BONAGUIDA (Buonaguida, Bonaguidus)
Medico e uomo politico fiorentino, di cui non si hanno notizie prima del 1282 (un Maestro Bonaguida medico, noto a Siena nel quinto decennio del secolo, è evidentemente un suo omonimo). In quest'anno egli ci si presenta già come un cittadino cui si potevano affidare mansioni d'una certa importanza; ne possiamo dedurre che avesse passato la trentina, età minima per accedere ad incarichi di rilievo. La data di nascita va posta dunque attorno alla metà del secolo.
Poche ed incerte le notizie circa la sua famiglia: ci resta anzi solo il nome di suo padre, Sinibaldo secondo il libro delle Matricole dell'Arte dei medici e speziali, Simone secondo il cronista Marchionne di Coppo Stefani (p. 72), ma sta di fatto che le Matricole tramandano memoria di un solo B. medico, figlio di Sinibaldo. Si trattava, con ogni evidenza, d'una famiglia popolana.
Niente ci è dato sapere a proposito dei suoi studi. Si può presumere che B., come gran parte dei suoi concittadini, abbia appreso l'arte medica nell'università bolognese o in quella senese. Non raggiunse mai nella sua professione, la fama d'un Taddeo Alderotti o d'un Dino del Garbo, né ebbe gran parte nella vita interna dell'Arte cui era iscritto. Tuttavia doveva essere già stimato, come cittadino e come medico, nel 1282: il 21 agosto di quell'anno, difatti, un documento pubblicato dal Tocco ce lo presenta come ufficiale dell'Inquisizione e testimone all'interrogatorio di una Giovanna, implicata in una questione riguardante manifestazioni di catarismo a Firenze.
L'ufficio inquisitoriale, era allora svolto in Firenze dai francescani di Santa Croce, ed inquisitore era frate Salomone da Lucca. La qualifica di ufficiale, con cui B. è designato nel documento, è troppo vaga per lasciarcene intendere le concrete funzioni; più chiara semmai l'altra qualifica, quella di testimone, perché l'interrogatorio inquisitoriale aveva negli atti giuridici la forma d'un istrumento notarile e si svolgeva alla presenza di un notaio.
Dal 1282 B. fu quattro volte priore delle Arti per il Sesto d'Oltrarno, che con quello di S. Piero Scheraggio era il più popoloso della città: le sue priorie vanno rispettivamente da metà dicembre 1282 a metà febbraio 1283, da metà dicembre 1286 a metà febbraio 1287, da metà dicembre 1289 a metà febbraio 1290, da metà giugno a metà agosto 1293.
Erano anni particolarmente cruciali per Firenze, nell'ambito della politica interna come in quello dei rapporti con le altre potenze. B. visse quindi l'istituzione del Priorato delle Arti, fu parte responsabile nella scelta del contegno da tenere nei confronti del ghibellinismo risorgente attorno ad Arezzo, nel Casentino e nel Valdarno Superiore; fu partecipe del disagio del governo comunale, tra il 1286 e il 1287, davanti alle pretese del vicario imperiale nominato da Rodolfo d'Asburgo; vide infine la guerra antighibellina degli anni 1288-92 e le difficoltà da essa procurate a Firenze.
Il fatto che il suo ultimo turno come priore risalga all'estate 1293 sottolinea la fiducia che in lui riponevano le Capitudini delle dodici Arti maggiori, cui gli Ordinamenti di giustizia di Giano della Bella - in vigore dal gennaio di quell'anno - demandavano la scelta dei Priori, e ci assicura anche circa la sua appartenenza al ceto popolano: è da notare altresì che, stando alle indagini dell'Ottokar, nel decennio 1282-92 la carica di priore fu affidata per solo quindici volte circa a membri dell'Arte dei medici e speziali. Con le sue tre priorie in questo periodo, B. ne coprirebbe dunque da solo circa un quinto; doveva perciò essere un membro assai in vista della sua Arte e far parte della ristretta cerchia di "oligarchi" che, sempre secondo l'Ottokar, monopolizzavano il priorato. Tutto ciò non contribuisce comunque troppo a darci una più precisa misura della sua fisionomia politica: le Consulte (che peraltro ci sono giunte mutile) lo ricordano tre sole volte, due - il 4 maggio e il 5 nov. 1285 - come testimone nei Consigli del capitano e una come oratore, il 3 marzo del medesimo anno: in quell'occasione B. propose che si prelevasse una gabella moderata sul grano, ma ebbe la meglio il parere della maggioranza, orientata verso una gabella più pesante.
Mentre si occupava della vita pubblica cittadina, B. non tralasciava, a quanto sembra, i doveri dell'arte sua, ed è probabilmente in qualità di medico disposto ad adoperarsi per i poveri che lo vediamo, il 23 giugno 1288, testimone all'atto di fondazione dello Spedale di Santa Maria Nuova istituito da Folco Portinari con la benevola protezione del vescovo Andrea de' Mozzi. Ma, anche a quel proposito, ha esagerato chi ha voluto vedere in B. la figura del medico ospedaliero, ché il documento originale non sembra alludere a suoi impegni precisi in tal senso.
Dopo il 1293 non si hanno più sue notizie: non è nota neanche la data della sua morte.
Fonti e Bibl.: Archivio di Stato di Firenze, Archivio dell'Arcispedale di Santa Maria Nuova - Carte dello Spedale, filza 1, C. 2V; Ibid., Arte Medici e Speziali. Matricola, 7, C. 16r; Ibid., Consulte, I, cc. 70r, 87v; Ibid., Manoscritti, Prioristi, 222, cc. 6, 16, 25, 33; 226, cc. 21-22; Delizie degli eruditi toscani, VIII, Firenze 1777, pp. 26, 37, 50, 66; Le Consulte della repubblica fiorentina dall'anno MCCLXXX al MCCXCVIII, a cura di A. Gherardi, Firenze 1896-1898, I, pp. 174, 212, 322; Il, p. 693; Marchionne di Coppo Stefani, Cronaca fiorentina, a cura di N. Rodolico, in Rer. Ital. Script., 2 ediz., XXX, I, pp. 59, 62, 72; F. Tocco, Quel che non c'è nella Divina Commedia o Dante e l'eresia, Bologna 1899, pp. 61-64; N. Ottokar, Il Comune di Firenze alla fine del Dugento, Torino 1962, p. 58; Encicl. Ital., XXV, p. 678.