GIANFIGLIAZZI, Bongianni (Bonjohannes)
Nacque a Firenze il 9 marzo 1418 da Bongianni di Giovanni e da Simona di Giovanni Tosinghi, ambedue discendenti da antichissime famiglie magnatizie, le cui vicende erano intrecciate con le origini della parte guelfa e dello stesso Comune di Firenze.
I Gianfigliazzi avevano raggiunto grande ricchezza e potenza tra gli ultimi decenni del sec. XIII e i primi del XIV praticando su vasta scala il prestito a usura tanto a Firenze quanto nella Provenza e nel Delfinato. Nel corso del Trecento tale loro attività subì probabilmente un certo ridimensionamento, tanto che essi non figuravano più tra le più ricche famiglie di Firenze. Sul piano politico furono sempre solidali con i guelfi neri, prima, e con la fazione oligarchica capeggiata dagli Albizzi, poi. Ciò non impedì al G. e ai suoi fratelli di collaborare più tardi con i Medici.
Il G., cui alla nascita era stato posto il nome di Biliguarde, forse in omaggio ai trascorsi francesi della famiglia, dopo la morte del padre, nel 1421, fu chiamato Bongianni. Nel marzo del 1433 iniziò, com'era costume per i rampolli delle famiglie del ceto mercantile, il suo apprendistato presso varie compagnie mercantili con sede a Napoli, a Valenza e a Barcellona. Nel 1436, quand'era ancora al servizio di una di queste compagnie, ricoprì l'incarico di "conducitore" - cioè di rappresentante della proprietà - a bordo di una nave da carico che effettuava un viaggio da Barcellona a Nizza. Negli anni successivi, per seguire i suoi interessi e le sue attività commerciali, risiedette in diverse città della Spagna, come Almeria e Malaga, e nell'isola di Maiorca. A Maiorca nel 1440, insieme con i veneziani Venier, fondò una sua compagnia commerciale. Ai primi di aprile del 1446 ritornò a Firenze. Negli anni successivi appare a vario titolo impegnato in una serie di spedizioni commerciali per mare sulla flotta di tre galee che il Comune di Firenze aveva armato negli anni successivi all'acquisto di Livorno e che affidava - dietro pagamento di un canone e con opportune garanzie - a mercanti fiorentini per il trasporto delle merci. Dal 5 nov. 1446 al 2 apr. 1447 fu "conducitore di galea" in una spedizione commerciale che toccò le coste della Catalogna e poi quelle della Barberia; sempre come conducitore, dal 9 giugno 1447 al 18 ottobre dello stesso anno partecipò a una seconda spedizione che ebbe come meta Alessandria d'Egitto. Dopo questa data lasciò nuovamente Firenze, stabilendosi prima a Valenza e poi in Sicilia, per meglio seguire l'attività di una nuova compagnia commerciale cui aveva dato vita in società con il fratello Gherardo e che fu liquidata nel 1456. Partecipò in seguito - sempre come conducitore - ad altre due spedizioni delle galee comunali: l'una, diretta in Spagna e in Tunisia allo scopo, sembra, di trasportare un carico di zucchero (Mallet) e che ebbe luogo dal 20 nov. 1458 al 4 luglio 1459; l'altra, partita poco dopo il ritorno di questa, diretta in Sicilia e a Tunisi, che fece ritorno il 13 settembre successivo. Il G. rivestì invece l'ufficio di "padrone" - e cioè quello di rappresentante del Comune di Firenze - nella spedizione commerciale del 1° marzo - 16 ott. 1460 in Tunisia e in Spagna, mentre in quella del 6 ott. 1461 - 13 ott. 1462 diretta in Fiandra e in Inghilterra ebbe quello di capitano: incarichi che, con diverso livello di responsabilità, rientravano nella sfera di competenza del governo fiorentino.
Il G. iniziò la sua carriera politica il 1° marzo 1462, quando fu eletto tra gli Otto di guardia e balia, la magistratura collegiale che presiedeva all'ordine pubblico. Da allora egli appare costantemente impegnato nella vita pubblica cittadina o come membro delle varie magistrature collegiali che costituivano l'apparato istituzionale del Comune o come incaricato di importanti e delicate ambascerie, soprattutto a partire dall'ascesa al potere di Lorenzo de' Medici.
