimento di Bologna è L'Assalto, giornale glorioso per le battaglie sostenute. Il primo numero uscì il 4 novembre 1920.