BOLZANO
(lat. Pons Drusi; ted. Bozen; Bauzanum nei docc. medievali)
Città dell'Alto Adige, capoluogo di prov., alla confluenza del Talvera con l'Isarco. Punto di collegamento tra la via del Brennero e il passo Resia, B. deve alla propria collocazione geografica la sua secolare vocazione quale luogo di scambi e traffici.Il primo riferimento a un nucleo abitativo organizzato nel fondovalle compare nella tavola Peutingeriana (Vienna, Öst. Nat. Bibl., Vind. 324), che segnala, nell'itinerario da Verona al Brennero, la mansio Pons Drusi, posta a quaranta miglia da Trento e quindi sicuramente individuabile entro i limiti della conca bolzanina. Incerti ne rimangono comunque l'esatta ubicazione e l'effettivo rilievo quale entità insediativa. In epoca altomedievale le fonti testimoniano passaggi frequenti del territorio tra la sovranità longobarda, franca e baiuvara, fino alla conquista carolingia della Baviera (788), conquista che rese stabili i confini della conca bolzanina, pur mantenendone la dipendenza amministrativa dalla Baviera stessa. La stretta relazione con il territorio baiuvaro è del resto documentata dalle fonti e dai documenti più antichi in cui compare il toponimo di Bolzano. Paolo Diacono nomina un comes Baioariorum che nel 680 "Bauzanum et reliqua castella regebat" (Hist. Lang., V, 36). Nel 769 il duca baiuvaro Tassilone redasse l'atto di fondazione del monastero di S. Candido in Bauzano. Tra il sec. 10° e il 12° i documenti si riferiscono per lo più a vendite, donazioni o permute di vigneti e loro eventuali pertinenze, siti nel fondovalle e in massima parte di proprietà del vescovo di Bressanone o di monasteri bavaresi (Ratisbona, Frisinga, Tegernsee, Weihenstephan, Augusta, Herrenchiemsee, Biburg). Nel 1027 l'imperatore Corrado II infeudò della contea di B. il vescovo di Trento Uldarico, che a sua volta, tra il 1022 e il 1055, espropriò al monastero di Tegernsee un vigneto nella zona. Da ciò si fa derivare la fondazione programmatica della città quale centro mercantile di diretta dipendenza vescovile (Rasmo, 1976; Hye, 1978). Obermair (1991) pone invece la fondazione di B. tra il 1165-1166 e il 1189, anno della prima menzione del palatium vescovile.Nonostante i primi ampliamenti urbanistici, documentati tra la fine del sec. 12° e gli inizi del 13°, la città risentì negativamente, nel corso del Duecento, delle lotte tra il vescovo di Trento e i conti di Tirolo per l'affermazione dell'egemonia politica nel territorio atesino, lotte culminate nel 1277 con la conquista di B. da parte di Mainardo II di Tirolo, che ordinò l'abbattimento delle fortificazioni. Seguì un periodo di stabilità che favorì i commerci e una relativa prosperità economica.Nel 1363 la contea del Tirolo, compresa quindi la città di B., passò da Margherita Maultasch, ultima discendente della casata, a Rodolfo IV d'Asburgo.Il nucleo della città riflette nella tipologia urbanistica ed edilizia la forma tipica del mercato tirolese in grado di assolvere funzioni diverse quale punto centrale di scambi con i comuni rurali e le valli circostanti, stazione di traffico, centro di produzione artigianale, sede delle istituzioni amministrativo-giuridiche e anche luogo fortificato. Testimonianza di tale vocazione commerciale è data già nel 1202, da un accordo tra i vescovi di Trento e Bressanone per i privilegi doganali concessi agli abitanti della parrocchia bolzanina.La struttura originaria era costituita da un'unica strada con orientamento E-O (od. via dei Portici), fiancheggiata da edifici con il fronte allineato all'asse stradale, circondata da mura e fossati, con due porte alle estremità inferiore e superiore.Nell'isolato sud-ovest era situato il palazzo vescovile (resti dell'annessa cappella di S. Andrea, con frammenti di decorazione trecentesca, si conservano all'interno dell'od. albergo Unterhofer in piazza del Grano), con accesso autonomo a S e con passaggio per il centro urbano in corrispondenza dell'od. vicolo della Pesa. Il sistema difensivo era rafforzato da