CERRETTI, Bonaventura
Nacque a Bardano, una frazione di Orvieto, il 18 giugno dell'anno 1872 da Fausto Costantino e da Maria Custodi, in una famiglia numerosa: era ottavo di dodici figli.
Il padre, agricoltore, fittuario delle tenute di Bardano e poi di Prodo, altra frazione di Orvieto, si trasferì nel 1882 a Morrano dove aveva acquistato diversi poderi e si fabbricava una casa. In questo paese, peraltro, i Cerretti possedevano già un'abitazione.
Il 2 novembre di quell'anno il C. entrò nel seminario di Orvieto (il fratello maggiore, Cesare, studente al seminario Pio di Roma, sarà ordinato sacerdote l'anno successivo), dove ebbe a compagni due futuri "colleghi" nel cardinalato, Giulio Serafini, di Bolsena, e Carlo Salotti, di Grotte di Castro. Presa nel 1888 a Perugia la licenza ginnasiale, e nell'ottobre del 1891 a Rieti quella liceale, entrò diciannovenne nel Seminario Vaticano di Roma, dove fu "prefetto dei mezzani" e dove si laureò in teologia nel luglio 1895. Il 30 marzo 1895 era stato ordinato sacerdote da mons. Fausti, vicario di S. Pietro. Il 5 novembre di quell'anno si iscrisse alla facoltà di lettere della Sapienza, dove si laureò il 30 giugno 1900, discutendo una tesi su Leggenda di San Severo:studio critico. Negli stessi anni aveva frequentato le scuole di diritto canonico e civile alla facoltà ecclesiastica di S. Apollinare: si laureò in diritto canonico il 18 dicembre dello stesso anno e in diritto civile il 23 giugno 1898.
Il suo maggiore biografo, G. De Luca, così giudicava i suoi studi: "Come di belle lettere così di diritto canonico C. studiò quel tanto che gli sarebbe giovato per la sua vita di sacerdote, e non ne farà mai professione particolare, né da maestro né da curioso. Nel resto de' suoi giorni dové necessariamente conoscere il diritto, ma piuttosto nella prassi dei suoi delicati compiti, che non sui libri" (p. 69).
Attivo nei circoli universitari cattolici di Roma, vi strinse grande amicizia con Paolo Mattei Gentili e relazioni con mons. Radini Tedeschi. Come molti amava ascoltare i predicatori alla moda in quegli anni: sopratutto padre Zocchi e padre Semeria, il primo dei quali assistente ecclesiastico del suo circolo. Si iscrisse all'Arciconfraternita dell'adorazione notturna e si legò a mons. Franzini, già segretario dell'ex vescovo di Mantova, Rota, al quale successe, nell'ottobre 1897, come professore nel ginnasio del seminario Vaticano, dove ebbe alunno, tra gli altri, don Giovanni Minozzi. Il 25 giugno 1901 entrò, dopo concorso, come "registratore" nella Penitenzieria apostolica, ma dieci mesi dopo riceveva la nomina a minutante della Congregazione degli Affari ecclesiastici straordinari: vi trovava il card. Rampolla come segretario di Stato, mons. Della Chiesa, come sostituto, e mons. Gasparri come segretario degli Affari ecclesiastici straordinari, personaggi destinati a segnare tutta la sua carriera prelatizia.
Nel 1904, nominato segretario della delegazione apostolica, partì, con il delegato, mons. Serafini, per il Messico dove giunse agli inizi di marzo e dove, dopo il rientro in Italia dei Serafini per motivi di salute nel mese di dicembre, rimase incaricato degli affari della delegazione apostolica fino all'arrivo del nuovo delegato, mons. Ridolfi, nel giugno 1905. Il 16 marzo del 1906 la segreteria di Stato incaricava la Congregazione de Propaganda di nominare il C. uditore della delegazione apostolica di Washington, dove rimarrà fino al 1914, stringendo molte amicizie, approfondendo molto la conoscenza del paese e svolgendo anche opera di apostolato come cappellano delle suore della carità. Reggente della delegazione nell'interregno tra mons. Falconio e mons. Bonzano, quando la Congregazione de Propaganda Fide decise la creazione della delegazione apostolica di Australasia (Australia, Tasmania e Nuova Zelanda), il C. venne nominato, con breve del 15 apr. 1914, primo delegato apostolico, e, contemporaneamente, promosso arcivescovo titolare di Filippopoli e, il 10 maggio seguente, traslato a Corinto. Una sopravvenuta malattia gli fece scoprire di essere affetto da diabete. L'8 febbr. 1915 arrivò a Sidney, da dove, però, poco più di due anni dopo, Benedetto XV e il card. Gasparri - i suoi antichi colleghi nella segreteria Rampolla - lo richiamarono a Roma come successore di Eugenio Pacelli - nominato nunzio a Monaco di Baviera - alla segreteria degli Affari ecclesiastici straordinari. Il buon ricordo lasciato in Australia si mantenne lungamente se, dopo la sua morte, i cattolici australiani vollero finanziare la costruzione nel seminario di Manly della "Cardinal Cerretti Memorial Chapel".
