BONA
Famiglia di industriali lanieri di origine biellese, ma attiva a Caselle e Carignano (Torino) e affermatasi, con i fratelli Basilio, Valerio Massimo, Eugenio e Battista, che erano a capo di uno fra i più importanti complessi tessili piemontesi.
Basilio nacque a Sordevolo (Vercelli) il 2 apr. 1848 da Lorenzo, un modesto capo-cardatore morto nel 1864, e da Carlotta Pugno. Basilio, dopo aver seguito i corsi alla scuola professionale di Biella, entrò (1867) come capo tecnico nel lanificio Maurizio Sella di Chiavazza (Biella), di cui nel 1871 diventò direttore. Egli si rese ben presto noto per l'applicazione, subito estesa a tutta l'industria laniera italiana, del sistema chilogrammatico nella misura dei filati e per l'introduzione di un nuovo metodo nella formazione della gamma bleu-indaco al tino e relativa determinazione del costo di gradazione. Ma la sua fama doveva essere legata alla scoperta, nel 1873, delle due leggi matematiche sulle "riduzioni e sui pesi dei tessuti simili" (formulate più dettagliatamente in una memoria stampata a Biella nel 1872; 2 ed., Torino 1898).
La soluzione del problema delle "riduzioni", oggi correntemente applicata dai tecnici lanieri, rappresentava in quegli anni il contributo più fattivo della giovane industria subalpina all'avanzamento delle lavorazioni tessili: più in particolare segnava l'avvento di una nuova generazione di imprenditori (che egli stesso auspicava "edotti in scienze matematiche e in formule algebriche") capaci di risolvere, con rilevazioni razionali e studi sperimentali, superando i vecchi metodi empirici, i problemi intesi a garantire un processo più regolare e sicuro dei vari settori di produzione.
Nel 1878 Basilio rilevò la gestione del lanificio di Caselle già di G. P. Laclaire, e a lui si unirono anche i fratelli Valerio Massimo, Eugenio e Battista (nato a Sordevolo il 12 luglio 1845). È nel riassetto dell'azienda di Caselle che i Bona portarono avanti una radicale trasformazione tecnologica delle lavorazioni e impostarono anche, su basi più consone alla nuova fase del capitalismo industriale, i rapporti di lavoro tra proprietà e maestranze. A livello produttivo la nuova gestione conseguì risultati di rilievo. Nel 1881 il campionario di stoffe dei fratelli Bona ricevette un riconoscimento all'esposizione di Milano; nel 1886 la fabbrica occupava 350 operai (di cui 250 addetti alla filatura) e contava 3500 fusi e 140 telai (di cui 100 meccanici).
Il 24 genn. 1889, cm lo scioglimento della società preposta alla gestione del lanificio Laclaire e con la costituzione da parte di Eugenio, Valerio e Battista di un nuovo stabilimento a Carignano, Basilio rimase unico proprietario dello stabilimento di Caselle. Poco dopo, nel mese di marzo, l'opificio fu gravemente danneggiato da un incendio, ma già nel 1891 aveva ripreso in pieno la sua attività e contava 600 operai, 3500 fusi e 100 telai meccanici. Dal 1899 Basilio fu per dieci anni consigliere della Camera di commercio di Torino; fece parte anche del consiglio di presidenza dell'Associazione laniera italiana; sin dalla sua fondazione nel 1906 fu socio della lega industriale di Torino. Il 30 dic. 1906 fu nominato cavaliere del lavoro; egli, molto prima che apposite leggi lo imponessero, si segnalò per l'introduzione di istituti di previdenza per gli operai. Morì a Domodossola il 14 luglio 1915.
Valerio Massimo, nato a Sordevolo il 27 genn. 1851, seguì i corsi alla scuola professionale di Biella. Entrato nel lanificio Maurizio Sella, successe al fratello Basilio come direttore quando questi rilevò la gestione del lanificio di Caselle. Fu con Basilio nella gestione dell'azienda di Caselle e nel 1889 con i fratelli Eugenio e Battista acquistò il lanificio che era appartenuto ai Colongo-Borgnana di Carignano. Valerio Massimo aveva cercato di riparare alla sua sommaria preparazione tecnica con un'esperienza diretta delle condizioni di lavoro e con uno studio accurato delle reali possibilità di avviare il processo di fabbricazione verso la specializzazione produttiva.
