BOLZANO (A. T., 24-25-26)
Centro principale dell'Alto Adige, capoluogo di provincia, è una ricca e bella città che deve la sua importanza alla magnifica posizione geografica, poiché sorge nel centro della regione altoatesina, là dove l'Adige, dopo la confluenza dell'Isarco, piega da SE. direttamente verso S., nella zona d'incrocio di quattro ottime vie naturali che la mettono in diretta comunicazione, la prima con Verona e il Mediterraneo per la valle media e inferiore dell'Adige; la seconda con la vallata dell'Inn superiore e quindi col Vorarlberg, con la Svizzera e con la Germania sud-occidentale per la Val Venosta e il Passo di Resia; la terza con Innsbruck e con la Baviera per la Valle dell'Isarco e il Brennero, e la quarta con Vienna e i paesi del medio e basso Danubio per la Pusteria e Dobbiaco. La città è situata a 265 metri s. m., sopra un'area triangolare limitata dall'Isarco - 5 km. a monte della sua confluenza nell'Adige - dalla Talvera e dalle propaggini meridionali del Renòn, entro una soleggiata conca montana, tutta verdeggiante di vigne e di frutteti, di fronte a panorami grandiosi e suggestivi che si possono godere da diversi punti della città, ma specialmente dalla magnifica passeggiata, lunga 1300 m., che corre lungo la Talvera, verso il mondo dolomitico e complesso dello Scilliàr ardito, del Catinaccio leggendario nel suo rosso infuocato del crepuscolo e del frastagliatissimo Latemar ad oriente; verso gli strapiombi del Macaion, del Penegal e del Roen ad occidente, e più lontano, a NO. verso i lontani bianchi ghiacciai delle Alpi di Passiria. Difesa dai venti freddi del nord, Bolzano gode di una mite temperatura mediterranea, per cui è stazione climatica frequentatissima durante il periodo invernale, specialmente da Tedeschi e da Austriaci. La media temperatura annua è di 11°,3; del gennaio 0°,1; del luglio 22°,5; scarsa la pioggia media annua (740 mm.), con precipitazioni prevalentemente estive e autunnali.
La città vecchia, tutta sulla destra dell'Isarco, è costituita da un ammasso compatto di case in gran parte d'architettura tedesca, intersecate da una rete di vie strette e animate e ricche di sontuosi negozî, p. es. la caratteristica Via dei Portici, fiancheggiata da bassi portici pavimentati in legno, che, insieme all'ampia Piazza Walter e alla tipica Piazza delle Erbe, dove quotidianamente si tiene l'importante mercato delle frutta, costituisce il centro della vita commerciale cittadina. Numerosi gli alberghi e i ristoranti, dei quali alcuni assai grandi e lussuosi. La popolazione, in continuo aumento dal 1880 in poi (1880: 10.248 ab.; 1890: 11.259 abitanti; 1900 : 13.030 abitanti; 1910 : 22.518 ab.) era nella sola città di Bolzano di 25.315 ab. nel 1921; e coi sobborghi di Gries e di Dodiciville, ora aggregati alla città, sommava 32.812 ab. Del territorio comunale (33,81 kmq. di superficie, più i 18,42 kmq. dell'annesso comune di Gries), la parte valliva è tutta vigneti e frutteti, orti e giardini, mentre sulle alture si susseguono i castagneti, il bosco ceduo e quello di conifere. Bolzano è il primo centro altoatesino per la produzione di frutta bellissime, di cui si fa larga esportazione. Alla destra della Talvera, in amena posizione soleggiata e riparata dai venti freddi di settentrione, si estende l'aristocratico sobborgo di Gries, che dal 1860 in poi è venuto acquistando grande rinomanza come luogo di dimora invernale e di mezza stagione (settembre-maggio). I fabbricati, in stile moderno, quasi tutti alberghi lussuosi, ville signorili, pensioni - v'è anche uno stabilimento di bagni d'acqua solforosa radioattiva - sono molto sparsi fra vigne e giardini e parchi di cedri, cipressi, magnolie, olivi, mirti e oleandri. Fra le industrie esercitate a Bolzano sono da ricordare quelle del mobilio, abbastanza fiorente, dei tessuti di lana, della coltelleria e della carta. È sede di un R. Ginnasio-Liceo, di un R. Istituto tecnico, di una R. Scuola industriale, di una R. Scuola complementare. Ospita annualmente circa 150.000 forestieri, in gran parte turisti. Importante nodo ferroviario, sulla ferrovia Verona- Innsbruck, dista 94 km. dal Brennero, e 32 km. da Merano, a cui è unito mediante la ferrovia che fa capo a Malles in Val Venosta, lunga 104 km. Importanti commercialmente la tramvia elettrica del Renòn (11.8 km.) che arriva fino a Collalbo e che nel primo tratto è a cremagliera, e la tramvia Bolzano-Caldaro (km. 19) che si allaccia alla funicolare della Mendola. Interessanti turisticamente la funicolare del Virgolo, la teleferica di Colle e la funicolare di Guncinà.