Rientrato a Roma nell'agosto 1917, il C. si trovò in un momento particolarmente felice della dirigenza degli affari ecclesiastici, dove ebbe a collaboratori i futuri cardinali Marmaggi, Maglione e Pizzardo. Molto vicino a Benedetto XV, in grande amicizia con il card. Gasparri, ebbe la confidenza di entrambi: dopo i difficili anni del pontificato di Pio X e della repressione antimodernista, il vecchio gruppo "leoniano" si era ricostituito ed era ai vertici della Chiesa.
Di lui e del Gasparri scriverà mons. De Luca che li aveva ben conosciuti: "Tutti e due contadini: Gasparri certamente più vivo svelto vario, più pronto opportuno cordiale: ma C. era più uomo di battaglia. Gasparri tra gli uomini ci stava a disagio, fuorché nel tempo in cui bisognava parlare di faccende. C. no. C. agiva più tra gli uomini che in ufficio. Scendeva tra gli uomini a battagliarvi. Era uomo d'azione oltre che di criterio. Gasparri ebbe più criterio, molto di più, quasi sino alla genialità; ma non ebbe se non quello. Andavano d'accordo. Anche sull'ultimo, che tutti e due erano cardinali, furono spesso veduti insieme a passeggio in qualche parco romano: Gasparri ad ascoltare, C. a parlar forte, come parlano i sordastri, forte e tagliente" (p. 196).
Nel novembre del 1918 partì per delicate missioni a Parigi, in Belgio, in Inghilterra e negli Stati Uniti; rientrato a Roma nel marzo del '19, il 24 maggio riprese improvvisamente la strada di Parigi per quei segreti colloqui con V. E. Orlando (giugno 1919) che avrebbero portato alla soluzione della questione romana, con la creazione di un piccolo Stato vaticano territoriale e con la stipulazione di un trattato e di un concordato, se non si fosse verificata la dura e intransigente opposizione di Vittorio Emanuele III contrario ad ogni ipotesi di modifica pattizia del regime delle guarentigie, con la minaccia di abdicare piuttosto che "sobbarcarsi ad un concordato simigliante" (Colosimo a Orlando, 9 giugno 1919, in Margiotta Broglio, p. 57). Significativo che sia Orlando sia il C., nei rispettivi "diari", attribuirono il fallimento delle trattative - che, sulla base di un "piano" Gasparri, che sarebbe stato preparato dall'avv. Carlo Santucci, si erano concluse molto concretamente - non all'opposizione reale, ma alla crisi del governo Orlando (Orlando, p. 126; Cerretti, p. 222). Ancora alla fine del '21 il C. sarebbe stato interessato dal card. Mercier, arcivescovo di Malines, a un tentativo di mediazione tra Vaticano e Quirinale del re Alberto del Belgio (cfr. "diario" del C. in De Luca, p. 222). La nuova Camera francese votò, nel novembre del 1920, i crediti per ripristinare l'ambasciata di Francia presso la S. Sede e nel maggio dell'anno seguente vennero riprese le relazioni diplomatiche tra il Vaticano e la Francia: il C. fu nominato nunzio apostolico a Parigi, dove ebbe a collaboratore mons. Valeri, che sarà, a sua volta, nunzio negli anni di Vichy. Vi resterà fino al 5 apr. 1926: il 14 dicembre verrà creato cardinale e il presidente francese Doumergue gli imporrà la berretta cardinalizia, secondo una antica tradizione, nelle sale dell'Eliseo.
