BOLOGNA (VII, p. 326; App. I, p. 288)
I fatti funzionali più evidenti che, dal punto di vista geografico, definivano lo sviluppo della città circa vent'anni or sono, non hanno avuto, in relazione alla seconda Guerra mondiale, modificazioni sostanziali.
Circa nel 1942 potevano notarsi: 1) un maggiore sviluppo dell'area ferroviaria, sia nella zona a nord-ovest (cioè nel quartiere di via Lame) sia verso nord, perifericamente ai quartieri nuovi di Bolognina, di Casaralta, ecc., mediante il lungo giro della linea di cintura; 2) un incremento di costruzioni lungo la via Emilia occidentale, e precisamente di edifici ad uso di abitazione pei ceti medî nel quartiere sportivo, di edifici varî, ma in special modo militari, che hanno occupato i vecchi prati di Caprara (in cui si trovava il campo di aviazione), e di opifici ai due lati della via Emilia. Questi opifici hanno raggiunto il nucleo gemmato di Borgo Panigale, ove è stato trasferito l'aeroporto; 3) un ampliamento verso nord e verso ovest del quartiere centrale (centro cittadino) con la creazione della via Roma, a un capo della quale piazza Umberto I (dal 1946 piazza Roosevelt) è occupata da edifici pubblici (assicurazioni, giornali, ecc.).
Le incursioni aeree, che dal 17 luglio 1943 al 21 aprile 1945 furono in tutto 50, hanno prodotto distruzioni larghe e forti specialmente lungo tutta la zona ferroviaria, poi verso nord nei quartieri di abitazione di Bolognina e di Casaralta, e più a sud nei quartieri detti localmente "Libia", di via Lame e del Velodromo, ove si raccoglievano stabilimenti, depositi, ecc. Notevolmente colpite anche la via Indipendenza e la zona del quartiere universitario. Molto meno i quartieri meridionali. Dei sobborghi sono duramente provati S. Ruffillo, posto sulla strada nazionale che porta a Firenze (ove la distruzione si stimava a circa il 95%) e Borgo Panigale, sulla via Emilia occidentale, presso il ponte sul Reno. Anche questo ponte è stato fatto saltare nell'aprile 1945 dalle retroguardie germaniche. In cifre tonde, delle case di abitazione che esistevano prima della guerra (13.400), la distruzione risultò completa in 1.300 (9,7%) e parziale in 1.600 (11,9%). Naturalmente anche più numerose (21,6%) erano quelle colpite in modo meno grave.
L'opera di ricostruzione ha avuto comunque fin dal 1946 un certo impulso,: riedificati o ampliati 600 stabili ad uso di abitazione e la stazione ferroviaria, e ripristinato tutto il suo scalo, ricostruito il ponte sul Reno, riattati numerosi stabilimenti, e in via di risorgere la zona universitaria presso via Mascarella e via del Borgo. L'amministrazione comunale ha dato poi corso a un vasto piano urbanistico, relativo specialmente ai quartieri di abitazione (esso prevede, tra l'altro, una migliore sistemazione urbanistica di Borgo Panigale e di S. Ruffillo; il risanamento dei due quartieri tra via Irnerio, via Mascarello e la Montagnola, e tra via Roma e via Riva Reno; il trasferimento dell'Ospedale Maggiore e della Manifattura tabacchi in località periferiche più adatte).
Anche alcuni monumenti di primaria importanza sono stati colpiti direttamente e molto danneggiati dalla guerra. Primi fra tutti la bella chiesa di S. Francesco, demolita per un tratto della navata di sinistra e in gran parte scoperchiata; l'Archiginnasio, ove è stata abbattuto parte del cortile costruito dal Morandi nel 1562, l'antica chiesetta di S. Maria dei Bulgari, nonché il teatro anatomico e il palazzo della Mercanzia ove l'angolo di sinistra è crollato. Ma in questi edifici, come in molti altri, i lavori di consolidamento e reintegrazione, subito iniziati, hanno consentito restauri veramente esemplari. Tra le altre chiese colpite sono da ricordare S. Giorgio, S. Maria della Mascarella, il Salvatore e soprattutto la bella chiesa del Corpus Domini, detta la Santa, per cui s'è proceduto al restauro dell'ossatura muraria. Tra le costruzioni di carattere civile sono già ultimati i restauri alla quattrocentesca palazzina della Viola, a Porta Nuova, alla villa dei Mazzacorati. Altri edifici colpiti furono il palazzo Malvezzi Campeggi, quello Montpensier e il teatro del Corso.
Il comune contava, al 1° gennaio 1948, 328.013 ab. con un aumento di 38.940 rispetto al censimento 1936.
Storia. - Durante la seconda Guerra mondiale, conclusosi l'armistizio fra l'Italia e gli Alleati (8 settembre 1943) Bologna fu occupata dai Tedeschi il 10. Nel corso della campagna d'Italia (1943-45) costituì uno degli obbiettivi dell'azione "Mitraglia" svolta dalle armate alleate 5a e 8a, che nell'autunno precedente si erano attestate sull'Appennino tosco-emiliano e ai fiumi Senio e Reno, a contatto con i Tedeschi, saldamente organizzati sulla linea gotica. L'efficienza combattiva dei Tedeschi si era indebolita: mancavano aerei, forze corazzate e riserve; tuttavia il loro comando supremo aveva ordinato egualmente la resistenza a oltranza.
L'offensiva si iniziò il 14 aprile dal fronte: Appennino (a nord dei passi Porretta e Futa)-Imola-V. Santerno-Senio-Comacchio. Concetto di azione: avvolgimento di Bologna a largo raggio per Alfonsine-Argenta-Ferrara-Po (8ª Armata) e Reno-Ostiglia-Bologna (5a Armata). Alla battaglia parteciparono truppe italiane: gruppo combattimento Legnano, div. 210ª, 231ª, div. partigiana Modena (5ª armata); gruppo combattimento Friuli e Folgore (8ª Armata). Preceduta da reiterati attacchi aerei e da tiri di annientamento di artiglieria, l'azione si svolse con particolare violenza: vinta la tenace e successiva resistenza delle forze germaniche, il 21 aprile gli Alleati entrarono in Bologna (da sud est: gruppo combattimento Legnano; da sud: div. 34a e 91ª; dalla via Emilia: gruppo combattimento Friuli e 3ª div. polacca). In effetti la manovra, oltre che svilupparsi nelle sue linee strategiche, condusse truppe delle due armate su Bologna, da cui si irradiarono subito verso il Po per occuparne i passaggi, forzarli e tagliare le vie di ritirata ai Tedeschi. Occupata Bologna, praticamente gli Alleati dilagarono in alta Italia: la fronte germanica era ormai definitivamente crollata.
Bibl.: La 5ª armata americana nella sosta invernale sull'Appennino tosco-emiliano e nella battaglia finale (novembre 1944-maggio 1945), Roma 1946; Comando "Friuli", Il gruppo di combattimento "Friuli" nella guerra di Liberazione, Bergamo 1945; Comando "Legnano", il Gruppo di combattimento "Legnano" nella guerra di liberazione, Bergamo 1946.