Monumenti. - Se il nucleo più vetusto di Bolzano si de. ve ricercare nel quartiere della chiesa romanica di S. Giovanni in Villa, il carattere architettonico della città si rispecchia più tipicamente nelle vecchie vie dei Portici e degli Argentieri con le case dai bassi porticati, dagli sporti in muratura, dagli ornamenti gotici innestati in organismi d'antica origine italiana. La fisionomia della città si formò così fra il '300 e il '400, nella prevalenza dello stile gotico.
Il Rinascimento quasi non lasciò tracce; e soltanto il Barocco riprese qualche elemento gotico suscettibile di nuova vita. I più antichi esempî della pittura ci riportano alla tradizione giottesca e senese del Trecento, sviluppatasi poi sulle orme dell'Altichiero, con varî influssi dalla miniatura francese (una fiorente scuola di miniatori si ebbe nel convento dei domenicani). La tradizione italiana rimase viva sino alla metà del sec. XV, in cui prese il sopravvento la scuola di Bressanone. Analoga evoluzione stilistica appare nella scultura, nutrita inoltre da apporti salisburghesi e culminante nell'intensa produzione degli altaroli a portelle intagliati nel legno.
La chiesa di S. Giovanni in Villa contiene affreschi dei primi del '300 nell'abside, e un intero ciclo con la leggenda di S. Giovanni, dei primi del '400, nella navata. Importanti pitture con le storie di S. Nicolò si trovano nella cappella della ex-chiesa dei domenicani, attigua al chiostro, il quale è anche un bell'esempio d'architettura gotica simile a quella della chiesa dei francescani. Notevoli le storie dipinte nella chiesa di S. Vigilio al Calvario (circa 1400). Edificio imponente è il Duomo (dal sec. XIII in poi) col tetto a lastre policrome e il bel campanile dalla cuspide traforata (1501-19); nell'interno, un ricco pulpito in pietra (1514) ancora in stile gotico, l'altar maggiore del padre Pozzo, e una buona pala dell'Assunta del veneziano Lazzarini. La chiesa parrocchiale del sobborgo di Gries, ugualmente gotica, contiene il mirabile altare (1475) di Federico Pacher con sculture in legno policromo, di grande potenza plastica. La chiesa conventuale di S. Agostino, costruita dall'arch. G. Sartori di Sacco (1771), fu affrescata da Martino Knoller, che vi dipinse anche quasi tutti gli altari. Dell'architettura profana non vi sono che pochi esempî ragguardevoli, oltre la casa de' Bezzi (sec. XVI), il palazzo Weggenstein o dell'Ordine Teutonico, il palazzo Mercantile costruito nel principio del sec. XVIII dall'architetto F. Perotti, e il palazzo del principe Campofranco. Notevoli invece sono i molti castelli che sorgono intorno alla città, come Castel Mareccio, Castel Flavon e in ispecie Castel Roncolo, con le storie affrescate di Tristano e Isotta, Garello e le Triadi eroiche (secoli XIV e XV). Queste storie sono particolarmente importanti per lo studio dell'arte cavalleresca.
Nel museo sono bene rappresentati i ritrovamenti archeologici dei dintorni della città, gli arredamenti rustici della provincia, e in genere il folklore bolzanino. Sculture gotiche e pitture completano l'interessante raccolta.
