BOLSENA (A. T., 24-25-26)
Paese della provincia di Viterbo, situato a 350 m. s. m. sul declivio nord-orientale della cinta che racchiude il lago omonimo (v. sotto). Il centro conta 2821 ab., l'intero comune 3635. Bolsena è il principale centro della pesca sul lago. Il comune, il terzo della provincia per estensione (145 kmq.), è in parte coltivato (prevalenza di vigneti, uliveti e colture orticole), in parte notevole lasciato a pascolo; le aree occupate da macchia, un tempo assai ampie, sono ora molto ridotte. Bolsena dista 32 km. da Viterbo e 17 da Montefiascone; ad entrambe queste città è collegato da servizio automobilistico.
Monumenti. - Bolsena è un caratteristico borgo medievale. La chiesa di Santa Cristina, del sec. XI, ha una facciata ricostruita nel Rinascimento. Nella lunetta della porta centrale è una terracotta robbiana rappresentante la Madonna col Bambino e i santi Cristina e Giorgio. L'interno, a tre navate, conserva alcuni affreschi del sec. XV, un trittico di scuola senese del sec. XV ed un crocefisso ligneo del sec. XIV. Nella Grotta di Santa Cristina, alla quale si accede dalla chiesa, è un ciborio del sec. X, detto del Miracolo, sul quale sembra si sia prodotto il miracolo del sangue sgorgato dall'ostia durante la messa (1263), prodigio celebrato da Raffaello nelle stanze vaticane. Nella sacrestia è una lunetta in terracotta robbiana rappresentante San Leone fra due devoti. Notevole anche il Castello, del sec. XII, a pianta quadrangolare, con quattro torri e un bel cortile. Nel palazzo Cozza Spada sono alcuni affreschi degli Zuccari.
Storia. - Già città etrusca, poi municipio romano (v. Volsinii), nel Medioevo andò quasi distrutta e disabitata. Il vescovato si trasferì allora in Orvieto (sec. VI). Essendo compresa nella Tuscia Longobarda, ne seguì le vicende. Venuta in dominio della Chiesa, Adriano IV la cinse di mura (1156). Nel 1186 la città venne in potere di Orvieto, che la tenne, malgrado le pretese della S. Sede. Occupata da Federico II (1240), tornò a Orvieto nel 1251. Era tornata di nuovo in dominio della Chiesa, quando, nel 1294 gli Orvietani la presero con assedio. Bonifacio VIII riconobbe il fatto compiuto (1296) e la tenne in condominio con gli Orvietani, ma i Bolsenesi finirono col sottrarsi al dominio di questi ultimi. I Monaldeschi della Cervara, orvietani, vi ebbero grandi possessi e d'accordo con Francesco di Vico la indussero a ribellarsi alla S. Sede (1375), onde papa Gregorio II la fece saccheggiare e ne fece abbattere gran parte delle mura (1377). Bolsena fu data poi in contea da papa Martino V ai Monaldeschi della Cervara; ma nel 1451 tornò alla Chiesa. I Monaldeschi discacciati fecero più volte il vano tentativo di ricuperarla. Alla fine del secolo XV la Chiesa vi pose i governatori perpetui, primo dei quali il cardinale Giovanni de' Medici (poi Leone X).
Bibl.: V. Cozzi, Memorie storiche della città di B., Roma 1887; A. Sacco, La rocca di B., Roma 1892; C. Dottarelli, Storia di B., Orvieto 1928.
