BOMBA (VII, p. 364; I App., p. 294)
Bombe per impiego terrestre. - Lo sviluppo delle bombe a mano e per lanciabombe durante la seconda Guerra mondiale è stato notevole; i moderni tipi si classificano in: a) bombe ad alto esplosivo per agire contro bersagli animati od opere campali; b) bombe anticarro, la cui carica di scoppio ha forma adatta per ottenere la perforazione della corazza dei carri; c) bombe fumogene, la cui carica è costituita da fosforo bianco, anidride solforica, ecc.; d) bombe incendiarie cariche con fosforo bianco, benzina termite, ecc.; e) bombe con liquidi speciali contenenti sostanze tossiche od aggressive; f) bombe illuminanti contenenti un bengala unito ad un paracadute; g) bombe da segnalazione contenenti cilindretti di speciali materie pirotecniche che emettono luce variamente colorata; h) bombe a razzo. (v. reazione, armi a, in questa App.).
Il peso e la conseguente potenza distruttiva delle bombe ad alto esplosivo variano notevolmente a seconda delle esigenze d' impiego: da 200 g. a 2 kg. per quelle a mano; da 500 g. a 9 kg. per quelle da mortaio per lanciabombe; da kg. 1.500 a parecchie tonnellate per le bombe a reazione. Anche le gittate variano notevolmente: da 20 a 35 metri per le bombe a mano, da 500 metri a 5 ÷ 6 km. per le bombe da mortaio, da 500 metri a 300 km. per quelle a reazione.
Le bombe ad alto esplosivo possono avere forme svariate e diversi dispositivi di accensione: a miccia, a strappo oppure a percussione, con effetti commisurati alla destinazione d'impiego. Una innovazione fondamentale per aumentare l'azione distruttiva delle bombe, specie anticarro, è stata l'adozione di cariche cave.
Cariche cave. - Quando una carica di esplosivo applicata ad una corazza o ad altro mezzo resistente, detona, il suo effetto è limitato alla superficie d' impatto se manca l'intasamento e ciò perché i gas dell'esplosione sfogano lateralmente e rapidamente con scarsa azione sulla parete resistente. E. Neumann osservò che, qualora l'esplosivo presenti sulla faccia appoggiata all'ostacolo da battere una cavità di forma appropriata, l'effetto distruttivo è notevolmente aumentato e si hanno fenomeni di fusione e perforazione dell'ostacolo stesso. Il fondamento più comune delle teorie riguardanti le cariche cave si basa sul gioco cinematico di due grandezze vettoriali caratteristiche di ogni esplosivo; la velocità di detonazione Ve e la velocità Vm con la quale i gas che si formano nell'esplosione vengono proiettati nello spazio circostante. Nell'ipotesi della costanza del rapporto di queste velocità e di propagazione sferica dell'onda esplosiva si può formulare una teoria cinematica del fenomeno e quindi studiare le conformazioni più razionali della cavità da praticarsi nell'esplosivo per raggiungere un determinato effetto. Secondo tale teoria, l'azione perforante è essenzialmente dovuta alla concentrazione direttiva in un punto, o fuoco, dei gas proiettati dall'esplosione e dell'onda esplosiva.
Non appena furono conosciuti i risultati ottenuti dai Tedeschi con l'impiego di cariche cave, contro le opere blindate del Belgio nel 1940, in tutte le nazioni si è studiato l'effetto Neumann estendendone l'applicazione ai proietti d'artiglieria; il Servizio tecnico italiano ottenne per primo risultati tangibili, riuscendo a realizzare dapprima un proietto da 75 a carica cava ed estendendo il principio a proietti di calibro compreso fra 47 e 149 mm. I particolari effetti di tali proietti su corazze ed opere fortificate, notevoli anche con angoli di impatto sensibilmente diversi da 90° e con piccole velocità residue derivano dalla organizzazione della cavità praticata nella carica e dalla disposizione degli incendivi rispetto alla carica stessa.
Bombe anticarro. - In Italia è stata sperimentata ed adottata la bomba a mano Breda anticarro (fig.1); essa consiste in un involucro sferico di lega leggera contenente kg. 1,500 di T4 plastico, al quale è unita, mediante raccordo a vite, una bomba a mano Breda munita di un manico di legno per facilitarne il lancio. Ha il peso totale di kg. 1,850 e può essere lanciata fino a m. 16-20.
Analoga a questa è la bomba inglese anticarro di vetro carica di gelatina esplosiva; è costituita da un involucro di vetro avvolto da una calza imbevuta di una sostanza fortemente adesiva. Nell'urto contro un carro l'involucro si rompe; però la calza trattiene i frammenti di vetro, mentre la sostanza adesiva dovrebbe mantenere la bomba a contatto col bersaglio, se le sue pareti non sono eccessivamente inclinate. Una spoletta a tempo che funziona nel momento in cui si abbandona l'impugnatura permette l'accensione della carica interna.
In numerosi tipi è stato applicato il principio della carica cava.
