BONAGRAZIA di San Giovanni in Persiceto (o da Bologna)
Francescano della provincia di Bologna, gli viene talvolta attribuito nella letteratura storiografica il cognome Tielci (o Fielci), di cui non è chiara l'origine. Da Salimbene sappiamo che suo maestro fu fra' Girardino da Parma, probabilmente da identificare con il fra' Girardino da San Giovanni in Persiceto nominato dallo stesso Salimbene quale lettore in teologia nel convento dei minori di Parma (pp. 648 e 695 s.).
B. compare quale ministro della provincia di Bologna sotto il pontificato di Alessandro IV (Salimbene, pp. 580 s.). La prima occasione di rilievo in cui emerge la sua figura è costituita dalla legazione in Oriente partita nell'autunno 1272 sotto la guida di Girolamo d'Ascoli, il futuro Niccolò IV, che doveva essere con B. particolarmente legato in amicizia.
I quattro francescani che. costituivano la legazione, secondo una notizia della Chronica XXIV Generalium (p. 352), erano stati presentati dal generale dell'Ordine, s. Bonaventura, al pontefice Gregorio X. Questi affidò loro l'importante missione di recare a Costantinopoli, a Michele VIII Paleologo, l'annuncio della convocazione per il 1274 di un concilio che avrebbe dovuto trattare dell'unione con la Chiesa orientale, e di ottenere in vista di ciò dall'imperatore una professione di fede ed il riconoscimento del primato romano. Le lettere pontificie riguardanti la missione sono del 24 e 25 ottobre; verso la metà di novembre i legati salpavano da Brindisi. La missione durò a lungo, per le difficoltà e resistenze opposte dal patriarca Giuseppe e dal clero alle pressioni di Michele, desideroso invece per i suoi fini politici di concludere l'accordo con Roma. Nel corso del 1273 due dei francescani componenti la legazione ritornavano dal pontefice latori di lettere imperiali, mentre B. restava a Costantinopoli con Girolamo d'Ascoli, a proseguire i tentativi di mediazione (e in questo senso li incoraggiava nna lettera pontificia in data 25 novembre). La professione di fede fu infine solennemente pronunciata dall'imperatore (e sottoscritta anche dai due legati latini) nel febbraio 1274. L'11 marzo iniziava il viaggio di ritorno, in compagnia della legazione orientale destinata al concilio di Lione, che si sarebbe aperto il 7 maggio. Sbarcati (dopo un viaggio disastroso, che era costato serie perdite ai Greci) sulla costa pugliese, presso il capo Leuca, ai primi d'aprile, Girolamo e B. inviavano al papa il rapporto De consummatione negotii (l'edizione più recente è in Roberg, pp. 226-229), annunciando il prossimo arrivo al concilio degli ambasciatori greci. A Lione i francescani giunsero poi ai primi di giugno. Nel frattempo, nel capitolo generale tenuto in quella città dall'Ordine francescano, Girolamo era stato eletto ministro generale, succedendo così a Bonaventura.
Nel maggio 1276 B. appare come sostituto di Girolamo in qualità di vicario al capitolo generale di Padova. Qualche tempo dopo, essendo Girolamo divenuto cardinale, B. fu eletto a succedergli dal capitolo generale di Assisi, nella Pentecoste 1279.
B. si recò subito a Soriano (presso Viterbo), residenza estiva del pontefice Niccolò III. Vi erano principalmente due questioni da risolvere: quella del cardinale protettore dell'Ordine e quella dell'interpretazione della regola. Il papa designò a protettore il cardinale Matteo Orsini, suo nipote. Quanto al secondo problema, una commissione composta da due cardinali francescani - Bentivegna e Girolamo d'Ascoli - e, fra gli altri, da Benedetto Caetani (il futuro Bonifacio VIII) e dallo stesso B., si mise al lavoro per due mesi, in capo ai quali apparve la bolla pontificia Exiit qui seminat che segnava un'importante tappa nella storia dell'Ordine, prendendo posizione sulle maggiori difficoltà sollevate dall'osservanza della regola. Per quanto riguardava la povertà, il documento distingueva l'uso di diritto e l'uso di fatto: solo il secondo era lecito ai minori, e doveva essere contenuto nei termini di un uso moderato.
