BONIFACIO Veronese
Citato anche come B. veneziano. Si chiamava de' Pitati. Nacque a Verona intorno al 1487, morì a Venezia il 19 ottobre 1553. Pare che il padre di B. lasciasse Verona nel 1505: certo è che lo stile di B. si dimostra formato a Venezia e precisamente sotto gl'influssi del Palma vecchio. Tuttavia mancano prove documentarie della sua dimora a Venezia fino al 1528. Di questo artista, detto da taluni scrittori veronese, da altri veneziano, avendo il Moschini notato opere posteriori alla sua morte e il Bernasconi un Bonifacio morto a Verona nel 1540, si vollero fare tre personalità, e il Morelli divise in tre gruppi le opere attribuitegli. Il Ludwig dimostrò invece che tale divisione non aveva fondamento né storico né artistico. Da principio B. lavorò anche come collaboratore del Palma, per esempio finendo la Sacra conversazione della raccolta Querini Stampalia a Venezia, che il Palma morendo aveva lasciata incompiuta. Era allora molto vicino alla maniera del maestro e lo mostrano le Sacre conversazioni a Firenze (Pitti), a Milano (Ambrosiana), a Vienna (Kunsthistorisches Museum) e altrove. Le opere sue più celebrate sono il Convito di Epulone nell'Accademia di Venezia e il Ritrovamento di Mosè a Brera. Nel 1530 cominciò i lavori per il palazzo dei Camerlenghi, poi continuati da scolari e da altri. Del 1531 è un Cristo in trono nell'Accademia di Venezia; del 1532 le quattro Virtù di Modena; del 1531 e del 1533 i due Santi Lorenzo ed Alvise restituiti da Vienna, che, coi molti non datati, si ha l'intenzione di rimettere nell'antico palazzo lombardesco di Rialto; del 1533 è anche l'unico quadro firmato proveniente dalla scuola dei Sartori, ora nel Palazzo reale di Venezia. Si sa inoltre che negli anni 1529, 1537 e 1545 B. dipinse i tre quadri per il palazzo dei Camerlenghi: l'Adorazione dei Magi, la Strage degl'innocenti (ora nell'Accademia di Venezia) e il Cristo tra i dottori (palazzo Pitti). Ma non si può ricavare dai documenti a quale di queste tre opere ciascuna data si riferisca. L'attività migliore di B. arriva fino verso il 1540; poi comincia un periodo di produzione più debole, dovuta anche alla larga cooperazione degli scolari, fra i quali primeggiava il Tintoretto, ed erano Antonio Palma padre del Palma Giovane, Polidoro da Lanciano, lo Schiavone ed il Cistia. Piccole cose decorative, talora squisite, sono sparse per i musei d'Italia e dell'estero: ad esempio, nella Galleria Pitti a Firenze, e nei musei di Lilla e di Berlino.
Bibl.: C. Ridolfi, Le meraviglie dell'arte, I, Berlino 1914, pp. 284-95; D. von Hadeln, in Thieme-Becker, Künstler-Lexikon, IV, Lipsia 1910 (con la bibliografia precedente); L. Venturi, Saggio sulle opere d'arte it. a Pietroburgo, in L'Arte, XV (1912), p. 209; G. v. Terey, Ein Bild aus dem Palazzo Camerlenghi in Venedig, in Jahrb. d. preuss. Kunsts., XXXVIII (1917), pp. 192-202; A. Venturi, Storia dell'arte ital., IX, iii, Milano 1928, p. 1035 segg.