CANOSSA, Bonifacio da
L'esatta individuazione del personaggio, al di là delle possibili omonimie, resta, allo stato attuale degli studi, il problema più delicato nella ricostruzione delle vicende del C., come di molti altri membri della famiglia che, pur non avendo alcun rapporto di parentela con la dinastia che si era estinta in Matilde, prese, a partire dalla seconda metà del secolo XII, la denominazione da Canossa.
Tradizionalmente si riconosce nel C. podestà in alcuni Comuni dell'Italia centro-settentrionale il figlio di Giovanni da Canossa. Quest'ultimo probabilmente è quel Giannello, che, col fratello Gerardino e con Guido, pure da Canossa, giurò fedeltà al Comune di Reggio Emilia nel 1197; l'anno dopo fu teste in una concessione di terre al Comune ed era già morto nel 1241; avrebbe avuto, oltre a Bonifacio, un altro figlio, Guglielmo (Gatta, nn. XVII, XXXII, CCCXXIX).
La cronachistica ricorda Bonifacio di Giovanni come ribelle alla città di Reggio nel 1255, in conseguenza anche delle ruberie di strada del figlio Turisendo. In tale occasione contro Bonifacio, arroccato in Canossa, donde muoveva per le sue scorrerie, il Comune raccolse un esercito di uomini della montagna prendendo il castello e distruggendolo. A capo di tali forze si trovava un altro Canossa, Alberto; il che non deve sorprendere, dacché è costante nelle vicende della famiglia il contrasto fra gli appartenenti ai suoi diversi rami. A partire dal Tiraboschi si è supposto che Bonifacio si allontanasse allora da Reggio per riapparire poi come podestà di Padova nel 1267, essendosi quindi dato alla professione politica.
Tuttavia tale tradizionale identificazione del C. con Bonifacio di Giovanni appare dubbia ove si consideri che un Bonifacio da Canossa risulta già prima del 1255 podestà di Reggio e che nel 1265 collaborò alla redazione degli statuti cittadini. E poiché sembra legittimo supporre che si tratti di un'unica persona, dedicatasi appunto a tale professione, ci pare più plausibile identificarlo con quel Bonifacio Canossa ricordato in un inedito documento del 14 agosto del 1228 come figlio del fu Rolandino ed ancora in minore età (Arch. Turri, 38, n. 6).
Il C. allora sarebbe diretto discendente di uno dei tre fratelli (Guido, Albertino e, appunto, Rolandino) che nel 1185 erano stati investiti dal Barbarossa di beni appartenuti al dominio matildico. Nel ricordato atto del 1228, col fratello Guglielmo e con un curatore, Federico di Bernabò Malatacchi, nel palazzo vescovile e alla presenza del presule cittadino Nicolò Maltraversi, giunse a una"concordia" con lo zio Guido regolando i rapporti relativi ai possedimenti dei quali la famiglia era infeudata.
Nel 1251 appare attestata la sua prima podesteria, a Mantova. Di essa rimane un interessante gruppo di documenti; si tratta di 42 lettere di contenuto politico indirizzate per la quasi totalità al C., nella maggior parte dal podestà di Brescia Lodrisio Crivelli oltre che dai legati papali Gregorio di Montelongo e Ottaviano degli Ubaldini e dai Comuni di Milano e Parma (le lettere sono edite in L. A. Muratori, Antiquitates).
Dopo essere stato podestà di Orvieto nel 1263, nel 1265 è fra i sapienti impegnati a comporre la prima organica raccolta statutaria reggiana. Tale incarico non solo testimonia delle specifiche competenze del C. e di una sua attiva partecipazione alla vita cittadina, ma è anche conferma del suo orientamento politico, sempre nell'ambito del guelfismo. Il riordino della normativa è, infatti, uno dei più significativi provvedimenti presi dal nuovo reggimento guelfo dopo la sconfitta e l'espulsione da Reggio della fazione ghibellina che, guidata dalla famiglia Sessi, teneva fino ad allora il dominio della città.
Alla successiva chiamata del C. a Padova nel 1267 come podestà il Gloria suggerisce (ma senza addurre prove concrete) che abbia potuto contribuire un altro reggiano: Alberto Giusto, allora professore di diritto civile presso quella università. Nel 1268 gli subentrò nell'incarico il nipote Rolandino.
Diversi membri della nobile famiglia canossiana, infatti, ricoprirono la carica di podestà in Comuni dell'Italia centrosettentrionale; fra i più assidui è proprio questo nipote del C., destinato a divenire in seguito uno dei maggiori esponenti della fazione reggiana degli Inferiori. Il grado di parentela avuto con Rolandino non è elemento che possa chiarire definitivamente il problema dell'identificazione del C.; Rolandino è, infatti, figlio di Guglielmo da Canossa, con ogni probabilità il figlio dell'altro Rolandino che appare nel già ricordato atto del 1228, ma anche Giovanni da Canossa aveva un figlio di nome Guglielmo (Gatta, n. CCCXXIX) sicché sono testimoniate due coppie di fratelli Guglielmo e Bonifacio, figli gli uni di Giovanni e gli altri di Rolandino da Canossa, vissuti nello stesso giro di anni.
Nel 1269 è attestata l'ultima podesteria del C., a Genova, e la morte seguì dopo poco tempo. Al 30 luglio 1272, infatti, i cronisti registrano il decesso di Bonifacio da Canossa (senza ulteriori specificazioni) e la sua sepoltura in S. Leonardo a Reggio.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Reggio Emilia, Arch. Turri, busta 38, n. 6; Ibid., Statuti 1265, c. 1r; L. A. Muratori, Antiquitates Ital. Medii Aevi, IV, Mediolani 1741, coll. 497-517; Ephemerides Urbevetanae, in Rer. Italic. Script., 2 ed., XV, 5, I, a cura di L. Fumi, p. 306; Rolandini Patavini Cronica,ibid., VIII, 1, a cura di A. Bonardi, pp. 186, 203, 227, 328; Alberti Milioli Liber de temporibus, in Mon. Germ. Hist.,Scriptores, XXXI, Hannoverae 1903, a cura di O. Holder-Egger, pp. 524-542; A. Gloria, Monumenti della Università di Padova, Venezia 1884, pp. 10, 32; Annali genovesi di Caffaro…, IV, a cura di L. T. Belgrano-C. Imperiale di Sant'Angelo, in Fonti per la st. d'Italia, XIV, Roma 1926, p. 113; Liber grossus antiquus Comunis Regii, a cura di F. S. Gatta, Reggio Emilia 1944-63, I, nn. XVII, XXXII; III, n. CCCXXIX; VI, nn. DCXLVI, DCXLVII; Salimbene de Adam, Cronica, a cura di G. Scalia, Bari 1966, pp. 672, M. N. Tacoli, Mem. stor. di Reggio, II, Parma 1748, p. 765; G. Tiraboschi, Diz. topograf. stor. d. Stati Estensi, I, Modena 1824, p. 123; A. Ferretti, Canossa, Torino 1885, pp. 177-180; G. Arnaldi, Studi sui cronisti della Marca Trevigiana nell'età di Ezzelino da Romano, Roma 1963, pp. 109, 136.