Nel trasmettere la bolla alle varie province francescane, B. l'accompagnava con una lettera circolare (A Domino Iesu Christo normam, edita in Wadding, V, pp. 83 ss.), in cui ribadiva la necessità di un uso povero, e sottolineava la preoccupazione di evitare scandali e tensioni ("cautela" è una delle sue parole d'Ordine., in funzione di difesa contro i "detractores"). Sull'"usus pauper" B. sarebbe tornato ancora nella lettera Pervenit ad me del 1282, che non possediamo ma che è più volte menzionata da Ubertino da Casale (v. Super tribus sceleribus, ediz. A. Heyne, in Arch. franc. histor., X [1917], pp. 156 s., e gli altri passi citati ibid., p. 157 n. 1); e vi sarebbe tornato, con severità, nella circolare Altissime paupertatis indirizzata alla provincia austriaca, per richiamare al distacco da ogni cosa "que non necessitati sed... superfluitati potius subvenitur", come l'abitudine di accumulare riserve di provviste invece di praticare la questua quotidiana.
Un'altra questione centrale per la storia dell'Ordine francescano trovò sotto il generalato di B. un suo punto importante di riferimento con la bolla Ad fructus uberes (13 dic. 1281) di Martino IV, la cui applicazione costituisce il centro dei deliberati del capitolo di Strasburgo del maggio 1282, l'unico capitolo generale tenuto da B. (G. Fussenegger, Definitiotiones capituli generalis Argentinae celebrati a. 1282, in Archivum franc. histor., XXVI [1933], pp. 127-140). La linea di comportamento ivi decisa fu di usare solo moderatamente, con notevoli autolimitazioni, della totale libertà dalla gerarchia episcopale che il pontefice concedeva agli Ordini mendicanti in fatto di predicazione e amministrazione dei sacramenti; autolimitazioni che B. raccomandava anche nella circolare alla provincia d'Austria (nn. 23, 24), sottolineando la preoccupazione di evitare tensioni col clero diocesano.
Altre questioni toccate nel capitolo di Strasburgo furono quelle riguardanti la organizzazione degli studi nell'Ordine. Accanto a disposizioni emanate per i francescani che frequentavano lo Studio di Parigi, B. disponeva che fosse sorvegliata e limitata la diffusione della Summa Theologica di S. Tommaso, accordandone l'uso solo unitamente al commentario del francescano inglese Guglielmo de la Mare (sulle discussioni circa l'identificazione di questo commento fa il punto A. D. Callus, in Bulletin thomiste, IX [1954-56], pp. 645 s.). Il capitolo decretava ancora che fossero segnalati al generale da ogni ministro provinciale i frati "non sanas opiniones pertinaciter defendentes" (p. 137 n. 16).
Sulla linea di queste preoccupazioni di ortodossia dottrinale, in effetti, l'anno seguente, a Parigi, B. nominava una commissione di quattro maestri di teologia e tre baccellieri che esaminassero i punti sospetti degli scritti di Pietro di Giovanni Olivi: la relazione che ne risultò, la cosiddetta littera septem sigillorum, avrebbe costituito un punto di riferimento e di discussione nella polemica sull'Olivi e gli spirituali, protrattasi per circa trent'anni, sino alla condanna solenne che dell'Olivi avrebbe dato il concilio di Vienne (1313). Angelo Clareno ha poi lasciato una vivace descrizione, nella sua Historia septem tribulationum (ed. F. Ehrle, in Archiv für Literatur-und Kirchengesch., II [1886], pp. 291 s.), di un incontro fra B. e l'Olivi ad Avignone (e vedi, per i rapporti fra i due, anche l'utilizzazione che della circolare di B. del 1279 fa l'Olivi, nel suo Libellus de paupere usu, ms. Vat. lat. 4986, f. 51r: cfr. Ehrle, Petrus Johannis Olivi, pp. 473 s., 516).
