BOLOGNINO
Nel 1191 il comune di Bologna cominciò a coniare il denaro che fu detto bolognino (piccolo); e più tardi, nel 1236, il soldo da 12 denari (bolognino grosso). Ambedue queste monete portavano da un lato il nome dell'imperatore Enrico VI, al quale era dovuta la concessione di battere moneta: Enricus I P R T (imperator), queste ultime quattro lettere disposte a croce nel campo, e dall'altro il nome della città, Bononia, con l'ultima lettera più grande nel campo. La moneta bolognese si ragguagliava a un terzo di quella imperiale, perché nella concessione era espressamente detto che non doveva essere di uguale valore. Secondo i calcoli del Salvioni la prima lira di bolognini conteneva un intrinseco di argento pari a grammi 35,66. La nuova moneta rispondeva a una vera necessità e perciò fu accolta con molto favore ed ebbe subito larghissima e sempre crescente diffusione, soppiantando ben presto completamente le monetazioni di Ravenna e di Rimini, che erano le sole della Romagna. Fu molto imitata: si conoscono infatti bolognini coniati in moltissime zecche. Con la monetazione anconetana e marchigiana quella bolognese venne quasi a identificarsi, e non è raro il caso di trovare chiamati doppî bolognini le monete fatte a somiglianza dell'agontano da due soldi (v. anconetano).
Con l'andare del tempo la prima forma del bolognino subì qualche variazione, sostituendo al nome dell'imperatore quello di altri signori: Giovanni e Giacomo Pepoli (1347-1350), Giovanni Visconti (1350-1360), Urbano V (1362-1370), e poi, in regime di autonomia, la scritta Mater Studi O R V M con le ultime quattro lettere disposte a croce. Subì del pari le vicende comuni a tutte le monete per l'aumentato valore dell'argento, cioè diminuzione di peso e d'intrinseco; nella seconda metà del sec. XVI era di mistura e portava da un lato il busto del pontefice e dall'altro lo stemma del comune. Dopo questo secolo il bolognino cessò di essere moneta effettiva come unità e divenne moneta di conto, però rivisse nella frazione del mezzo bolognino di rame (1612) e nei multipli d'argento e di mistura da 100, 80, 50, 40, 20, 16, 12, 8, 6, 5, 4, e 2 bolognini.
Bolognino d'oro si chiamò il ducato d'oro battuto a cominciare dal 1380 a Bologna della stessa bontà e peso dei ducati papali.
La voce vive ancora nelle forme dialettali bolin e bulèn che indicano denaro in generale.
Bibl.: Catalogo della raccolta numismatica Papadopoli-Aldobrandini, compilato da G. Castellani, I e II, Venezia 1925, passim; Corp., Numm., Italic., X, Roma 1927, pp. 1-356; F. Malaguzzi-Valeri, in Rivista ital. di num., X (1897), pp. 427-485; XI (1898), pp. 75-106, 190-238, 381-429, 503-558; XII (1899), pp. 187-226, 325-352, 511-552; XIII (1900), pp. 107-137, 171-204, 287-320, 471-431; E. Martinori, La moneta. Vocabolario generale, Roma 1915, pp. 39-43; G. B. Salvioni, in Atti e memorie della R. Deputazione di storia patria per le provincie di Romagna, s. 3ª, XII (1894); G. A. Zanetti, Delle monete di Faenza, Bologna 1777, pp. lxvi-lxix.