quattro torri, due alle estremità e due nel settore mediano, e la città era divisa in quartieri da vicoli paralleli e simmetrici. Le case, porticate, con doppia funzione, abitativa e commerciale, presentavano un fronte allineato di ampiezza pressoché costante (m. 5-6 ca.) ed erano articolate in profondità con tre corpi interrotti da cortili e cavedi, secondo il modulo del c.d. lotto gotico profondo e secondo le regole di lottizzazione tramandate dagli atti istitutivi del vicino borgo di Egna (1189) e del quartiere di S. Martino a Trento (1270). Il primo ampliamento verso S promosso dai conti di Tirolo, la Cittanuova (1195), ricalcò tipologie simili. Nella prima metà del Duecento la città si sviluppò verso N e verso O per iniziativa dei signori di Vanga, mentre l'ulteriore espansione verso S rimase a lungo bloccata dagli insediamenti e dalle proprietà della nobiltà vescovile nella zona detta 'all'albero' e dal complesso della parrocchiale che sorgeva a ridosso dell'antico letto del fiume Isarco, all'esterno della cinta muraria. La sede in cui veniva amministrata la giustizia (affidata fino al 1165-1166 ai signori di Morit per incarico del vescovo di Trento) era ubicata nel castello di Gries (del quale si conservano parti del mastio e bifore inglobate nell'od. monastero benedettino); l'edificio divenne in seguito sede amministrativa dei conti di Tirolo, cui apparteneva anche il castello di Wendelstein posto a S della parrocchiale, ora convento dei Cappuccini (resti di affreschi degli inizi del Quattrocento sono nel sottotetto).La città duecentesca era suddivisa in quattordici quartieri e dotata di sei porte (Wendelstein, Hurlach, Rauscher, Wanger, Vintler, Niederhauser), cui si aggiunse successivamente quella dell'Ospedale. Dopo la distruzione delle mura da parte di Mainardo II di Tirolo (1277), l'organizzazione urbanistica rimase inalterata nelle linee generali, mentre si procedette a un incremento edilizio con la costruzione o la ricostruzione dei più importanti edifici religiosi.La chiesa parrocchiale di S. Maria Assunta (dal 1964 cattedrale della diocesi di B. e Bressanone) conserva le fondamenta di una basilica paleocristiana con banco presbiteriale, probabilmente del sec. 5°, e di un più tardo edificio, a navata unica, di minori dimensioni, per il quale gli scarsi resti di affreschi (ora al Mus. Civ.), accostabili per tecnica e stile al Maestro delle Nicchie di S. Benedetto a Malles, rendono probabile una datazione al 9° secolo. Ampliata con l'aggiunta di una seconda navata verso S, secondo una tipologia diffusa a Trento in età romanica (Santa Croce) e presente anche altrove nella conca bolzanina (S. Lorenzo a Rencio), la chiesa venne riconsacrata nel 1180; una nuova ricostruzione, a pianta basilicale, limitata alla zona orientale e databile tra il 1295 e il 1310, fu interrotta per permettere una più moderna conversione dell'edificio in Hallenkirche a tre navate (1317-1340; 1345-1355). Tra il 1380 e il 1390 venne costruito il coro ad ambulacro. La facciata include parte della costruzione del sec. 12° con due monofore strombate e rosone ricostruito. Sul fianco nord si apre il Leitacher Törl ('porticina del vino'), del 1380 ca., con statue poste su mensole e sotto baldacchini e con fregio architettonico in arenaria, opera di Martin e Peter Schiche di Augusta, architetti e lapicidi della cerchia dei Parler, cui si deve anche la costruzione e la decorazione del coro. La chiesa conserva alcuni dipinti frammentari, per lo più a carattere devozionale, come le due versioni dell'affresco votivo commissionato da Corrado Crille, la prima (inizi del sec. 14°) in 'stile lineare', la seconda (1340 ca.) legata ai canoni giotteschi ormai diffusi nella zona. L'intensa attività pittorica trecentesca locale è testimoniata dagli affreschi nella navata destra, con le Storie di s. Marta e s. Dorotea (metà del sec. 14°) e con quelle di papa Urbano V, opera del Maestro di S. Urbano, artista di formazione bolognese, attivo nella seconda metà del secolo nell'Alto