BONA di Borbone, contessa di Savoia
Nata intorno all'anno 1340 da Pietro duca di Borbone, nel 1350 venne promessa in sposa a Goffredo di Brabante duca di Limburgo, ma il matrimonio non andò in porto per la morte del fidanzato. Il trattato concluso a Parigi il 5 gennaio del 1355 tra il re di Francia Giovanni II e Amedeo VI di Savoia prevedeva invece il matrimonio di B. con il giovane conte sabaudo, che, oltre a garantire il proprio appoggio contro l'Inghilterra e a regolare questioni di confine con il Delfinato, rinunciava a sposare Giovanna di Borgogna, con cui era stato fidanzato sino dal 1347.
Il matrimonio fu celebrato per procura a Parigi nel settembre del 1355 e pochi mesi dopo la giovane sposa giunse alla corte di Chambéry. Nel 1358 diede alla luce una bambina che visse solo pochi giorni. Il 29 febbr. 1360 infine nacque l'erede a cui fu imposto il nome tradizionale di Amedeo. Un terzo figlio, Lodovico, nato nell'anno 1364, morì poco tempo dopo.
Nei primi anni di matrimonio, B. s'impegnò fortemente alla corte sabauda a favore della sorella Bianca, sottoposta a maltrattamenti da parte del marito, Pietro re di Castiglia, sollecitando anche l'intervento, purtroppo vano, del papa Innocenzo VI; e, quando Bianca finì col morire di stenti, alla corte di Chambéry si fecero progetti, non realizzati, per una spedizione contro il re di Castiglia. La vivace attività politica di B. appare anche dalle molte suppliche da lei rivolte al papa, al fine di ottenere indulgenze per consiglieri di corte e canonicati per chierici.Quando Amedeo VI nel 1366 partì per l'Oriente in soccorso dell'imperatore Giovanni Paleologo suo cugino, lasciò la reggenza alla consorte, affiancandole i consiglieri Girard d'Estrées e Pierre Gerbaix. Durante l'assenza del conte una grave controversia diede modo a B. di mostrare la sua fermezza. Nel conflitto esploso dopo la morte di Giacomo di Acaia, avvenuta nel 1366, tra il suo primogenito Filippo e la matrigna Margherita di Beaujeu che reclamava l'eredità per il proprio figlio Amedeo, B. vietò ai Comuni che gli Acaia tenevano in feudo dai conti di Savoia di prestare il giuramento di fedeltà a Filippo e ingiunse a quest'ultimo di desistere dalle sue pretese, affermando che la controversia doveva essere risolta sulla base del testamento del defunto principe, che si sarebbe potuto aprire solo in presenza di Amedeo VI. B. ebbe di nuovo responsabilità di governo nel biennio 1372-1373, mentre Amedeo VI era impegnato nella lotta contro i Visconti.
Proprio in quel tempo ebbe inizio la costruzione di un castello sul lago Lemano, a Ripaille, località prediletta da B., che non amava Chambéry. I lavori furono terminati nel 1378, poco tempo dopo il matrimonio celebrato fra il giovanissimo figlio Amedeo e Bona di Berry. Data la giovane età degli sposi, solo nel 1381 Bona di Berry raggiunse il marito: fu accolta da B. nel nuovo castello di Ripaille dove entrambe dimorarono, tranne brevi interruzioni, fino al 1391.
Ancora una volta nel 1382 Amedeo VI, partendo per una spedizione nel Napoletano, affidò la reggenza alla moglie. Ma il 10 marzo 1383, durante il viaggio di ritorno, il conte morì di peste. Nelle disposizioni testamentarie, dettate poco prima della morte il 27 febbr. 1383, il conte aveva nominato il figlio Amedeo erede universale dello stato; volendogli però garantire l'assistenza della madre, aveva dichiarato B. usufruttuaria, governatrice ed amministratrice del comitato per tutta la vita, purché non passasse a nuove nozze. Il 18 luglio il giovane conte e la madre presero accordi sull'assetto dello stato, con formule vaghe secondo le quali le responsabilità di governo erano affidate ad Amedeo VII, ma B. avrebbe potuto intervenire nella direzione politica.