Tra gli ufficiali del Monte - la magistratura che sovrintendeva al debito pubblico - per un anno, dal luglio 1466, fu quindi nuovamente per un quadrimestre, dal 1° marzo 1467, tra gli Otto di guardia e balia, e per il bimestre luglio-agosto di quell'anno ricoprì la massima carica della Repubblica, quella di gonfaloniere di Giustizia. Dal 5 maggio 1467, inoltre, era stato chiamato a far parte dei Dieci di balia - la commissione straordinaria che veniva creata in tempo di guerra o di particolare emergenza - cui erano delegati i poteri assoluti nella condotta di operazioni militari o in quella di trattative diplomatiche, con mandato di durata variabile e determinato dalle circostanze. In questo caso l'emergenza era rappresentata dalle minacce dei Veneziani e la magistratura aveva poteri più estesi del solito, essendo stata formata con gli Otto di guardia, con l'aggiunta di due membri. Nei primi mesi del 1468 fu nominato commissario dei Dieci di balia a Sarzana, con il compito di prendere possesso per conto del Comune di quella cittadina, che entrò, allora, a far parte del dominio fiorentino.
Dal 1° marzo 1469 fu per la seconda volta degli ufficiali del Monte e dal 1° giugno dello stesso anno, per quattro mesi, fu per la terza volta tra gli Otto di guardia e balia. Ancora nel '69, il 12 ottobre, fu cooptato tra gli accoppiatori, gli ufficiali che avevano il delicato compito di formare le liste elettorali. Nel bimestre novembre-dicembre 1470 fu di nuovo gonfaloniere di Giustizia. Nel settembre dell'anno successivo fu nominato a far parte della commissione - formata da sei tra i più rappresentativi cittadini fiorentini, tra cui Lorenzo de' Medici - inviata dal Comune presso il nuovo papa Sisto IV per rendergli omaggio e promettergli obbedienza. Nell'aprile 1472 fu dei Venti di balia, la commissione straordinaria incaricata di reprimere la rivolta di Volterra.
In tale occasione il G. fu nominato, insieme con Iacopo Guicciardini, commissario in campo, con il compito di seguire da vicino le operazioni militari e di riferirne al governo. Come commissari in campo il G. e il Guicciardini si recarono, ai primi di maggio, a Urbino per incontrare e condurre in Toscana Federico da Montefeltro, capitano generale dell'esercito fiorentino. Il loro incarico si protrasse fino al 16 giugno 1472, quando lo stesso G., a nome del Comune di Firenze, sottoscrisse l'atto di capitolazione di Volterra.
A partire dal 1° sett. 1473, per quattro mesi, fu per la quarta volta degli Otto di guardia e balia. Nel settembre 1475 fu inviato, insieme con Antonio Ridolfi, come ambasciatore presso il re di Napoli, Ferdinando d'Aragona. A Napoli fu inviato una seconda volta nell'agosto 1477, insieme con Pier Filippo Pandolfini.
In quel momento i rapporti tra Firenze e Napoli, già alleate insieme con Milano, nella Lega italica, erano confusi e contraddittori. Furono in particolare gli aperti contrasti con Milano che portarono Ferdinando a staccarsi dalle due antiche alleate per avvicinarsi al papa, come si vide nel 1478 in occasione della guerra scoppiata dopo la congiura dei Pazzi. In entrambe le legazioni napoletane furono affiancati al G., uomo di fiducia di Lorenzo il Magnifico, esponenti del cosiddetto partito aragonese, cioè di quella parte del ceto dirigente fiorentino che nel contrasto tra Napoli e Milano voleva spingere Firenze all'alleanza con la prima e che alla fine riuscì perdente.
Dei Dieci di balia il G. entrò di nuovo a far parte nel maggio 1478 allorché, dopo la congiura dei Pazzi, cui il G. assistette di persona, era scoppiata la guerra tra Firenze e la Chiesa. I Dieci erano stati eletti per sei mesi, ma, per il perdurare della guerra, fu necessario prorogarne il mandato.
Anche in questa occasione il G. ricevette l'incarico di commissario in campo in Valdichiana, con il compito di arruolare milizie rurali da utilizzare insieme con quelle mercenarie. Anche allora il G. fu affiancato da Iacopo Guicciardini, con il quale sottoscrisse, per conto del Comune, una tregua di otto giorni con i nemici. Nel gennaio 1479 il G. era ancora commissario in campo per i Dieci di balia, ma il suo campo di azione si era spostato in Lunigiana, dove Sarzana era stata investita da un attacco che si proponeva di ricondurre la città sotto i Fieschi di Genova. Questo suo incarico si protrasse per vari mesi e lo costrinse a continui spostamenti tra Pisa, Livorno e la Lunigiana.
