BICHI, Bonico (Bico)
Nacque in Siena nei primi anni del sec. XIII da Mainardo di Ranuccio, appartenente a famiglia dell'Ordine dei Grandi (di essa il B. si può considerare il capostipite, in quanto sino a lui era chiamata dei Mainardi); esercitò attività di prestatore e di banchiere, dando inizio alla fortuna commerciale e, conseguentemente, a quella politica della famiglia.
La prima notizia, relativa alla sua attività bancaria, si riferisce ad un credito vantato, insieme con Aringerio Guelfi, contro Alamanno Piccolomini. Ricoprì anche, nell'amministrazione del Comune, numerosi incarichi di prevalente carattere finanziario.
Appartenne al Consiglio generale nei primi semestri del 1251, '52 e '53; fu, nel 1251, uno dei provveditori della Biccherna, quando fu applicata la nuova presta; venne, in tale anno, incaricato della riscossione dei dazi antichi e nuovi del contado. Tornò poi ad esser provveditore di Biccherna anche nel 1252 e nel 1256. Nel biennio 1252-53, insieme con Cristoforo del Mancino e con Guido Saracini, tenne l'appalto della riscossione delle imposte della città e del contado; provvide, nel 1252, al censimento dei cavalli esistenti nel territorio e, nel 1257, fu preposto alla vendita delle biade ed all'approvvigionamento del grano. Nello stesso anno gli venne affidato lo scomputo delle tasse del terzo di S. Martino e delle masse di questo terzo, in cui abitava e in cui possedé il palazzo (affittato nel 1257 al Comune, perché fosse abitazione per il giudice del capitano) e la fornace di mattoni, posta sotto la chiesa di S. Lazzaro, nei pressi dell'ospedale dei lebbrosi.
Tra il 1252e il 1257fece, da solo o in società con altri banchieri cittadini, numerosi prestiti al Comune per la guerra contro Firenze e Montalcino e per l'acquisto del castello di Montorsaio. La sua attività finanziaria non gli impedì di partecipare, con i cavalieri del proprio terzo, alle spedizioni militari compiute dai Senesi nella zona dell'Amiata (1251) e presso Arezzo (1255) e di assolvere incarichi di altra natura, quali quelli giudiziari del Maleficio (1253) e di ufficiale dei Pupilli (1258). Da tale anno non abbiamo più alcuna notizia. Ebbe per figli Guccio, Neri e Pietro.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Siena,Manoscritti. A.62 (lett. B.); Libri dell'Entrata e dell'Uscita della Repubblica di Siena, XII, Siena 1935, pp. 18, 54, 70, 77; XIII, ibid. 1936, pp. 6, 31, 124, 140; XIV, ibid. 1937, pp. 31, 66, 121; XV, ibid. 1939, p. 204; XVI, ibid. 1940, V. 68; XVII, ibid. 1942, pp. 63, 212; XVIII, ibid. 1961, pp. 11, 30, 46, 70, 76, 98, 102-103, 110, 113, 119, 129, 136, 221; G. Prunai,Il legato Bichi Borghesi dell'Arch. di Stato di Siena, in Notizie degli Archivi di Stato, II(1942), p. 156; Id.,Carte mercantili dei Piccolomini nel Diplomatico Fiorentino, in Studi in onore di A. Fanfani, II, Milano 1962, p. 572, n. VIII; V. Spreti,Enciclopedia storico-nobiliare italiana, II, Milano 1929, p. 81.