BONANNO
. Scultore e architetto. Civis pisanus, nel 1180 modellò imposte di bronzo per la porta maggiore del duomo di Pisa, poi distrutta (1596), e per una porta del transetto, simili di fattura a quelle, maggiori, inscritte col suo nome del duomo di Monreale. Che B., con un Guglielmo tedesco, abbia costruito il campanile del duomo pisano, è affermazione del Vasari che non ha sinora conferma se non nel ritrovamento, presso il campanile, di un'epigrafe frammentaria in cui si legge il nome di un Bonanno.
Nelle porte di Monreale e di Pisa si possono distinguere elementi diversi: classici, negli ordinati spartimenti e nei rosoni delle cornici; bizantini, nel comporre d'alcune rappresentazioni; oltramontani, e in ispecie renani, in particolarità di modellato, come nelle teste più rilevate che i corpi: ma su tutto si esprime, con fresca ingenuità, di fronte alle coeve sculture marmoree pisane, un'arte impaziente di precisione plastica nel seguire un suo impeto di estrinsecare gli affetti o vaghe impressioni pittoriche, ch'essa non definisce ma suggerisce intensamente. Si ricongiunge l'arte di B. alla plastica in bronzo soprattutto d'oltralpe, che aveva tradizioni proprie di modellato sommario e di espressività fin dal sec. XI, nei bronzi di Hildesheim; riesce a scuotere e frangere i soliti schemi iconografici per nuove espressioni: nella porta di Pisa - istoriata con fatti dell'Antico e del Nuovo Testamento come quella di Monreale - i profeti vanno tra molli palmizî ondeggianti; in quella di Monreale il giungere di Eva che porta da mangiare all'uomo, che interrompe il lavoro, è espresso con spirito penetrante, con vivo senso pittorico. (V. tavv. LXXIII e LXXIV).
Bibl.: K. Frey, in G. Vasari, Le vite, I, Monaco 1911, pp. 514-520; J. B. Supino, in Rivista d'Italia, 1912, pp. 18-20; P. Toesca, Storia dell'arte italiana, I, Torino 1927, pp. 812-13; M. Salmi, La cultura romanica in Toscana, Firenze 1928.