BONAVENTURA
Se ne ignorano la famiglia e il cognome. Nacque verso il 1482, in località forse fra Bologna e Ferrara. Sarebbe entrato da giovane fra i minori conventuali, passato poi fra gli osservanti e vissuto successivamente in solitudine e austera penitenza diversi anni. Tutte le altre notizie che abbiamo di lui riguardano la sua attività di predicatore e agitatore religioso, svolta in Roma fra il 1511 e il 1516.
Nel luglio 1511 fu catturato dai Colonnesi in un loro feudo, per motivi che non conosciamo bene, ma connessi con il contenuto imprudente di qualche predica. Nel 1512 predicava in S. Maria in Trastevere, biasimando, in tono profetico, la politica di Giulio II e predicendo prossima la morte del papa. Per questo motivo fu detenuto in Castel Sant'Angelo negli ultimi mesi del pontificato di Giulio II. Liberato dopo la morte del papa, riprese, con grande concorso di uditori e seguaci, la sua predicazione profetica. Il contenuto di una sua predica di quel tempo riguardò il Turco, del quale predisse il prossimo passaggio in Italia e una grande vittoria, cui sarebbero seguiti la sua sconfitta e cattura, ad opera di pochi buoni cristiani, e il suo battesimo.
Nel 1514, a partire dal 13 marzo, predicò in S. Lorenzo in Damaso, veneratissimo da numerosi uditori e circondato da fama di taumaturgo. Pare che negli intervalli fra le prediche vivesse ancora in un eremo. Mostrava buona conoscenza della Scrittura. Biasimava i costumi, attaccando anche prelati e principi, e affermava che una missione divina gli imponeva di esortare alla penitenza Roma e il mondo. Ripeté la profezia sul Turco e la congiunse a una escatologia gioachimitica: infatti dopo la conversione del Turco e del suo popolo sarebbe cominciata l'età dello Spirito, durante la quale sarebbero esistite nel mondo una sola lingua e una sola fede. Prima di questo avvento i peccatori sarebbero tutti periti di spada. La data di questi avvenimenti era prossima e a lui nota, ma non la volle rivelare.
Queste idee terminarono in un disconoscimento della Chiesa stessa, al cui capo B. intendeva sostituire se stesso. Verso il maggio 1516 egli si era proclamato in una predica pastore angelico, eletto da Dio capo della Chiesa in Sion. Pare che circa 20.000 persone, in Roma, lo avessero riverito per tale. Prediceva anche come imminente la morte di Leone X. Aveva espresso le sue convinzioni in un libro indirizzato al doge di Venezia, in cui proclamava la Chiesa romana abbandonata da Dio e dichiarava destituiti e scomunicati il papa e tutti i prelati. Compiti assegnati a lui stesso, pastore destinato alla salvezza del mondo, erano quelli di battezzare l'imperatore (non si comprende se intendesse un secondo battesimo dell'imperatore presente, o il battesimo di un personaggio avvenire o di un infedele) e di trasferire la Chiesa in Sion. Il re di Francia, cui Venezia doveva tenersi stretta, sarebbe stato strumento di quella traslazione e della conversione dei Turchi.
In seguito a questa ribellione, fu catturato e portato in Castel Sant'Angelo il 7 maggio 1516. Non se ne hanno altre notizie.
Le poche fonti note, riferendosi di solito ad anni diversi ed essendo confrontabili (e concordi) quasi solo su circostanze esteriori, non consentono una ricostruzione compiuta della personalità di B. e non garantiscono l'attendibilità assoluta delle notizie; il contenuto del libro inviato al doge di Venezia è conosciuto solo di terza mano. D'altra parte i frammenti che conosciamo del mondo di B. sono testimonianze di ben note tradizioni, che più di una volta si erano già variamente congiunte: l'attacco alla gerarchia, qui spinto fino al rifiuto della Chiesa esistente, la predicazione di penitenza, l'attesa della conversione del Turco, quella gioachimitica della terza età, quella del pastore angelico, la credenza nella missione, da concludersi a Gerusalemme, di un re di Francia. Inutile è forse l'ipotesi, avanzata dal Pastor, di una influenza particolare del Savonarola.
Fonti e Bibl.: M. Sanuto, Diarii, XII, Venezia 1886, col. 323; XVIII, ibid. 1887, col. 139; XXII, ibid. 1888, coll. 474 s.; C. Höfler, Analecten zurGeschichte Deutschlandsund Italiens, in Abhandl.der histor. Classeder k. bayer.Akademie derWissenschaften, IV (1846), n. 3, pp. 36, 56 s.; L. v. Pastor, Storia dei Papi, III, Roma 195-9, pp. 195 s.; IV, 1, ibid. 1960, p. 100; F. Baethgen, Der Engelpapst, in Schriften der Königsbergergelehrten Gesellschaft. Geistswissenschaftl. Klasse, X (1933), n. 2, p. 110; D. Cantimori, Eretici ital. delCinquecento, Firenze 1939, p. 14; F. Secret, Aspects oubliés descourants prophétiques audébut du XVIe siècle, in Revue de l'histoire des religions, CLXXIII (1968), pp. 177-79, 197-99.