L'arte contemporanea italiana ha creato in Bolzano, col monumento della Vittoria un'opera di grande rilievo. Costruito sul posto in cui l'Austria aveva iniziato, durante la guerra, un monumento commemorativo ai suoi combattenti, fu inaugurato con grande solennità il 12 luglio 1928. Il progetto si deve all'architetto romano Marcello Piacentini, sotto la cui direzione fu eseguita l'opera. Il monumento è ispirato agli antichi archi di trionfo: ma invece di colonne son fasci del Littorio che sostengono il grande architrave. La parte decorativa in scultura fu affidata ad artisti diversi: la Vittoria alata sul frontone è dovuta ad Arturo Dazzi; il Cristo risorto, nell'interno, a Libero Andreotti; le erme dei tre Martiri trentini Battisti, Filzi e Chiesa, ad Adolfo Wildt; e infine i tre medaglioni sul fastigio a tergo, a Pietro Canonica. Sotto al monumento è scavata una cripta dedicata agli eroi caduti in guerra, con decorazioni del pittore Guido Cadorin. (V. tavv. LXIX a LXXII).
Bibl.: K. Atz, Kunstgeschichte von Tirol u. Vorarlberg, Innsbruck 1909; J. Weingartner, Die Kunstdenkmäler Bolzanos, Vienna 1926; id., Bozner Kunst, Bolzano 1928; E. Tea, Gli affreschi di Castel Roncolo, in Archivio per l'Alto Adige, 1922.
Sul monumento della vittoria, vedi: M. Piacentini, Di alcune particolarità del monumento alla Vittoria in Bolzano, in Architettura e arti decorative, VIII (1929), pp. 255-263; Numero unico per l'inaugurazione del monumento alla Vittoria, XII luglio 1928, anno VI, edito a cura della Federazione Combattenti, Trento 1928; La rivista della Venezia Tridentina, n. 7, Bolzano, XII luglio 1928 (fasc. dedicato all'inaugurazione del monumento alla Vittoria).
Storia. - Il nome di Bolzano ricorre per la prima volta in Paolo Diacono (sec. VIII) come Bauzanum: che i più fanno derivare da un praedium Baudianum della latinità. Bolzanum s'incontra già nel sec. XII. La forma Bolgiano di tardi scrittori nostrani è un tentativo di riduzione letteraria. La risultante tedesca è invece Bozen.
I ritrovamenti preistorici della campagna bolzanina testificano come quella plaga fosse abitata in tempi remotissimi. Ma la storia di Bolzano, s'inizia soltanto con la conquista romana del 14 a. C., quando Druso costruisce quivi presso quel ponte e fonda quella stazione ricordata nella cosiddetta Tabula Peutingeriana. Bolzano fu inclusa allora nella decima regione d'Italia. Strappata più tardi al dominio longobardo, fece parte nel sec. VII del ducato baiuvaro. Dopo qualche successiva oscillazione politica, nel 1027 venne assegnata al comitato di Trento, eretto dall'imperatore in signoria temporale a favore di quei vescovi. Ma accanto a questa signoria non tardò a sorgere il potere antagonistico dei conti del Tirolo, con giurisdizione tutt'intorno a Gries, a Dodiciville ed a Laives, da prima in condominio coi vescovi trentini, poi in effettiva indipendenza. Comunque, in pieno sec. XIII Bolzano è riconosciuta come appartenente all'Italia da Corradino di Svevia (cfr. Regesta imperii, V, n. 4837). I conti del Tirolo, che prima furono di schiatta venostana, poi i Mainardi di Gorizia e finalmente, dal 1363, gli Asburgo, subentrarono sulla fine del Duecento anche a quei signori di Vanga che, nella parte settentrionale di Bolzano, avevano un secolo prima fondato a loro volta un nuovo quartiere, con apposita giurisdizione. Finirono con l'impadronirsi anche di quella urbana, che riconosciuta loro condizionatamente nel 1462, lo fu definitivamente nel 1531. Ai vescovi di Trento restò soltanto l'amministrazione puramente ecclesiastica.
