ARLOTTI, Bonfrancesco
Nacque a Reggio Emilia nel 1422 (non nel 1421 come nel Dict. d'Hist. et de Géogr. Ecclés., IV, col.250), da una famiglia che nel Quattrocento e nel Cinquecento contò diversi letterati e umanisti. Il padre, notaio e professore di retorica nella sua città, lo inviò a Bologna ove studiò filosofia, teologia e giurisprudenza, conseguendo il dottorato in arti e medicina.
Ancora assai giovane fu chiamato ad insegnare filosofia allo Studio di Ferrara, ove la sua presenza è segnalata ininterrottamente almeno dal 1450 al 1470. Quivi fu in rapporti d'amicizia con Guarino da Verona, Teodoro Gaza, il Bessarione e altri letterati frequentatori della corte estense.
Non è improbabile che fosse di tendenze platoniche, come farebbe supporre l'amicizia con rappresentanti della scuola platonica; certamente lesse e commentò Platone nello Studio ferrarese, poiché a tale scopo ebbe in prestito dal duca Borso alcuni manoscritti delle sue opere. I suoi discepoli lo ricordano come "hominem doctissimum et dialecticum acutissimum", e uno - certamente esagerando - addirittura come "summum omnium philosophorum principem" (cfr. A. Mercati, Componimenti, I, p. 258).
Nel 1473 Ercole I d'Este lo inviò suo ambasciatore a Roma, dove rimase fino al 1490rappresentando il duca di Ferrara presso Sisto IV e poi presso Innocenzo VIII. A Roma, insieme con la tutela degli interessi del suo signore, continuò ad occuparsi degli studi, raccogliendo codici per la sua biblioteca e prendendone sovente in prestito dalla Vaticana. Seguendo gli spostamenti della corte pontificia, fu nel 1476a Foligno e ad Assisi, ove assistette alla ricognizione dei corpi di s. Chiara e di s. Francesco eseguita da Sisto IV. Un gran da fare ebbe durante la guerra di Ferrara (1483),che non si chiuse troppo onorevolmente per il duca.
Il 9 giugno 1477l'A. era stato eletto, sembra per esplicita volontà del papa, più che per desiderio del duca di Ferrara, alla sede vescovile di Reggio Emilia, come successore di Antonio Trombetta. Restò, tuttavia, a Roma in qualità di ambasciatore estense, reggendo la diocesi per mezzo di vicari, uno dei quali fu suo nipote Girolamo. A Reggio si recò solo nel 1490,ma, oramai settantenne, dovette continuare a servirsi di vicari; finché l'8 marzo 1503,"Bonfrancisco senescente", gli fu dato per coadiutore con diritto di successione Luca da Pontremoli, consigliere del duca di Ferrara. L'A. morì il 7 genn. 1508;fu sepolto nella cattedrale di Reggio.
Non si ha notizia di suoi scritti; lasciò invece una ricca biblioteca, che per testamento donò in parte al nipote Girolamo A. (i testi di letteratura, diritto e argomenti vari) e in parte (libri di logica, morale, storia e teologia ai canonici della cattedrale, perché servissero a formare una biblioteca ad uso del clero: il che attesta che l'A. non fu insensibile alle esigenze spirituali della sua diocesi. Di lui si conserva la ricca corrispondenza diplomatica col duca di Ferrara, ampiamente utilizzata dal Pastor nella sua Storia dei Papi e giudicata di notevolissimo valore documentario.
Fonti e Bibl.: I dispacci diplomatici dell'A. da Roma sono conservati nell'Archivio di Stato di Modena; alcune lettere (1480-1496) sono anche nell'Archivio di Stato di Milano, raccolta degli Autografi,cartella 48, fasc. 5b. Cfr. su di lui: F. Ughelli-N. Coleti, Italia sacra, II, Venetiis 1717, col. 313; G. Tiraboschi, Biblioteca Modenese, I,Modena 1781, pp. 104-106; G. Cappelletti, Le chiese d'Italia, XV, Venezia 1859, p. 392; C. Eubel, Hierarchia catholica, II, Monasterii 1914, p. 225; G. Saccani, I Vescovi di Reggio Emilia. Cronotassi,Reggio Emilia 1902, pp. 105-114; G. Bertoni, Guarino da Verona fra letterati e cortigiani a Ferrara (1429-1460),Ginevra 1921, p. 75, 113, 119 s.; L. von Pastor, Storia dei Papi,II e III, Roma 1925, passim;A. Mercati, Componimenti in morte di Filippo Affarossi medico reggiano (1496),in Saggi di Storia e Letteratura, I,Roma 1951, p. 258 ss.; Dict. d'Hist. et de Géogr.ecclés., IV, col. 250.