Adige nelle chiese dei Domenicani e dei Francescani di B., nel S. Valentino a Termeno e nella parrocchiale di Terlano. Alla base del campanile sussiste una Crocifissione monumentale di artista veronese della fine del Trecento; ancora di ambito veronese è la piccola Maria lactans marmorea degli inizi del Duecento nella settecentesca cappella delle Grazie, nella zona absidale. Dalla vicina chiesa dei Domenicani proviene il Crocifisso ligneo posto sotto l'arco trionfale, forse del terzo decennio del Trecento.I Domenicani - stabilitisi nella città nel 1272 per iniziativa di Heinrich von Burgeis, nobile venostano residente a Trento - edificarono la loro chiesa nei primi decenni del Trecento. L'edificio, che presenta una navata unica con soffitto ligneo piano (sostituito intorno alla metà del Quattrocento da volte), raccordato, tramite un pontile a cinque fornici archivoltati, a un profondo coro coperto da volte a costoloni, venne ben presto arricchito da cappelle funebri; tra queste la cappella di S. Giovanni, a lato del coro (con un'unica stretta navata coperta da tre volte a crociera, degli inizi del sec. 14°), e quella, distrutta, di S. Nicolò, sul lato orientale, vennero commissionate dalla famiglia de' Rossi Botsch, banchieri fiorentini al servizio dei conti di Tirolo, mentre la cappella di S. Tommaso d'Aquino dai signori di Brandis. Del convento, che subì varie manomissioni dopo la sua soppressione e durante l'ultimo conflitto mondiale, si conservano il chiostro, la sala capitolare - un'aula quadrata con soffitto a travature lignee -, la cappella di S. Caterina, con absidiola poligonale (ricostruita), e la sacrestia, a due campate coperte da volte a costoloni in muratura con belle chiavi di volta ornate.La chiesa si configura quale summa della pittura bolzanina del 14° secolo. La decorazione ad affresco della cappella di S. Giovanni, intorno al 1330 ca., segna l'affermarsi nella zona della pittura giottesca, diffusa da compagnie itineranti stilisticamente dipendenti dalla cappella padovana degli Scrovegni. Il ciclo, comprendente Storie di Maria, di s. Nicolò e dei ss. Giovanni Battista ed Evangelista, mostra la compresenza di almeno quattro artisti differenti: il Maestro delle Storie di Maria, che si attiene rigorosamente ai prototipi giotteschi, pur con momenti di personale interpretazione; il Maestro delle Storie di s. Nicolò, che si distingue per il raffinato colorismo; il Maestro delle Storie di s. Giovanni Battista, interprete più pedissequo e mediocre e quello delle Storie dell'Evangelista, artista originale, capace di una intensità drammatica, particolarmente evidente nella rappresentazione del Trionfo della morte. Una compagnia stilisticamente affine affrescò, una decina di anni più tardi, la cappella di S. Caterina, mentre, intorno alla metà del secolo, Guariento e Nicoletto Semitecolo decorarono la cappella di S. Nicolò e un artista di formazione bolognese, non lontano dagli esordi di Tomaso Barisini, la sala capitolare. Al 1379 è datata la Madonna Castelbarco, nella navata destra della chiesa, di un maestro altichieresco-veronese.In quanto ai Francescani, un primo complesso conventuale venne da essi realizzato, tra il 1221 e il 1237, inglobando la preesistente cappella di S. Ingenuino (od. S. Erardo), edificata su di un fondo di proprietà del vescovo di Bressanone. La chiesa, danneggiata da un incendio nel 1291, venne ricostruita e ampliata nella prima metà del Trecento, conservando dell'edificio precedente le pareti laterali della navata.La costruzione trecentesca, a tre navate con profondo coro poligonale, terminato nel 1348, aveva originariamente un soffitto piano - le volte attuali dell'edificio, così come quelle del chiostro, sono dovute a un rifacimento quattrocentesco - ed era affiancata da un campanile con cuspide ottagonale (1376).Sul lato settentrionale si stendono gli edifici conventuali; nel chiostro, ad archi polilobi su colonnine con capitelli a calice (resti delle strutture di un chiostro precedente sono