Ben poca importanza di fronte ad essi riuscì ad assumere l'autorità comunale. Una posizione tutta particolare assunse invece in città il magistrato mercantile, in virtù di quelle fiere che costituiscono la caratteristica più saliente della storia bolzanina attraverso i secoli. Istituiti fin dal sec. XII, quei mercati erano: la fiera bolzanina di mezza quaresima, quella di S. Genesio trasportata al piano dall'omonimo villaggio, e detta poi di S. Bartolomeo o di S. Egidio, cui si aggiunsero a metà del Trecento la fiera di S. Andrea venuta da Gries, e sul principio del sec. XVI quella di Pentecoste (poi del Corpus Domini) strappata a Merano. La città ebbe così quattro mercati di quattordici giorni ciascuno, due in primavera e due in autunno: intesi allo scopo di avviare verso la Germania il traffico della Lombardia, della Toscana e delle città marinare italiane, essi avevano assunto un'importanza eccezionale nella storia del commercio dell'Europa centrale; i loro frequentatori erano tutelati da leggi particolari, codificate nel 1635 da Claudia dei Medici, reggente la contea del Tirolo, con la creazione dell'apposito magistrato mercantile.
Bolzano seguì del resto le sorti della contea del Tirolo. Nell'epoca fortunosa iniziata con l'invasione francese del 1797, fu assegnata alla Baviera dal 1806 al 1809, e al regno italico dal 1810 al 1813, per far parte poi della monarchia austro-ungarica.
Alla conclusione della guerra mondiale, le truppe italiane entrarono in città il 7 novembre 1918. Da Bolzano e dall'occupazione delle scuole tedesche per parte delle squadre d'azione fasciste (i ottobre 1922) ebbe, si può dire, inizio nel 1922 la "marcia su Roma". Nel 1926 la città fu eretta a capoluogo di provincia.
La stazione romana, in rapporto col ponte di Druso, si crede sorgesse dove ora è Gries. Ma l'attuale Bolzano, sfuggendo alla plaga malarica attorno ai fiumi ed ai torrenti di fondo valle, che resero malsano il clima per tutto il Medioevo, ebbe origine più da presso ai monti, là dove si produceva il vino bozanarium, celebrato fin dall'età carolingia. L'abitato più antico fu quello della "Villa" (Dorf), ampliatosi poi nelle cosiddette Dodiciville (Zwölfmalgreien). La città vera e propria si sviluppò invece da un mercato, situato presso la confluenza della Talvera e dell'Isarco; e assunse l'aspetto urbano soltanto verso la fine del sec. XII, per opera dei vescovi di Trento, comprendendo il piccolo nucleo intorno a via dei Portici, dall'attuale piazza del Municipio al mercato delle frutta. Poco dopo vi si aggiunsero a nord le contrade dei Vanga: la città ebbe presto le sue mura e le sue porte, per poi espandersi anche verso mezzogiorno, in direzione della parrocchiale. Gli altri quartieri sono tutti di epoca assai più recente.
Di là dalla Talvera, il sobborgo di Gries, prima chiamato di S. Maria im Keller, deve la sua nomea al convento degli agostiniani, che nel 1406 occupò la vecchia sede dei conti tirolesi. La sua trasformazione in celebre luogo di cura data dal secolo scorso; la sua aggregazione a Bolzano dal 1925. I sobborghi d'Oltrisarco erano stati incorporati nel 1910, assieme al comune di Dodiciville.