Lago di Bolsena (A. T., 24-25-26). - Lago dell'Italia peninsulare, il secondo per estensione dopo il Trasimeno, situato nella Tuscia Romana (oggi provincia di Viterbo) a 42° 36′ lat. e 0° 31′ long. ovest di Monte Mario, all'altezza di circa 305 m. s. m. Di forma all'incirca ovale (lunghezza massima 13 km., larghezza massima 11,5), esso si apre al centro del gruppo dei vulcani spenti detti Vulsinî anzi molto probabilmente ricopre una conca risultante da una serie di cavità crateriche allargate da esplosioni o ancor più da frane, e in parte fuse insieme. La superficie dello specchio acqueo è di kmq. 114,53, comprese due piccole isole, la Martana (kmq. 0, 10) e la Bisentina (kmq. 0, 17), che sembra rappresentino appunto residui di antiche cinte crateriche. La conca è ricinta da orli assai ripidi, elevati 300-400 m. sul livello del lago (702 m. nel Poggio del Torrone a NE.; 633 nell'altura di Montefiascone a SE., 639 m. nel M. S. Magno a O.); la profondità massima del lago, 146 m., si trova quasi al centro ed è assai notevole, ma il declivio subacqueo del bacino presenta forti pendenze solo alla periferia, mentre nelle parti centrali il fondo è pianeggiante, dimostrando che la cavità craterica originaria è stata colmata per progressivo interrimento. Le caratteristiche batimetriche risultano dalla cartina. Il volume del lago è di circa mc. 8.903.000.000; la superficie asciutta costituente il bacino imbrifero è di kmq. 160,40 (superficie totale del bacino kmq. 275 circa).
Delle condizioni fisiche del lago si sa poco: scandagli termici furono eseguiti da G. De Agostini nel 1897; uno studio sistematico del lago era stato poi iniziato nel 1902 a cura della R. Società geografica ed erano state impiantate per questo due stazioni limnologiche a Bolsena e a Marta; ma esse funzionarono solo per breve tempo. Fu tuttavia potuto accertare che nel lago si verificano sesse, dovute all'oscillazione longitudinale, uninodale, dello specchio del lago, del periodo di circa 15′; esse si osservano particolarmente a Marta, paese posto in prossimità di uno degli estremi dell'asse maggiore del lago. Sembra che i dislivelli possano quivi raggiungere anche i 30 cm., sicché il fenomeno è noto anche agli abitanti, i quali dicono che il lago renfia (renfiare = ansare).
Il lago è alimentato da sorgenti, quasi tutte situate nella parte più alta della cintura che costituisce il bacino imbrifero del lago: le più notevoli sono a nord, presso Grotte di Castro (Fonte Grande, Cavugliole, ecc., convogliate dal fosso detto il Fiume), presso S. Lorenzo Nuovo (Le Vene, raccolte dal Fosso Ponticello), e subito fuori dell'abitato di Bolsena, verso NO. Non sembra vi siano sorgenti sublacuali di qualche entità. La portata media di tutte le sorgenti prese insieme fu calcolata a mc. 0,8 in cifra tonda. Quanto all'alimentazione piovana, la media annua della pioggia può f0rse calcolarsi, nel bacino del lago, in 900 mm. circa, ma il lago si alimenta per intero solo di quella che cade sullo specchio acqueo, mentre della parte che cade sulla superficie asciutta una frazione notevole va perduta, perché, secondo i calcoli del Perrone, dei 160 kmq. che costituiscono quella superficie, più di 100 sono occupati da terreni classificati come permeabilissimi o permeabili.
Emissario del lago è il fiume Marta, che esce da una slabbratura della costa meridionale, presso il paese omonimo, a circa 315 m. s. m. e va direttamente al Tirreno; la sua portata media si calcola a 3 mc. in cifra tonda. Il modulo medio annuo di evaporazione del lago fu calcolato a 1300 mm., valore del tutto analogo a quello trovato per il lago Trasimeno. In base a questi dati fondamentali il Perrone ha potuto stabilire nelle linee generali il regime del lago, che è soggetto a considerevoli oscillazioni di livello (fino a mezzo metro e forse più).