conservati nella cappella di S. Erardo, che contiene anche lacerti di affreschi trecenteschi), si trovano una Crocifissione di artista giottesco-riminese (1330), una Deposizione (1350 ca.), un'Adorazione dei Magi e, all'interno di un fregio fitomorfo, busti di profeti del Maestro di S. Urbano (1370 ca.).Consacrata nel 1180, S. Giovanni in Villa era in origine chiesa parrocchiale di Dorf-Villa, insediamento preesistente alla fondazione della città vescovile e, rispetto a questa, decentrato verso E. La struttura architettonica attuale, con volta a botte archiacuta e campanile terminante a piramide in muratura impostato sulla zona absidale, corrisponde a una fase di ricostruzione, degli inizi del sec. 14°, in seguito alla quale tale tipologia si diffuse nella zona (chiesa di S. Maddalena, S. Martino a Campill). L'interno, completamente affrescato, presenta nell'abside, sotto uno strato posteriore, affreschi degli inizi del Trecento, ma ancora sostanzialmente legati alla cultura tardoromanica, e nell'arco trionfale, sulle pareti e nella controfacciata affreschi più tardi (1360-1365 ca.) di due pittori entrambi influenzati dai modi di Guariento.L'attuale costruzione di S. Vigilio al Virgolo, ricordata nel 1275, a una navata di modeste dimensioni, con soffitto piano, sorge su uno sperone roccioso a S del nucleo cittadino, sul luogo di un castelliere di rifugio altomedievale e, quindi, del castello di Weineck, risalente probabilmente alla metà del sec. 12° e ora distrutto. L'interno e la facciata vennero affrescati, tra la fine del sec. 14° e gli inizi del 15°, da tre pittori, tra cui l'autore delle Storie di Maria, già attivo nell'arco trionfale di S. Giovanni in Villa (Storie dei ss. Giovanni Battista ed Evangelista), in S. Maddalena e nella cappella di S. Nicolò ai Domenicani, e il Maestro di S. Vigilio, esponente caratteristico della c.d. scuola di Bolzano.Fuori città è ubicata anche la chiesa di S. Maddalena che, simile nelle linee architettoniche a S. Giovanni in Villa, conserva nell'abside una Crocifissione e figure di santi sotto arcata in 'stile lineare' (1280-1290 ca.), opera di artista nordico affine all'autore del primo strato del dipinto votivo Crille nella parrocchiale. Nella navata, nella volta a botte e sull'arco trionfale si trovano scene cristologiche e Storie della Maddalena, databili al 1370 ca. e dovute allo stesso pittore che affrescò le Storie di Maria in S. Vigilio al Virgolo. L'Incoronazione della Vergine e i santi, strappati dalla zona absidale e appartenenti allo stesso strato, sono conservati presso il Mus. Civico.Edificato verso il 1236 dai fratelli Federico e Beraldo di Vanga all'imbocco della Val Sarentino, Castel Roncolo/Schloss Runkelstein venne ampliato nell'ultimo decennio del Trecento dalla famiglia Vintler con l'aggiunta della casa estiva e contemporaneamente affrescato, a opera di una compagnia itinerante probabilmente veronese, con scene di caccia, di battaglia, di torneo ed episodi derivanti dal ciclo bretone (Storie di Tristano e Isotta, Storie di Garello).Nel Mus. Civ., oltre all'importante complesso dei frammenti di stucchi, affreschi e plutei di età carolingia, provenienti da S. Benedetto a Malles, si conservano un gruppo di sculture lignee romaniche, Madonne con il Bambino e piccoli crocifissi devozionali, per lo più di provenienza pusterese (sec. 13°), e affreschi staccati dalle chiese della città tra i quali quelli già citati di S. Maddalena e il Martirio di s. Sebastiano proveniente dalla cappella di S. Giovanni ai Domenicani (1365-1370). Va inoltre menzionata una serie di opere di provenienza locale, tra cui la tavola commessa da Giovanni Austrunk verso il 1380, in origine nella certosa di Senàles/Schnals, alcune sculture su pietra del sec. 14° e in particolare una Imago pietatis con tracce di policromia originaria, opera di bottega sveva. Sono inoltre esposti alcune croci astili e turiboli di produzione locale e di importazione (secc. 12°-14°).
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