Nel 1479 il G. fu dei Priori. Fece anche parte di diverse Balie, gli organi dotati di poteri assoluti di cui i Medici si servirono ampiamente per apportare riforme istituzionali, aggirando la possibile opposizione e le lungaggini dell'approvazione consiliare. In particolare egli fu membro della Balia del 1480 che istituì il Consiglio dei settanta, sorta di Senato vitalizio che raccoglieva gli esponenti delle famiglie più fedeli alla casa de' Medici. Di questo consiglio prettamente mediceo il G. fu uno dei membri, come del resto fece parte più volte di entrambe le sottocommissioni in cui esso si articolava: gli Otto di pratica (che avevano compiti di direzione della politica estera e della diplomazia, in sostituzione dei Dieci di balia) e i Sedici Procuratori (che invece sovrintendevano all'amministrazione del debito pubblico e al governo del Monte). Nel novembre 1480 un altro prestigioso incarico diplomatico fu affidato al G., come membro di una solennissima ambasciata di dodici cittadini fiorentini, inviata al papa nel momento in cui quest'ultimo si trovava sotto l'incubo dello sbarco dei Turchi a Otranto. Essa doveva impetrare la liberazione di Firenze dall'interdetto e dalle altre restrizioni comminate nel 1478. L'ambasceria ottenne pieno successo, anche se dovette promettere, come contropartita, un sussidio per una futura crociata che il papa si proponeva di organizzare contro i Turchi. Nel dicembre 1481 il G. fu poi inviato ambasciatore a Ferrara, nel momento in cui l'alleanza tra il nipote del papa, Girolamo Riario, e Venezia - a spese del Ducato estense - faceva prevedere prossima un'altra guerra, che, infatti, scoppiò il 3 maggio del 1482.
Il G. fu frequentemente chiamato, sia in virtù degli uffici che rivestiva, sia come arroto, a partecipare alle consulte, i consigli ristretti formati dai cittadini più autorevoli convocati dalla Signoria per averne pareri sulle principali questioni politiche. Dal 1477 il G. partecipò costantemente alla "pratica segreta", il direttorio di 5 o 6 membri che, per volontà del Magnifico, sostituì di fatto le antiche consulte e che, sotto la presidenza dello stesso Magnifico o di uno dei membri della sua famiglia, affiancò soprattutto nella conduzione della politica estera il signore di Firenze.
L'ultimo suo incarico pubblico fu quello di commissario dei Dieci di balia a Pietrasanta nell'ottobre 1484. Per l'insalubrità dei luoghi, si ammalò di febbri malariche e dovette trasferirsi a Pisa, in casa di Giovanni Neretti, dove morì l'11 novembre successivo. Da Pisa il suo corpo fu traslato a Firenze ove ebbe funerali solenni e fu inumato in S. Trinita.
Nel 1470 era stato, per volere di Lorenzo il Magnifico, armato cavaliere "a spron d'oro", la massima onorificenza della Repubblica. Nella solenne cerimonia, officiata nella cattedrale, ebbe come padrino lo stesso Lorenzo, mentre la solenne orazione ufficiale fu pronunciata da Bartolomeo Scala, cancelliere del Comune.
Il G. fu anche un cultore delle memorie e dei simboli della sua famiglia. A noi è pervenuto, infatti, un libro di ricordi da lui composto, che fu continuato dal figlio Iacopo. Esso è conservato a Firenze presso l'Archivio dei Buonuomini di S. Martino (non reca segnatura in quanto l'Archivio è in fase di riordinamento). Nel 1463 il G. ricevette dal "popolo" di S. Trinita, nella cui circoscrizione i Gianfigliazzi avevano abitato ab antiquo, il patronato della cappella maggiore della chiesa di S. Trinita (dove già la famiglia disponeva di un'altra cappella) che egli fece restaurare e affrescare dal pittore fiorentino Alessio Baldovinetti. Nel gennaio del 1470, inoltre, egli comprò dagli Ufficiali dei beni dei ribelli il palazzo Gianfigliazzi sulla piazza di S. Trinita, confiscato ai suoi parenti nel 1434.
Il G. si sposò tre volte: con Adriana di Niccolò Tegliacci, morta nel 1463; con Costanza di Alessandro Del Vigna; con Maddalena di Niccolò Parenti. Ebbe diversi figli, di cui alcuni illegittimi, natigli durante le sue residenze a Maiorca e in Sicilia.
Fonti e Bibl.: Lorenzo de' Medici, Lettere, a cura di R. Fubini - N. Rubinstein - M.E. Mallett, I-VI, Firenze 1977-88, ad indices; M.E. Mallett, The Florentine galleys in the XVth century, Oxford 1967, ad indicem; R. Fubini, Note machiavelliane e para machiavelliane, in Studies on Machiavelli, a cura di P. Gilmore, Firenze 1972, pp. 378 s.