La cintura del lago, costituita da terreni vulcanici, è ben coltivata in tutta la parte orientale e meridionale, da Bolsena a Capodimonte; prevale la vite, che dà prodotti molto pregiati e ad essa si associa spesso l'ulivo. Lembi coltivati si trovano anche sui margini settentrionali, mentre il lato occidentale è occupato da boschi e macchie (Selva di S. Magno); qua e là vi sono poi aree lasciate a pascolo. Il lago è molto ricco di pesce, e la pesca costituisce, accanto all'agricoltura, una cospicua fonte di risorse per gli abitanti. Il maggior centro di pesca è Bolsena. Sul lago stesso sono i centri abitati di Capodimonte, su una caratteristica penisoletta della costa meridionale (1789 ab. nel 1921), e Marta (2427 ab.); a breve distanza, sulla costa a NE., Bolsena (v.; 2821 ab.). Altri tre centri, Gradoli (1910 ab.), Grotte di Castro (3709 ab.) e San Lorenzo Nuovo (1560 ab.) sono invece più in alto, a maggior distanza dallo specchio lacustre, ma sempre entro il suo bacino imbrifero. Il centro maggiore, Montefiascone (v.; 2728 ab. nel centro) è poi proprio sulla costola che divide le acque tributanti al lago da quelle che vanno al Tevere. Abbastanza rilevante è la popolazione sparsa, salvo sul fianco occidentale, dove manca del tutto. In complesso nel 1921 vivevano nel comprensorio del lago circa 19.000 ab., (densità di circa 118 ab. per kmq.). Delle due isole, è abitata la maggiore, la Bisentina; la Martana non ha abitanti stabili.
Bibl.: G. De Agostini, Alcune notizie batimetriche sui laghi di Bolsena e di Mezzano, in Boll. Soc. Geogr. Ital., 1897; id., Esplorazioni idrografiche nei laghi vulcanici della provincia di Roma, ibid., 1898; Ministero di Agricoltura, Industria e Commercio, Carta idrografica d'Italia, XXVIII: Fiume Marta e lago di Bolsena, Roma 1901; L. Palazzo, La stazione limnologica di Bolsena, in Boll. Soc. Geogr. Ital., 1904; Carta batimetrica del lago ad 1 : 50.000 in G. De Agostini, Atlante dei laghi italiani, Novara-Roma 1910.
Fauna. - Il lago è celebre nella storia della biologia per il fenomeno della fioritura delle acque, che primo vide e descrisse Plinio, e per l'abbondanza delle anguille, le cui prelibate qualità, già note agli antichi romani, furono consacrate da Dante, dal Petrarca, da Paolo Giovio.
La vita nelle acque trae la sua particolare fisionomia dalla natura del bacino lacustre, e dal regime dell'emissario, che fu sistemato nel sec. XIX e perciò non diede più luogo a inondazioni; ma proprio all'uscita dell'emissario, come ai tempi del Procaccini-Ricci si pescano più facilmente le anguille. Le rive, in generale ripide, talora sono sostituite da rocce a picco, più spesso presentano una banchina costiera in parte sommersa, rivestita da una fascia di vegetazione acquatica. Solo dove il canneto raggiunge qualche estensione abbonda la fauna rivierasca, ricca di moscerini e di libellule, di gamberetti (palemoneti), di più minuti entomostraci, di rotiferi, di sanguisughe, di rane. Anche intorno alle isole e principalmente alla Martana la minuta fauna costiera offre buon pascolo ai pesci: latterini, lasche, tinche, barbi, lucci, più rare le carpe. Perciò l'isola Martana è luogo preferito dai pescatori. Ma l'alto lago, nelle sue acque azzurre e fresche, che sotto i cento metri serbano una temperatura costante di 7°, è ricchissimo di plancton, nel quale prevalgono, tra gli unicellulari, staurastri, fragilarie, sinedre, asterionelle, cerazî. Sono frequenti i rotiferi, di cui il De Leone ha segnalato ben tredici specie; abbondantissimi i piccoli crostacei. Per questa sua ricchezza in entomostraci pelagici, per la trasparenza e la temperatura fresca delle acque, il lago parve adatto all'importazione dei coregoni, già felicemente introdotti dal Pavesi nei grandi laghi dell'Italia superiore. I tentativi fatti dal Vincinguerra nel 1897 con avannotti provenienti da coregoni del Lario, ebbero buon risultato ed oggi i coregoni bianchi di Bolsena giungono anche al mercato di Roma.