Del testamento e di tale accordo gli storici hanno dato interpretazioni contrastanti: nelle opere più recenti si tende a dedurne una buona armonia fra madre e figlio, ed una rinuncia di fatto al potere da parte della contessa Bona. In questa luce non sembra meritare fede la tradizione secondo cui Amedeo VII sarebbe stato avvelenato dal medico Jean de Grandville su istigazione di Bona.
Anche se fra i cronisti le discordanze sono profonde, la morte di Amedeo VII, avvenuta il 1º nov. 1391, pare doversi attribuire ad un processo di infezione di una ferita alla gamba destra, provocata da una caduta da cavallo. Secondo le accuse - fomentate dal duca Giovanni di Berry, interprete della delusione della figlia, poiché anche il testamento di Amedeo VII affidava la reggenza a B. - non la ferita aveva causato la morte, bensì sostanze velenose applicate al capo del conte, col pretesto di curarne la calvizie.
In realtà, come persino i medici di corte Luchino e Omobono asserirono nel corso di un interrogatorio, si trattava di cure contro spasmi al capo ed alle mascelle, spiegabili come sintomi dell'infezione. Durante l'inchiesta sulla morte, condotta da Amedeo d'Acaia nel 1392, furono però estorte confessioni a Jean de Grandville e allo speziale Pierre de Lompnès, e quest'ultimo fu condannato a morte e squartato. Quando però due anni dopo si procedette alla revisione del processo in un ambiente più sereno, il confessore del Lompnès ne attestò l'innocenza.
Nonostante queste prove, i sospetti caduti su B. e una grave frattura insorta tra lei e la nuora Bona di Berry avevano minato l'autorità di B. e minacciavano di precipitare lo stato nell'anarchia. Per ottenere l'appoggio di Amedeo d'Acaia B. rinunciò in nome del nipote alla sovranità feudale nei suoi confronti ma le crescenti discordie della nobiltà sabauda indussero il re di Francia ad inviare nel 1393 in Savoia i duchi di Borgogna, Borbone e Berry, che confermarono la reggenza della vecchia contessa in attesa del riassetto di governo che si fece pochi mesi dopo, il 30 ott. 1393, quando il giovane Amedeo VIII sposò Maria di Borgogna: B. rimase almeno ufficialmente al potere, anche se gli influssi borgognoni alla corte di Chambéry divennero preponderanti. In un secondo tempo però le due contesse dovettero abbandonare lo Stato: Bona di Berry fu data in sposa a Bernardo d'Armagnac, mentre B. si ritirò nel 1395 a Mâcon, dove morì il 19 genn. 1403.
Fonti e Bibl.: S. Guichenon, Histoire généalogique de la royalemaison de Savoie, IV, 1, Turin 1753, pp. 184-186, 195, 216-220, 232-234, 240-242; I, ibid. 1778, pp. 400 ss.; F. Gabotto, L'età del Conte Verde in Piemonte, in Misc. di storia ital., s. 3, II (1895), pp. 158 s., 288; C. Cipolla-F. Cerasoli, Innocenzo VI e CasaSavoia,ibid., VII (1902), pp. 181, 183 ss., 210-213; L. Cibrario, Storia della monarchia di Savoia, III, Torino 1844, pp. 126 ss.; Id., Storia del Conte Rosso, in Studi storici, Torino 1851, pp. 1 ss., 77 ss., 90 ss., 108 ss.; E. Pascalein, La Comtesse de Savoie Bonnede Bourbon a-t-elle empoisonné son fils Amédée VII?, in Revue Savoisienne, XXXIV (1893), pp. 109-114; G. Carbonelli, Gli ultimi giorni del Conte Rosso e i processi per la sua morte, Pinerolo 1912, pp. 1 ss., 30 ss., 47, 57 s.; F. Cognasso, Il ConteVerde, Torino 1926, pp. 70, 112 ss., 160, 180, 265; Id., Il ConteRosso, Torino 1931, pp. 1-3: 14, 39 ss.; Maria José di Savoia, Amedeo VI e Amedeo VII di Savoia, [Milano 1956], passim; Dizion.Biogr. degli Italiani, II, pp. 743-749, ad voces Amedeo VI, Amedeo VII, Amedeo VIII.