GALLERANI, Bonifacio
Figlio di Gianni, nacque verosimilmente a Siena nel primo quarto del secolo XIII ed è ricordato dalle fonti solo a partire dal 1260.
Di questo esponente della famiglia Gallerani, designato con il titolo di dominus, conosciamo quasi esclusivamente l'intensa attività finanziaria svolta in Siena. Sebbene il G. fosse associato ai fratelli Iacoppo e Sigherio, ai nipoti Bindo e Iacomo e a Grugamonte e Bartalo di Agostino in una compagnia mercantile-bancaria operante anche in Francia e nei Paesi Bassi, la sua presenza fuori dalle mura cittadine è attestata in maniera del tutto episodica. La costante permanenza in Siena del G. sembra essere stata funzionale allo svolgimento di attività complementari rispetto a quelle dispiegate dai soci nelle regioni oltramontane, quale ad esempio la ricezione in mutuo da vari concittadini di somme di denaro destinate probabilmente a essere investite Oltralpe. Sino alla fine del 1261 tra i soci senesi del G. compaiono esponenti sia di famiglie popolari sia dei casati Tolomei, Forteguerri, Mignanelli e Albizzeschi.
Nel dicembre del 1262 il G. era ancora a Siena dove, anche a nome di Iacoppo e Sigherio, restituì la dote a Verderosa di Ventura Arzocchi, vedova del fratello Pero. L'adesione dei Gallerani alla parte guelfa - ostile al governo ghibellino cittadino, all'epoca trionfante dopo il successo conseguito a Montaperti (1260) a danno dei Fiorentini - valse loro nel 1263 l'esclusione dalle sanzioni comminate ai Senesi dal papa, ma costrinse il G. e la sua casata ad alimentare l'incipiente fenomeno di fuoruscitismo. Per gli anni seguenti mancano sue notizie sino al luglio del 1267, quando compare a Montepulciano in qualità di prestatore. Tra l'estate del 1268 e i primi mesi del 1269, profilandosi la possibilità di un rientro in città, il G. e i suoi congiunti ancora rifugiati in Montepulciano procedettero alla composizione di tutte le vertenze sorte precedentemente fra loro.
Proprio intorno agli ultimi decenni del Duecento si situa l'apice delle fortune dei Gallerani che, con il loro rientro in città insieme con gli altri fuoriusciti guelfi, si trovarono a svolgere un ruolo politico di primo piano. Sebbene nel 1277 i Gallerani, al pari degli altri casati magnatizi, fossero stati esclusi dal principale consesso politico cittadino, almeno sino agli ultimi anni del secolo ebbero frequentemente accesso a tutte le altre magistrature del Comune; in particolare il G. fu per lunghi periodi, fino al 1285, membro del Consiglio della Campana. Fu comunque il successo della loro attività mercantile-bancaria e il contestuale impegno nella creazione di vasti patrimoni fondiari a rendere quello dei Gallerani uno dei più importanti gruppi parentali senesi. Secondo una stima effettuata nel 1281 in occasione di un prestito forzoso ("presta"), la capacità contributiva complessiva dei Gallerani era inferiore solo a quella dei Tolomei, dei Salimbeni e dei Piccolomini.
Dopo il suo rientro in Siena il G. riprese la consueta attività finanziaria nell'ambito della compagnia di famiglia. Nel marzo del 1278 questa comprendeva i vecchi soci già attestati sin dal 1260 - con la sola eccezione di Sigherio -, i figli di Iacoppo (Arrigolo, Gianni, Grifo e Baglione) e almeno altri sei cittadini senesi. In quegli anni il G. sembra aver manifestato un certo interesse per la costituzione di un proprio patrimonio fondiario. Sono infatti documentate acquisizioni di terreni effettuate dal G. negli immediati dintorni di Siena, sia pur non paragonabili a quelle molto consistenti messe in atto dal fratello Sigherio già a partire dalla metà del secolo. Nell'ottobre del 1280 il G. è ricordato insieme con gli altri componenti del suo casato negli atti di pacificazione tra le famiglie guelfe e ghibelline della città.
Le ultime attestazioni della sua attività risalgono al periodo compreso tra l'11 settembre e l'8 nov. 1290, epoca nella quale il G. compare più volte - sia in veste di querelante sia in quella di accusato - nel registro relativo alle petizioni de gravaminibus presentate al capitano del Popolo di Siena da cittadini che intendevano appellarsi a sentenze pronunciate da altri ufficiali. La prima menzione dell'avvenuta scomparsa è contenuta in un atto del gennaio 1297 riguardante la concessione in affitto di terre poste nella zona di Asciano da parte della sua vedova, Bandecca di Gilberto Marescotti.
Rimane quindi incerta la data di morte del G., del quale non si conosce alcuna discendenza.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Siena, Diplomatico, Arch. generale dei contratti, 1260 apr. 20, 1260 ag. 3 (2 pergg.), 1260 ag. 7, 1260 ag. 17, 1260 sett. 1°, 1260 sett. 23, 1260 dic. 23, 1260 (= 1261) genn. 22, 1260 (= 1261) marzo 4, 1260 (= 1261) marzo 18, 1261 sett. 15, 1261 ott. 10, 1262 dic. 12, 1267 luglio 7, 1271 maggio 2, 1274 maggio 26, 1274 nov. 18, 1277 (= 1278) marzo 19, 1278 (= 1279) marzo 1°, 1281 ott. 1°, 1282 (= 1283) febbr. 27, 1283 (= 1284) febbr. 17; Ibid., S. Maria degli Angeli, 1275 nov. 26; Ibid., Famiglia Tolomei, 1280 giugno 1°; Ibid., Arch. delle Riformagioni, 1280 ott. 13, 1280 ott. 16; Ibid., Bichi Borghesi, 1296 (= 1297) genn. 24; Consiglio generale, 18, c. 140r; 20, c. 133v; 21, c. 146r; 26, c. 5r; 27, c. 49r; 29, c. 7v; 30, c. 8r; 31, c. 4r; Biccherna, 80, c. 49r; Capitano del Popolo, 3, cc. 16r, 43r, 50v; Conventi, 162, cc. 355r, 420r-426v; Siena, Arch. della famiglia Palmieri Nuti, Diplomatico, 1276 maggio 11, 1277 (= 1278) febbr. 12; Il libro dell'entrata e dell'uscita di una compagnia mercantile senese del secolo XIII (1277-1282), a cura di G. Astuti, Torino 1934, ad ind.; Il Caleffo Vecchio del Comune di Siena, III, a cura di G. Cecchini, Siena 1940, nn. 910, 912, 922, 924, 927, 939; Les livres des comptes des Gallerani, a cura di G. Bigwood - A. Grunzweig, II, Bruxelles 1962, pp. 29, 32 s., 35, 51-55, 59, 63; L. Zdekauer, Il mercante senese nel Dugento, in Bull. senese di storia patria, XXXI (1924), p. 41.