Popolazione. - A qualunque razza avesse appartenuto la popolazione più antica della plaga di Bolzano, essa fu totalmente latinizzata in seguito alla conquista romana. A differenza però di quanto avvenne nelle vicine convalli, l'infiltrazione tedesca, probabilmente iniziatasi di già con l'occupazione bavarese del sec. VII, poté sopraffare un po' alla volta l'elemento romanzo sino ad estinguerlo totalmente. A tener desta la fiamma dell'italianità subentrarono in compenso le successive e copiose colonie provenienti dal Trentino o dalle altre regioni del settentrione della penisola. Le "casane" o case di prestito, fondate dai banchieri toscani nell'Alto Adige, compaiono a Bolzano sulla fine del sec. XIII, e prosperano tanto numerose da informare tutta la vita economica del trecento. Gli stemmi della famiglia fiorentina dei Rossi contrassegnano - esempio unico - tutti i monumenti più insigni di Bolzano. Dei due conventi di frati, quello domenicano dipendeva nel Trecento dalla provincia di Lombardia e anche più tardi mantenne sempre una cappella destinata al culto per la popolazione italiana; quello dei francescani nella seconda metà del Quattrocento fu schiuso ai conventuali italiani. In quel secolo e sul principio del seguente l'immigrazione italiana era così cospicua che lo stesso Sigismondo d'Austria lo constatava ufficialmente e così onorata da poter ripetutamente fornire titolari alla carica di borgomastro. La pacifica convivenza delle due razze fu turbata solo più tardi, con lo spuntare delle velleità nazionalistiche tedesche, in rapporto con la Riforma, quando dalla cittadinanza bolzanina furono esclusi quanti parlassero italiano. Ma poiché le fiere non potevano prosperare senza l'affluenza dei mercanti del sud, non mancò la resipiscenza. A datare dallo statuto di Claudia dei Medici, che fu stampato in ambedue le lingue, furono assicurati particolari privilegi ai mercanti italiani, col determinare il più equo avvicendamento delle cariche fra le due nazionalità e con l'adottare come ufficiale la lingua italiana. A erigere il palazzo del Magistrato mercantile fu chiamato il veronese Francesco Perotti; in quel secolo XVIII l'elemento italiano, come alla stessa corte imperiale, prevaleva a Bolzano anche nella letteratura specialmente melodrammatica e nella musica. Dopo la raffica napoleonica, pur restando una parte dei commerci in mano degl'Italiani, dai quali si denominavano i portici di settentrione della vecchia città, la mansione di perpetuare l'italianità di Bolzano toccò invece di preferenza alla casta più umile della popolazione: agricoltori ed operai, richiamati specialmente dalla trentina valle di Fiemme. Nel 1869 l'elemento italiano costituiva così la sesta parte della popolazione bolzanina; e, malgrado il nuovo ostracismo creatole dall'Austria dopo la liberazione della Venezia, si calcola che allo scoppiare della guerra mondiale la percentuale fosse ancora aumentata. Dal 1918 in poi il processo di nazionalizzazione della città procede rapido e spedito.
Bibl.: Sul nome: K. von Ettmayer, Der Orstname Bozen, in Schlernschriften, 9, Innsbruck 1925.
Sulla topografia della città: Th. Weller, Beiträge zur Baugeschichte der Stadt Bozen, Stoccarda 1914; C. Ausserer, Über alte Ansichten und Stadtpläne von Bozen, Bolzano 1924; H. Voltelini, Die Bozner Eisackbrücke, in Schlernschriften, 9), Innsbruck 1925; J. Weingartner, Die Kunstdenkmäler des Etschlandes, III, ii, Vienna-Augusta 1926; K. Th. Hoeniger, Der älteste Bozner Stadtplan, in Der Schlern, VIII, Bolzano 1929.
Sulla storia: B. Weber, Die Stadt Bozen, Bolzano 1849; A. Simeoner, Die Stadt Bozen, Bolzano 1890; H. Voltelini, Aus Bozens Vergangenheit, in Der Schlern, I-V, Bolzano 1920-1924; C. Ausserer, Die Bozner Chronik, in Der Schlern, III, Bolzano 1922; L. Santifaller, Ein Zinsverzeichnis der Herren von Wanga in Bozen, in Schlernschriften, 9, Innsbruck 1925; M. Völser, War Bozen im X. Jahrhundert Zollstätte des Königreichs Italiens?, in Tiroler Heimat, IX, Innsbruck 1927.
Sulla questione nazionale: H. Bidermann, Die Romanen und ihre Verbreitung in Österreich, Graz 1877; L. Schönach, Florentiner in Tirol, in R. Davidsohn, Forschungen zur Geschichte von Florenz, IV, Berlino 1908; G. Suster, Antichi festeggiamenti italiani a Bolzano, in Archivio per l'Alto Adige, VIII, Gleno 1913; L. Onestinghel, Bricciche atesine, in Archivio per l'Alto Adige, IX, Gleno 1914; J. Garber, Die Reisen des Felix Faber durch Tirol, in Schlernschriften, 3, Innsbruck 1923; C. Battisti, La formazione delle minoranze italiane nel tratto atesino, in Archivio per l'Alto Adige, XXI, Gleno 1926.