Nella bomba magnetica anticarro (fig. 3) si ha una massa di esplosivo del peso di kg.1,200 organizzata a carica cava, che aderisce alle piastre del carro mercé l'azione di tre potenti calamite permanenti. Un apposito manico ne facilita il maneggio. L'accensione si ha al momento in cui il soldato abbandona il manico; una miccia ritarda lo scoppio di circa 7 secondi. La bomba del peso totale di kg. 4 non può essere lanciata, ma deve essere appoggiata al bersaglio. Essa assicura la perforazione di 200 mm. di corazza. Si trovò subito il modo di rendere inefficace la bomba spalmando le piastre dei carri con una sostanza che rende difficoltosa l'azione delle calamite.
Analoga alla precedente è la bomba anticarro a vischio (fig. 2) nella quale l'adesione è ottenuta spalmando sulla superficie di contatto della bomba una sostanza fortemente adesiva.
Maggiore sviluppo ebbero le bombe anticarro lanciate da apposite armi e tra queste degne di nota sono quelle del PIAT, lanciabombe inglese di modesta gittata (poco più di 100 m. ma molto efficace nel tiro contro i carri).
La bomba del peso di kg. 1.300 è organizzata a carica cava; ha uno stabilizzatore ad alette e perfora fino a 100 mm. di corazza. Molti altri tipi impiegati nella lotta contro i carri armati hanno caratteristiche poco diverse da quelle del PIAT. Numerose bombe anticarro utilizzano la propulsione a reazione (v. reazione, armi a, in questa App.).
Vennero adottati dai Tedeschi speciali tipi di bomba anticarro (Stielgranat) lanciati col cannone da 37 mm. La bomba del peso di kg. 8,600 contenente kg. 2,300 di esplosivo può raggiungere la gittata utile di 100-200 m. e perfora mm. 140 di corazza.
In Germania venne applicato alle bombe da fucile (fig. 4) il principio della carica cava e se ne ottennero risultati sorprendenti; fu realizzata una bomba del peso di kg. 0,390 contenente kg. 0,150 di esplosivo, la quale veniva lanciata da un comune fucile fino alla distanza di 280 m. e perforava uno spessore di 80 mm. di corazza. Naturalmente i fori prodotti da tale bomba avevano il diametro di pochi millimetri ma spesso erano sufficienti per danneggiare il carro o l'equipaggio.
Anche in Italia è stato studiato un tal genere di bomba e si pervenne ad un tipo che assicurava una buona perforazione.
Bombe incendiarie. - Hanno avuto realizzazioni diverse a seconda dei bersagli da battere.
All'inizio della seconda Guerra mondiale furono impiegate con successo bombe incendiarie costituite da una comune bottiglia piena di benzina alla quale era legata una bomba con accensione a percussione che, scoppiando all'urto contro il carro, incendiava la benzina. Il dispositivo venne in seguito perfezionato con hottiglie di forma appropriata nelle quali era ricavato l'alloggiamento della bomba, ma presto tale tipo fu abbandonato per i suoi scarsi effetti. In seguito le bombe incendiarie furono caricate con termite o con fosforo bianco.
Bombe da segnalazione. - Ne sono state introdotte in servizio diverse per il lancio con mortai di varî calibri, nonché illuminanti con paracadute, artifizî da segnalazione, per tentativi di forzamento di reticolati (Flares trip di fabbricazione inglese).
Bombe fumogene. - Per mortai da 2″, 3″ e da 81 mm. sono state realizzate con caricamento interno di tetracloruro di stagno e fosforo; per le bombe a mano si è impiegato in Inghilterra il fosforo ed in Germania il tetracloruro di titanio e silicio.
Bombe per impiego aereo.
Le bombe impiegate nei lanci dagli aeroplani (v. Munizioni XXIV, p. 39) hanno raggiunto nella seconda Guerra mondiale, pesi di 4000 kg; sono state largamente impiegate bombe esplodenti ed incendiarie; le bombe ad aggressivi chimici e ad aggressivi batteriologici, sono tuttora condannate dai vigenti accordi internazionali. Le bombe aeronautiche presentano due principali caratteristiche generalmente contrastanti: la penetrazione e la stabilità. La penetrazione ha grande importanza in quanto, accrescendo il valore della velocità limite raggiungibile dalla bomba, comporta da una parte una maggiore forza viva di penetrazione nel bersaglio e dall'altra una minore durata della traiettoria di caduta e quindi minore necessità di correzioni di puntamento e maggiore precisione di tiro contro bersagli mobili.
La penetrazione però è in contrasto con la stabilità: i corpi si presentano dotati di tanta minore stabilità aerodinamica, quanto più penetranti. Di qui la necessità di impennare tali corpi al fine di rendere baricentriche le azioni aerodinamiche risultanti (che diversamente riuscirebbero perfino a far rovesciare le bombe durante la caduta), non solo, ma di dotare questi corpi della tendenza a riportare il loro asse longitudinale tangente alla traiettoria di caduta anche se cause iniziali o accidentali li deviino da tale posizione.