Salimbene vede il generalato di B. caratterizzato dall'attività intensa di visite alle varie province dell'Ordine: attività che lo avrebbe sfinito al punto di portarlo a morte. Abbiamo in effetti, per il 1282, elementi per ricostruire il suo intenso itinerario: la sua presenza è documentata a Vienna il 3 febbraio; a Praga nel marzo, dove assisteva alle esequie della beata Agnese di Boemia, clarissa, morta il 6 di quel mese. Dopo il capitolo di Strasburgo del maggio, visitò la provincia di Colonia, e il io luglio era a Neuss. Mentre era in viaggio alla volta dell'Inghilterra si ammalava, ma ciò non gli impediva di presiedere al capitolo provinciale di Londra, nell'agosto. L'anno seguente visitava Parigi, e veniva infine a morte ad Avignone, il 3 ott. 1283 (la data 1284 nel Wadding e in alcuni altri autori francescani è senz'altro da correggere).
Fonti e Bibl.: Nicolaus Glassberger, Chronica, in Anal. franc., II, Ad Claras Aquas 1887, pp. 89, 92 ss., 99, 100 s.; Chronica XXIV Generalium, ibid., III, ibid. 1897, pp. 352, 357 s., 367 ss., 373 ss., 704 s.; Salimbene de Adam, Cronica, a cura di G. Scalia, Bari 1966, ad Indicem.
Sulla missione in Oriente: M. Roncaglia, Les Frères Mineurs et l'Eglise grecque orthodoxe au XIIIe s. (1231-1274), Le Caire 1954, pp. 139174; B. Roberg, Die Union zwischen der griechischen und der lateinischen Kirche auf dem II. Konzil von Lyon (1274), Bonn 1964, pp. 102 ss., 226 ss., e ad Indicem; A. Franchi, Il concilio II di Lione (1274) secondo la "Ordinatio Concilii Generalis Lugdunensis", Roma 1965, ad Indicem (spec. pp. 68, 75 ss., 173 ss.); i documenti riguardanti la legazione sono raccolti in Les registres de Grégoire X, a cura di J. Guiraud, Paris 1892-1906, nn. 194-199, 320, 861, e in Acta Urbani IV,Clementis IV,Gregorii X (1261-1276)..., a cura di A. L. Tăutu, Città del Vaticano 1953, pp. 91-104 nn. 32-34; 106-113 nn. 36-38; 116-142 nn. 41-54.
Per gli scritti che di B. ci rimangono, v. F. M. Delorme, Praevia nonnulla Decretali 'Exultantes in Domino'... de procuratorum institutione, in Arch. frane. histor., VII (1914), pp. 55 ss. (ediz. della circolare Quoniam in constitutione del 10 febbr. 1280); M. Bihl, Duae confraternitatis epistolae a fr. B. Ministro Generali datae a. 1282, altera Vindobonae, altera Coloniae, ibid., XXIII (1930), pp. 242-245; A. G. Littie, Letter of B., Minister General, to Edward I King of England, a. D. 1282., ibid., XXVI (1933), pp. 236-241; G. Fussenegger, Ein Rundschreiben des Ordensgenerals B. an die ósterreichischen Provinz (1282), in Franziskanische Studien, XXVII (1940), pp. 114-122.
Per l'atteggiamento sui problemi della povertà e sui rapporti con gli spirituali, v. F. Ehrle, Zur Vorgeschichte des Concils von Vienne, in Archiv für Literatur- und Kirchengeschichte, II (1886), pp. 385, 387, 400; III (1887), pp. 14, 51 ss., 80, 82, 156; Id., Petrus Iohannis Olivi, sein Leben und seine Schriften, ibid., pp. 414 s., 421 ss., 514 ss.; Id., Die Spiritualen, ihr Verhältnis zum Franciscanerorden..., ibid., pp. 585 s., 593; G. Fussenegger, "Littera septem sigillorum" contra doctrinam Petri Iohannis Olivi edita, in Arch. franc. histor., XLVII (1954), pp. 45-53. V. inoltre P. Gratien, Histoire de la fondation et de l'évolution de l'Ordre des Frères Mineurs au XIII siècle, Paris-Gembloux 1928, ad Indicem; L. Wadding, Annales Minorum, V, Quaracchi 1931, passim.