Sulle fiere: G. Bückling, Die Bozner Märkte, Lipsia 1907; R. Siegel e J. Leisching, Das Merkantilgebäude und der Merkantilmagistrat in Bozen, Vienna 1908; G. Suster, Gli italiani alle antiche fiere di Bolzano, in Archivio per l'Alto Adige, III, Gleno 1908; C. Ferrari, Le fedi di sanità di Bolzano, ibid.; E. Tolomei, Gli statuti delle Fiere di Bolzano, ibid., V, Gleno 1910; A. Solmi, Riva e le fiere di Bolzano, in Atti dell'Accademia degli Agiati, s. IV, v. 5, Rovereto 1922; F. Huber, Die Quellen des Messgerichts-Privilegs, in Bozner Jahrbuch, I, Bolzano 1927.
La provincia di Bolzano. - È stata costituita col decreto legge 2 gennaio 1927, n. 1, e corrisponde nelle sue linee generali alla regione dell'Alto Adige (v.). Ha una superficie di 7333.74 kmq. con una popolazione di 237.167 ab. (Annuario statistico italiano 1928), dei quali l'11% parlano l'italiano, gli altri il tedesco. La popolazione, di cui una buona percentuale (32%) vive sparsa, è distribuita in 199 comuni, formati da 434 centri, dei quali soltanto 67 con più di 500 ab. Comprende il territorio dei vecchi distretti di Bolzano, Bressanone, Brunico, Merano e Silandro, già facenti parte della pr0vincia di Trento. Confina a N. e ad E. con l'Austria, a S. con le provincie di Belluno e di Trento, ad O. con la provincia di Sondrio e con la Svizzera. Le risorse economiche della provincia si basano essenzialmente sull'agricoltura, che nel fondo delle vallate è praticata intensivamente e dà una rilevante quantità specialmente di fieno per l'intenso allevamento del bestiame, cereali e patate. Nei distretti di Merano e di Bolzano è fiorente la viticoltura (328.000 hl. annui, media 1902-1911), che con la frutticoltura (mele, pere, pesche) costituisce uno dei redditi agricoli maggiori. Di grande importanza economica sono anche i boschi di conifere (39% della intiera superficie), in massima parte di proprietà comunale. Diffuno a tutta la regione l'alpeggio. Predomina il sistema della piccola proprietà. Per le industrie la provincia di Bolzano è una delle regioni più ricche di forze idroelettriche (308.000 HP teorici utilizzabili, dei quali solo una piccola percentuale usufruita). Fra i numerosi impianti elettrici i più importanti sono la centrale elettrica di Marlengo, con una potenza media teorica di 41.296 cavalli, e quella di Pelles con 22.830. Fra i giacimenti minerarî il più importante è la miniera di piombo e di zinco sul Monte Nevoso fra l'Alta Valle Passiria e di Ridanna, che nel 1924 occupò da 120 a 600 operai; da ricordarsi sono anche i giacimenti di rame presso la Chiusa e in Valle Aurina, quelli di ferro a Bressanone, Albes e Colle Isarco, e più le cave di marmi bianchi di Lasa e di Mórter in Val Venosta e di Racines nella conca di Vipiteno, e le cave di porfido di Laives, di Bronzolo e di Albiano. Per le industrie manifatturiere vanno ricordati i lanifici di Bolzano (267 operai) e di Brunico, le fabbriche di carburo di calce e di prodotti elettrochimici a Merano, quelle di birra di Vilpiano, di Foresta e di Prato all'Isarco e l'industria antichissima casalinga dell'intaglio nel legno di statue sacre e di giocattoli di fama mondiale della Val Gardena. L'industria più importante però di tutta la regione è quella del forestiero, che in quest'ultimo trentennio s'è andata sempre più sviluppando e organizzando e i cui introiti costituiscono uno dei redditi principali della provincia se non addirittura il primo. L'afflusso annuo medio dei forestieri è già di 300.000, distribuiti specialmente fra le città di Bolzano, Merano, Bressanone e Brunico, i varî centri di villeggiatura estiva e le 35 stazioni balneari minerali e idroterapiche (sorgenti alcaline, saline, ferrugginose, solforose, termali) che si contano nella regione.