Fra le molte questioni della delicata missione parigina, vanno ricordate quella dello "statuto legale" della Chiesa di Francia in regime di separazione - che si concluse felicemente con la soluzione delle "associazioni diocesane" -, la missione a Londra nel luglio del '22 in occasione del Consiglio della Società delle Nazioni che avrebbe dovuto discutere sui mandati in Siria e Palestina, e la grave iniziativa del governo Herriot che, tra la fine del '24 e i primi mesi del '25, decise la soppressione dei crediti per l'ambasciata presso la S. Sede, ottenendo anche il voto favorevole della Camera. L'azione del C. e la crisi del gabinetto - cui successe il governo Painlevé con Briand agli Esteri - salvarono nuovamente i rapporti tra Francia e Vaticano.
Il peggioraredelle condizioni di salute indussero il C. a chiedere al papa di essere richiamato: il 5 apr. 1926 lasciò Parigi e nel giugno successivo gli fu assegnato il titolo cardinalizio di S. Cecilia e venne, quindi, chiamato a far parte di molte congregazioni romane, commissioni cardinalizie e del Supremo Tribunale della Segnatura apostolica, del quale, nell'ottobre 1931, fu nominato prefetto. Legato pontificio al congresso eucaristico di Sidney nel settembre 1928, successe, nel 1930, al card. Vannutelli come arciprete di S. Maria Maggiore.
Nel 1933 venne nominato vescovo della diocesi suburbicaria di Velletri, ma il 9 maggio, pochi giorni dopo l'ingresso nella diocesi, il C. si spense a Roma.
Di lui ancora G. De Luca scrisse (p. 305): "Non fu mai visto leggere un libro, a diporto o per istruirsi. Fuorché il Pastor, non si sa che negli ultimi anni leggesse nulla. Neppure nei primi, veramente... Di C. non s'ha memoria di nulla. Nessun umanesimo. Uomo di faccende, leggere lo impigriva, lo imbrogliava; soprattutto non lo toccava".
Fonti e Bibl.: Bardano, parrocchia, Libro dei battezzati, vol. IX, p. 89, n. 106; G. De Luca, Il cardinale B. C., 2 ed., Roma 1971 (la prima ediz. era apparsa anonima a Roma, nel 1939, con il titolo Il cardinale B. C. Memoria, a cura di E. Cerretti; in proposito: G. De Luca, Bailamme ovverosia pensieri del sabato sera, Brescia 1963, p. 305:il volume è costruito utilizzando il diario del C., spesso riprodotto nel testo originale, docum. e carteggi che la famiglia aveva affidato a don Giuseppe De Luca); V. E. Orlando, Miei rapporti di governo con la S. Sede, Milano 1944, pp. 117 ss.; il "diario" del Cerretti sugli incontri parigini con Orlando venne pubblicato da Vita e pensiero, XV (1929), pp. 401-417, ma una migliore edizione è in G. De Luca, cit., pp. 215-222; L. Aldovrandi Marescotti, Guerra diplomatica, Milano 1936, pp. 367 ss.; F. Margiotta Broglio, Italia e S. Sede dalla grande guerra alla conciliazione. Aspetti polit. e giuridici, Bari 1966, pp. 43-58;nell'Annuario pontificio del 1933sono indicate le protettorie del cardinale C.; G. Serafini, La cappella funeraria dell'em. card. B. C. nella basilica di S. Cecilia, Roma 1936.Molte notizie sul C. nei giornali francesi al momento della sua nomina e del suo arrivo come nunzio a Parigi nel 1921: sipossono ricordare Journal des Débats, 21 maggio, Libre parole,Echo de Paris,Figaro dello stesso giorno, L'Action française del 22 maggio, L'Intransigeant del 26, la Revue universelle,Libre parole,Journal des Débats,L'Oeuvre del 3 agosto; una sua intervista da Roma è in La Croix del 2 agosto, mentre i discorsi del C. e di Millerand, in occasione della presentazione delle credenziali, sono in Journalofficiel del 6 agosto. Sui rapporti tra C. e Benedetto XV si veda la memoria dell'abate Rénaud pubblicata in G. De Luca, cit., pp. 275-281; qualche notizia anche in G. Spadolini, Il cardinal Gasparri e la questione romana, pp. 30, 76, 234, 235, 146 s., 280 ss., 294.