Il lancio delle bombe, infatti, specie di quelle di piccolo calibro, viene eseguito, per ovvie ragioni pratiche di installazione a bordo, con fuoriuscita dalla fusoliera in posizione poco favorevole alla stabilità. Se l'impennaggio non è sufficiente, nascono subito azioni aerodinamiche che - oltre a determinare cospicue oscillazioni - creano azioni che allontanano la traiettoria del baricentro da quella ideale e spesso la costringono ad uscire dal piano verticale di puntamento e di lancio. In genere però la larghezza dell'impennaggio non supera il diametro della bomba - per comodità di trasporto a terra - o lo supera di poco e quindi la forma dell'impennaggio non può essere di corretta architettura aerodinamica; di conseguenza la sua efficienza è generalmente scarsa.
Potere distruttivo delle bombe. - Le bombe esplodenti all'urto sul bersaglio producono due effetti: lancio di detriti, d'involucro ecc. e generazione di una onda esplosiva.
Il lancio dei detriti avviene generalmente verso l'alto formando un cono con vertice sul punto di scoppio, asse verticale e semiapertura di 15° circa. L'effetto di tali detriti è molto limitato dato che essi risultano animati di velocità iniziali dell'ordine di 100 ÷ 200 m. al secondo e hanno una gittata di 250 ÷ 1.100 m.
Più importante, invece, è la sollecitazione prodotta dall'onda esplosiva alla quale né le strutture dei fabbricati ordinarî né alcune speciali possono, data l'entità delle pressioni in gioco e la loro velocità di propagazione, essere in grado di resistere.
L'onda esplosiva presenta alcuni caratteri speciali ed alcune singolarità: per es., è stato osservato che i rottami delle strutture rovinate possono essere proiettati anche verso il centro dell'onda stessa. L'onda di pressione è costituita da fasi di pressione (ingl. positive pressure wave, fr. souffle) e di depressione (ingl. negative pressure wave, fr. antisouffle) alternate a fortissimo smorzamento; solo le prime due hanno importanza quantitativa (fig. 5). Questa successione rapida di pressioni e depressioni giustifica ampiamente le singolarità riscontrate negli effetti delle esplosioni e concorre, con l'alternanza della sollecitazione, a disgregare in particolare le strutture murarie.
Alcune misure eseguite per valutare i singoli massimi della intensità dell'onda esplosiva in funzione della distanza dal punto di scoppio hanno fornito valori che vanno rapidamente decrescendo col crescere della distanza pur fornendo cifre altissime fino a distanze molto sensibili dal punto di scoppio sia come pressioni che come depressioni (fig. 6).
Potere perforante delle bombe. - L'attitudine della penetrazione nel bersaglio può essere determinata con la seguente formula:
nella quale z è la profondità di penetrazione della bomba nel bersaglio; k un coefficiente dipendente dalla natura e consistenza di esso; P il peso della bomba; A la dimensione della sua sezione maestra (calibro); i un coefficiente dipendente dalla forma dell'ogiva; V la velocità di impatto della bomba sul bersaglio ed a l'angolo che l'asse della bomba fa con la superficie del bersaglio stesso.
È da notare, però, che se una bomba colpisce una parete metallica sotto angoli minori di 40°, la bomba rimbalza senza penetrare; tale angolo si riduce a 30° nel caso di superficie di conglomerato cementizio ed a 10° sull'acqua. Tale angolo limite prende il nome di angolo di rifiuto.
Poiché l'effetto penetrante cresce con il quadrato della velocità si sono, in questa ultima guerra, applicati dei propulsori a reazione alle bombe al fine di incrementare la velocità di impatto e di rendere inoltre, più tesa la traiettoria e più agevole il puntamento (v. reazione, arma, in questa App.).
Bibl.: C. Cremona, Corso di balistica ed armi aeronautiche, Roma; id., Metodo per il centramento delle bombe aeree, in L'aerotecnica, XX, n. i.
Bombe per impiego navale.
Di larghissimo impiego sono le bombe antisommergibili, a funzionamento automatico, che vengono lanciate in mare dal naviglio da guerra di superficie nelle zone ove si ritengono presenti sommergibili nemici (v. antisommergigile, difesa, in quesia App.).
L'effetto distruttivo di queste armi è in relazione al peso della carica, all'efficacia del suo innescamento ed alla distanza del bersaglio dal punto di scoppio. Il lancio può essere eseguito a scopo di offesa (caccia ai sommergibili) o a scopo di difesa (lancio intimidatorio); esso è grandemente agevolato dalla conoscenza della posizione del sommergibile da offendere che si può avere con i moderni mezzi di ascoltazione subacquea, acustici ed elettroacustici. Anche nel campo navale si estende l'applicazione delle bombe a reazione non solo per scopi antisommergibili, ma anche per offesa contro navi, in sostituzione di artiglierie di grosso calibro e per bombardamento di obbiettivi terrestri.