La corrispondenza, gli appunti di fabbrica, i memoriali da lui redatti per promuovere il progresso tecnologico e l'espansione commerciale dell'industria laniera costituiscono un'interessante testimonianza dell'evoluzione veramente eccezionale di un imprenditore che da autodidatta, in pochi anni, acquisì una notevole preparazione non priva, talvolta, di spunti di originalità. Valerio Massimo è noto principalmente per una memoria del 1882 in cui esponeva alcune idee direttrici sui mezzi per ovviare alle cause di inferiorità della manifattura italiana: organizzazione scientifica del processo produttivo, diretta soprattutto a conseguire la divisione del lavoro e una forte specializzazione; scelta accurata delle materie prime; concentrazione della produzione su tipi unici e costanti; istruzione sistematica degli operai; associazione fra industriali per assicurare un più diretto flusso dei crediti bancari e per la creazione di una rete di commissari all'estero e di moderni sistemi di vendita. Non estranea ai metodi tradizionali del paternalismo padronale, ma improntata a una visione organica dei problemi del mondo del lavoro, appare la sua posizione nei rapporti con le maestranze. La specializzazione assicurata da corsi temici nella stessa fabbrica avrebbe dovuto rappresentare per gli operai, secondo il B., la via maestra per raggiungere più alti livelli di retribuzione.
Morì a Carignano l'11 sett. 1898.
Eugenio, nato a Sordevolo il 25 genn. 1854, portò le concezioni di Valerio Massimo a realizzazione più compiuta e matura. Interrotti gli studi presso la scuola professionale di Biella, entrò giovanissimo come apprendista presso la ditta Vercellone di Sordevolo e quindi dal 1872 alla Maurizio Sella. Per due anni fu direttore per conto di G. Pastore di un lanificio a Salerno e quindi con i fratelli entrò nella gestione di quello di Caselle. Nel 1899 si associò coi fratelli nel lanificio di Carignano con l'incarico di sovraintendere ai reparti di tessitura e di apparecchiatura.
L'opificio di Carignano, rilevato dai Bona in cattive condizioni, nel 1891 aveva già 1680 fusi, 83 telai meccanici e 10 jacquards e occupava 450 operai per lo più nella confezione di tessuti novità (su disegni di un nipote di Valerio, Lorenzo Delleani).
Nel 1896, con Valerio Massimo, rilevò anche lo stabilimento De Albertis a Voltri. Due anni dopo la morte di Valerio rimase unico proprietario dell'intero complesso aziendale di Carignano. L'attività di Eugenio non fu essenzialmente incentrata nella direzione della azienda laniera: egli si interessò pure di agricoltura e di allevamento, ottenendo medaglie e riconoscimenti in esposizioni e da enti pubblici.
Nel 1888 fu membro della commissione governativa incaricata di studiare i motivi del declino dei lanifici dell'Arpinate e di Isola del Liri; nel 1906, per conto della Commissione reale per il miglioramento dell'industria della lana, redasse una relazione documentata e penetrante sulle condizioni di sviluppo del lanificio in Italia. In quello stesso anno il suo nome doveva esser legato anche alla promozione della scuola commerciale di Biella e alla creazione - nella prospettiva di un più diretto controllo e orientamento specialistico da parte del ceto industriale dei corsi di istruzione tecnica - dell'istituto professionale di Sordevolo; dal 1901, per dodici anni, fu membro del consiglio di perfezionamento della scuola professionale di Biella.Eletto nel 1904 deputato liberale di Biella, non senza dispendio di mezzi e in una contrastata battaglia politica con il parlamentare socialista uscente Rinaldo Rigola, nelle successive elezioni del 1909 fu battuto per 255 voti da F. Quaglino. Nell'ultima fase dell'evoluzione laniera ottocentesca egli si associò alle vecchie famiglie laniere dei Sella e dei Piacenza in quel processo di concentrazione finanziaria e industriale che, giunto a maturazione con la costituzione a Biella nel 1905 del Consorzio fra i filatori di lana a pettine (presenti anche il lanificio di Gavardo, la manifattura di Borgosesia e l'impresa dei Marzotto a Valdagno), segnerà l'avvento dei più forti nuclei settentrionali nel controllo della produzione e del mercato nel settore laniero. Eugenio fu nominato cavaliere del lavoro il 30 maggio 1907. Morì a Torino il 22 marzo 1913.
Fonti e Bibl.: Per i dati anagrafici, v. Anagrafi dei comuni di Carignano, Domodossola, Sordevolo e Torino; Roma, Federaz. naz. dei Cavalieri del Lavoro, Arch. storico; per documenti e carte di fabbrica (non inventariati), v. Carignano e Caselle, Archivi privati dei lanifici Bona; V. Ormezzano, Il Biellese e il suosviluppo industriale, Varallo Sesia 1928, pp. VII ss.; Il Biellese e le sue massime glorie, Biella 1938, pp. 215, 545, 659, 701, 716, 724 s.; E. Cozzani, Un pioniere. V. M. B., Milano 1940; P. Secchia, Capitalismo e classe operaia nel centro laniero d'Italia, Roma 1960, pp. 241, 247 ss., 252, 258 (per Eugenio); V. Castronovo, L'industria laniera in Piemonte nel sec. XIX, Torino 1964, ad Indicem; S. B. Clough, Storia dell'economia italiana dal 1861 ad oggi, Bologna 1965, p. 86; M. Abrate, La lotta sindacale nella industrializzazione in Italia, Torino 1967, pp. 66, 111.